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September 17, 2021

Human Habitat: un progetto partecipato per raccontare l’Antropocene

Francesca Fattinger

Visto dall’oblò di questo aereo
Il mondo sembra bene organizzato
Dell’uomo cogli l’operato serio
Il tratto netto, duro ed ordinato

Reticoli di campi cesellati
Di cui non percepisci mai l’arsura
E specchi d’acqua poi, come diamanti
Quell’uomo ha regalato alla natura
Forse per darle una struttura
Daniele Silvestri

“Acrobati” di Daniele Silvestri risuona calda nelle mie orecchie: è una delle mie canzoni preferite e ritrovarla citata alle Gallerie di Piedicastello per la mostra “Human Habitat. Paesaggi dell’Antropocene” la colora di nuove sfumature e urgenze, nuovi allarmi e nuove riflessioni. 

Entrare nelle Gallerie è sempre un’esperienza sensoriale: il freddo delle pareti e il buio si mescolano ai colori intensi delle fotografie del fotografo tedesco Tom Hegen e dei sei fotografi emergenti che creano il contrappunto visivo di un’immersione graduale nelle ricerche esposte. 

12. The Spanish Farmland Series - Tom Hegen

Il tema attorno a cui hanno ruotato le ricerche fotografiche, architettoniche e scientifiche e attorno a cui ruota l’esposizione è quello dell’Antropocene. Un termine di questi tempi abusato e bistrattato, ma cosa significa davvero?

Antropocene s.m. L’epoca geologica attuale, in cui l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato su scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana.

Quella in cui siamo appena entrati è una nuova epoca geologica in cui è l’essere umano, con la sua azione, il suo lavoro, il suo operato, a modificare il pianeta e i territori in cui abita. 

In realtà il termine “Antropocene” non si riferisce esclusivamente all’era geologica in cui viviamo, ma indica un fenomeno molto più ampio che ha intaccato con conseguenze tangibili ogni ambito dell’umanità. C’è stata e continua a esserci una continua trasformazione dell’aspetto dei luoghi: inserendo al suo interno attività produttive l’uomo ha trasformato l’ambiente in cui si è trovato ad agire in paesaggi a tratti sublimi e monumentali a tratti alienanti. E non si tratta ormai di una questione che riguarda solo geologi, scienziati e climatologi, ma che tocca ognuno di noi: ha invaso la sfera socio-culturale dell’uomo interessando anche discipline come la filosofia, l’antropologia e l’arte. 

10. The ash Pond Series I - Tom Hegen
Il progetto di mostra “Human Habitat. Paesaggi dell’Antropocene” nasce proprio dalla consapevolezza di questi cambiamenti. Si tratta di trasformazioni che la mostra intende investigare anche dal punto di vista della loro estetica: “uno sguardo a volo d’uccello sulla superficie del pianeta e sui paesaggi della produzione, della distribuzione e dello smaltimento di risorse, attraverso gli occhi di talentuosi fotografi contemporanei.”

È il risultato di un progetto partecipato sotto la guida dell’associazione universitaria Acropoli, giovane realtà nel mondo dell’architettura, che inaugura così la sua prima mostra, con il supporto di Fondazione Cassa Rurale di Trento e con la collaborazione di Fondazione Museo Storico del Trentino e Muse – Museo delle Scienze. 

Il percorso espositivo, nato grazie a “Chiasma2020”, l’annuale workshop di progettazione e autocostruzione che Acropoli organizza nelle prime settimane di settembre, si articola in tre parti, ognuna diversa e strettamente legata all’altra: tre capitoli di un’unica narrazione sinergica.

Human Habitat_gallerie piedicastello trento 01

Si cammina in mezzo a padiglioni composti da tubi tipici dei cantieri edili, sembra di essere in una fabbrica: un tipico linguaggio post-industriale che trasmette il senso dei processi produttivi.

Nella prima parte si trovano le fotografie dei sei fotografi emergenti, selezionati tramite una call internazionale, accompagnate da pannelli informativi che passo per passo delineano le scoperte del progetto di ricerca sul tema dell’Antropocene dal punto di vista di produzione, distribuzione e smaltimento di risorse.
Nella seconda parte invece si entra in uno spazio di transizione: una black-box in cui si è circondati da installazioni di luci LED che, ispirata al “La Notte dei Tempi”, vuole riportarci a una condizione primitiva di stupore e timore reverenziale nei confronti della natura. 11. The Salt Series I - Tom Hegen

Nella terza e ultima parte sono protagoniste le 18 fotografie di Tom Hegen. Linee nette, tracce e squarci che l’essere umano ha lasciato sul territorio, dalle miniere di marmo in Toscana ai campi di tulipani olandesi, fino agli stagni di evaporazione del sale sulla costa meridionale francese: è possibile che territori sfruttati e inquinati diano vita a paesaggi esteticamente belli e poetici? O è forse la loro bellezza a rendere ancora più allarmanti le conseguenze che vedremo in un futuro non troppo lontano?

La mostra, aperta all’inizio dell’estate e visitabile fino al 28 febbraio 2022, è un’occasione per immergersi in una ricerca che riguarda tutti anche se spesso chiudiamo gli occhi o non ne siamo nemmeno consapevoli. 

Non c’era nulla di niente. Zero via zero, e basta. C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare, e agli errori più grossi si poté rimediare. Da correggere, però, ne restano ancora tanti: rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti!
Gianni Rodari, Storia universale, 1962

Foto di Tom Hegen 
Foto di  gruppo – direttivo di Acropoli e progettisti della mostra

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