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August 20, 2021

Camera picta, site specific tra oggi e domani a Trento

Francesca Fattinger

Finalmente è arrivato il momento di raccontarvi una mostra bellissima che è un viaggio in una storia a più voci: mi sembra un romanzo di formazione in cui in ogni capitolo c’è la possibilità di calarsi in un nuovo mondo, in nuove sfide, in nuovi sguardi e via nel mondo successivo, dalla poesia al fantasy, dal design alla pittura, dall’Oriente all’Occidente, dal centro della terra alle grotte preistoriche, dalle polveri ai rituali sciamanici fino allo spazio sconfinato e futuristico.

Da un’idea di Federico Mazzonelli, a cura di Gabriele Lorenzoni, Federico Mazzonelli e Margherita de Pilati, è innanzitutto una fortunata collaborazione tra il Castello del Buonconsiglio di Trento e il Mart che dà origine a una doppia mostra. In questo modo l’arte contemporanea diviene strumento per ampliare la sensibilità non solo rispetto a se stessa e ai temi a cui dà voce, ma anche alla bellezza che ci circonda: il contemporaneo inteso come nuovo strato che non nega quello che c’è stato precedentemente ma lo esalta. In fin dei conti non è vero che ogni arte è contemporanea al suo tempo?

Questa mostra è stata concepita nel solco della linea di azione del Presidente Vittorio Sgarbi che al Mart di Rovereto, così come alla Galleria Civica di Trento, vuole dare luce, attraverso la realizzazione di mostre che mettono a confronto epoche diverse, a un’arte senza tempo e che rimanga al di fuori delle definizioni accademiche. 

Il titolo e sottotitolo della mostra “Camera picta, site specific tra oggi e domani” racchiudono un mondo plurisfaccettato e ci catapultano fin da subito nel cuore della questione. Tutto parte dalla definizione di camera picta: un’espressione che nasce per definire la Camera degli Sposi affrescata da Mantegna nel castello di San Giorgio a Mantova. Proprio in riferimento a quest’opera, come spiega Federico Mazzonelli nel suo saggio all’interno del catalogo della mostra, qualsiasi ambiente trasformato interamente mediante opere a 360° (affreschi, tarsie, sculture…) è detto camera picta.

Una camera picta è quindi uno spazio sul quale l’artista interviene a 360° generando una profonda modifica della percezione architettonica. A Trento, all’interno del Castello del Buonconsiglio, ne è conservata una meravigliosa: si tratta del celebre Ciclo dei Mesi, opera del Maestro Venceslao, anonimo artista boemo che il principe-vescovo Giorgio di Liechtenstein chiamò a Trento per affrescare la sala della torre sud del Castello, detta Torre Aquila. Non è un ciclo di affreschi qualsiasi, ma, come racconta Vittorio Sgarbi nell’introduzione al catalogo della mostra: “racconto, narrazione di costume, vita quotidiana, con la lenticolare attenzione ai particolari, tipica delle miniature, ma qui impaginate sui grandi spazi dei muri perimetrali della torre”. Insomma è uno dei documenti figurativi, in stile Gotico internazionale, più rari e preziosi della vita economica e sociale della fine del XIV secolo. Inoltre questo ciclo è circondato da un piccolo mistero; uno dei mesi, infatti, è andato distrutto, ma non si sa con certezza né quando né in quali circostanze: il mese di marzo manca all’appello lasciandone così scoperta la narrazione.

Sei secoli dopo è Federico Mazzonelli, curatore e storico dell’arte, ad avere l’intuizione di mettere in atto una duplice azione: da una parte invitare un nucleo di otto artisti contemporanei a confrontarsi con l’idea di camera picta traducendone le caratteristiche nella propria estetica; dall’altra affidare a Francesco De Grandi una licenza speciale: la realizzazione di una visione personale del mese di marzo, riempimento ideale della lacuna all’interno del ciclo. 
L’opera realizzata da quest’ultimo è esposta presso il Castello del Buonconsiglio, in un inedito dialogo tra epoche e istituzioni culturali, accompagnata da altre due tele che fanno da pendant.

È il suo un approfondimento con attenzione filologica alle iconografie e simbologie del mese di marzo, ma assolutamente non si tratta di revival stilistico o imitazione. Così parla l’artista della propria opera:

Voglio evitare ogni atteggiamento parruccone, da vecchia accademia: sento invece il bisogno di lavorare con un materiale culturale scomodo e pericoloso. Il mio obiettivo non è citare o riprodurre, ma ottenere un lavoro che sia completamente altro, che sia una terza via inedita fra passato e presente. 

A guardare l’enorme tela ci si perde letteralmente nei suoi meandri di “oggetto narrativo non identificato”, fatto di narrazione, disegno, colore e giochi di ombre e luce, taglienti, precisi e simbolici: ne è la protagonista indiscussa la Primavera, qui rappresentata con la forma umana di una “bambina sapiente che comanda lo scioglimento delle nevi, la nidificazione delle cicogne, la danza delle farfalle (…) l’inizio delle cose del mondo, un nuovo rigenerarsi”. Le pennellate di De Grandi ci accompagnano alla scoperta di un linguaggio che se da una parte lo accomuna all’artista boemo, autore del ciclo dei mesi, lo pone al contempo nel flusso della sperimentazione contemporanea offrendocene una visione del tutto attuale.

6. Francesco De Grandi , Gamma Y, 2021

La volontà è quella di invitare il pubblico a perdersi “felicemente” nell’immagine. E lo stesso invito continua all’interno della Galleria Civica: è qui che la mostra iniziata al Castello del Buonconsiglio prosegue come un percorso che attraversa otto stanze o meglio otto camere picte site specific, realizzate da altrettanti artisti e artiste, Francesco Arena, Stefano Arienti, Benni Bosetto, Andrea Mastrovito, Fabrizio Perghem, Alessandro Piangiamore, Federico Pietrella e Esther Stocker.  

Come detto precedentemente, pur adeguandosi al fil rouge comune a ogni artista, ossia lo sfondamento ideale delle pareti della galleria per entrare in un mondo altro, ogni opera ne è una originale e personale traduzione. Sono opere che espandono lo spazio architettonico con elementi mnemonico-emotivi. A partire dalla leggerezza orientale delle tele di Francesco Arienti in cui, in un doppio registro natura-artificio, materiale povero-raffinatezza del tratto, leggerezza dell’oro-trame sintetiche delle superfici, trasforma semplici e grezzi teli antipolvere in paramenti orientali.

Nella sala successiva si trova la narrazione dei light-box di Mastrovito davanti a cui è impensabile non aprire occhi e bocca meravigliati. Una camera picta che avvolge spettatori e spettatrici in una narrazione a 360° senza soluzione di continuità: la sua superficie è costituita da righelli di plastica colorata sui cui l’artista ha disegnato con matite litografiche. La narrazione prende spunto dal L’Uomo invisibile di H.G. Wells e vuole mettere in scena una sorta di romanzo di formazione in cui vengono narrate nascita, infanzia e adolescenza dell’uomo invisibile. Dopo aver preso forma, il protagonista vaga in un mondo che non lo riconosce, finché pian piano il disegno non si espande in tal misura da farlo diventare un’ombra nera alla ricerca di un nuovo stato di invisibilità, ritrovabile solo nel cielo stellato in cui si butta saltando da un dirupo. 

7. Andrea Mastrovito, La Melancolia dell’Uomo Invisibile, 2018-2021

Si passa poi alle opere di Federico Pietrella, non più un’installazione, ma un diario autobiografico in 11 tele: la situazione percettiva di un determinato momento fotografato viene tradotta in un’immagine monocroma caratterizzata da una texture di timbrature che riportano le date dei giorni in cui ha lavorato. È in questo modo che il tempo lineare diventa il tempo metafisico, astratto e sospeso del dipinto.

14. Federico Pietrella, Dall’8 Marzo al 2 Aprile 2021, 2021

Ritroviamo l’esprit architettonico nell’opera di Esther Stocker, una delle artiste chesi trova più a suo agio con il concetto di camera picta: la sua prassi artistica si basa spesso sulla manipolazione di ambienti mediante illusioni prospettiche in cui le linee della sua “geometria dell’esistenza” diventano creature vive, fantasie mentali e forme archetipe, spazi futuristici e magici allo stesso tempo.

5. Benni Bosetto, Carousel, 2020-2021

L’opera di Benni Bosetto richiama direttamente il Ciclo dei Mesi di Torre Aquila: elemento centrale dell’installazione è infatti una colonna come quelle del loggiato del maestro boemo. La natura sciamanico-rituale dell’installazione trasforma la colonna centrale in un albero della cuccagna in cui corpi, gambe, piedi, pance umane rimandano alla scalata per raggiungere l’abbondanza come atto propiziatorio, ma al contempo mettono in discussione il limite del corpo nel suo ambiente.

La materia assume poi un “carattere ancestrale e immaginifico” nelle opere di Alessandro Piangiamore, in cui è il pavimento della camera picta a diventare protagonista: un pavimento cosparso di polveri raccolte esplorando i dintorni di Trento e che man mano che vengono posate escludono l’artista dal suo perimetro così, come fanno per noi osservatrici e osservatori che ci incuriositi le fissiamo.

Tutte queste opere danno origine a spazi aperti e panoramici che invitano alla partecipazione e alla relazione, a spazi densi e “desideranti” come li definisce Federico Mazzonelli, sulla scia di Deleuze. Sono presenze capaci di definire uno spazio sensibile, anche nel caso delle due ultime opere da citare, che, pur essendo più immateriali delle altre, creano altrettante camere picte: una invisibile e senza pareti, nella scultura autoritratto di Francesco Arena, che indica sulla sua superficie la distanza tra il luogo in cui si trova e lo spazio su un lato e il centro della terra dall’altro; e una sonora di Fabrizio Perghem. Quest’ultimo costruisce la sua stanza prendendo spunto da un progetto a lungo termine che utilizza il suono per cogliere gli aspetti scultorei degli intenri architettonici o naturali, concentrandosi sull’esplorazione mediante la tecnica utilizzata dai non vedenti per orientarsi nello spazio. In mostra propone un ascolto immersivo in cuffia che si accompagna alla visione delle altre opere: una camera picta del tutto immateriale ma allo stesso tempo fortemente architettonica.

 1. Francesco Arena, Barra (Francesco), 2021

La mostra nelle sue due sedi, Castello del Buonconsiglio e Galleria Civica, è visitabile fino al 12 settembre 2021, non perdetevela per niente al mondo.

Foto courtesy  Mart
Esther Stocker, Untitled, 2021, Courtesy l’artista
Francesco De Grandi, Gamma Y, 2021, Courtesy RizzutoGallery, Palermo
Andrea Mastrovito, La Melancolia dell’Uomo Invisibile, 2018-2021, Courtesy l’artista e Galleria Michela Rizzo, Venezia, dettaglio
Federico Pietrella, Dall’8 Marzo al 2 Aprile 2021, 2021, Collezione privata – Courtesy Galleria Ex Elettrofonica, Roma
Benni Bosetto, Carousel, 2020-2021, Collezione De Iorio
Francesco Arena, Barra (Francesco), 2021, Courtesy l’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano

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