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July 29, 2021

“DaBadA”: le opere di Isabella Nardon in mostra a Laives

Francesca Fattinger

Rieccomi a nominare lasecondaluna per parlare di “daBadA”: la nuova e terza mostra organizzata nell’ambito della stagione espositiva 2021 presso la sala di via Pietralba 29 a Laives. Ancora aperta fino a sabato 31 luglio è un invito, attraverso le opere dell’artista trentina Isabella Nardon, a ripensare la nozione di spazio e tempo rifocalizzandosi sull’individuo e da lì ripartire per trovare, come spiega il curatore della mostra e direttore artistico della stagione 2021 Nicolò Faccenda, “il motore di una progressione spazio-temporale in divenire”. Ciò che davvero conta è il percorso, il mentre che evolve ed è in continua trasformazione, piuttosto che gli statici punti di partenza e arrivo.

“DaBadA”: le opere di Isabella Nardon in mostra a Laives

In ognuna delle opere di Isabella Nardon si assiste a questo invito, a una continua epifania della quotidianità, che altro non è se non la manifestazione dell’essere e dell’esperire del qui e ora. Chissà perché essendo tale viene sottovaluta, messa da parte a ogni piè sospinto, o forse allontanata per paura di andare controcorrente. Forse già l’attenzione al processo più che al risultato insinua crepe nel sistema bulimico capitalistico? Una paura che non tange Isabella che invece è un’esploratrice mai ferma ed è “sistematicamente alla ricerca di strategie che possano intervenire sin nei risvolti più banali di prosaicità”. “DaBadA”: le opere di Isabella Nardon in mostra a Laives

Così la sua attenzione, e la nostra che osserviamo ed esperiamo le sue opere, è rivolta ai momenti di transizione, quelli memori del prima e proiettati nel dopo, ai confini, al momento di attesa che sottende la sua realizzazione ed è fatto della sua stessa materia solo che è ancora mobile e mutevole. In “Loading”, ad esempio, si osserva una corda elastica in continua tensione: l’obiettivo dichiarato di quest’opera è arrivare al punto in cui dal comportamento elastico si passi all’inizio della fase plastica e quindi alla rottura. Tutto ciò è solo annunciato dal comportamento della corda in tensione, ma non accade mai, in questo modo sostiamo in una fase di caricamento perpetuo che ribalta i punti di vista e rende il processo esito e l’esito processo. 

Opera Elettromotogrammi

E poi ci sono gli “Elettromotogrammi”, una delle opere che più mi ha affascinato. La penna in mano all’artista è appoggiata sulla carta che registra e disegna un diagramma in movimento: una riproduzione grafica del movimento del suo corpo nello spazio. Sono opere realizzate a bordo di mezzi di trasporto pubblici, come treni, pullman o imbarcazioni. La linea spezzata diventa la rappresentazione sismografica delle sollecitazioni che il corpo subisce nel mentre del viaggio e che ne dimostra l’irripetibilità, a differenza della tipica linearità delle indicazioni su una mappa dalla partenza alla meta.

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I limiti, qui messi in discussione dal movimento del corpo, sono i protagonisti di “Limits” un progetto che indaga la relazione possibile tra immagine e suono: il luogo da cui viene estratta la linea, poi tradotta in suono grazie a un software, è l’unico elemento concreto e tangibile, il resto è lasciato al vagare libero dell’immaginazione.

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Se in “Retweet” si ha la messa in scena di un dialogo impossibile, come quello che avviene nei canonici 140 caratteri del social network, in cui a un applauso apatico e ritmato risponde un abbaio ironico e straziante, negli “Interventi extra-ordinari” Isabella dà nuovamente vita a un ribaltamento di prospettive tipico dell’inciampo. Sono interventi in cui oggetti comuni sono collocati in contesti inusuali: incontri inaspettati che come in un inciampo ci facciano di colpo notare la natura del quotidiano che da banale diventa significativo, così come il tempo che abbiamo a disposizione e che diamo per scontato. 

 A cosa serve ballare

“A cosa serve ballare?” ci chiede infine l’artista, in un’opera installata sulla parete dell’edificio del Lido di Laives e visibile dal suo interno e che ripropone in termini ironici font e colori dei manifesti della campagna elettorale del 2016 di Trump. Una domanda semplice che aprirebbe con chiunque in qualsiasi contesto una conversazione vivace, ma che se indirizzata al contesto artistico diventa ancora più disarmante e significativa. Il curatore Nicolò Faccenda si esprime così a riguardo: “domanda all’apparenza semplice, apre in realtà un profondo interrogativo sul significato dell’arte, sulle sue finalità e sulla sua importanza in una contemporaneità che sembra, da un lato sempre più propensa a prescinderne, dall’altro sempre più involuta e scarsamente ricettiva nelle sue esigenze estetiche.” 
E se l’arte avesse prioritariamente la funziona di ricordarci il nostro lato “inefficiente” e autenticamente umano?

A cosa serve ballare

La mostra “daBadA” è stata organizzata da lasecondaluna con il contributo di Comune di Laives, Provincia Autonoma di Bolzano – Ripartizione Cultura Italiana, Regione Autonoma Trentino–Alto Adige, Fondazione Sparkasse e Comunità Comprensoriale Oltradige – Bassa Atesina.  Gli orari di visita sono i seguenti: dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19. La visita alla mostra è a ingresso libero e non è necessaria la prenotazione.

Foto di Giulia Calò

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