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July 15, 2021

Another View #06: dialogo con la gallerista Dora Bulart

Valentina Varoli
Curatori, associazioni, musei. L'arte raccontata da chi se ne prende cura.

È un caldo sabato mattina di inizio luglio, girovago per le strade di Pergine tra i colori delle bancherelle del mercato. I palazzi storici sono traboccanti di fiori, le vie sono tappezzate di manifesti che invitano a eventi culturali e un chiacchiericcio festoso mi accompagna fino alla Galleria Contempo. 

Sono venuta qui per conoscere Dora Bulart, curiosa di visitare la mostra in corso nella sua galleria e di scoprire quali scelte l’hanno portata a gestire la sua attività lontana dai grandi centri dell’arte.Dora Bulart_ritratto

Aprire una galleria d’arte contemporanea in una cittadina è una grande sfida. Come la affronti?

Personalmente sono molto legata a Pergine perché, al parco Tre castagni, si trova l’ultima scultura monumentale in pietra realizzata da mia sorella, Raya Georgieva, che è mancata inaspettatamente un anno dopo averla creata. Aveva solo 30 anni ma era già un’artista affermata grazie ai premi di scultura e alle mostre importanti in Bulgaria e all’estero. 

Sono venuta in Trentino la prima volta insieme a lei nel 2007.  Mi sono innamorata subito delle montagne, le Dolomiti di Brenta, e dei laghi. Qui ho conosciuto diversi bravi artisti come Paolo Vivian, Luciano Civettini, Tatiana Festi, che successivamente sono stati rappresentati dalla Bulart Gallery, la mia galleria in Bulgaria.

Pergine è una città ricca di storia e cultura. La trovo romantica e tranquilla. È un posto perfetto per creare dinamiche artistiche contemporanee attraverso dialoghi e scambi culturali, proponendo un esempio concreto di come la periferia possa diventare centro.  

Quando nel 2017 ho deciso di aprire una nuova galleria in Italia, Pergine è stata la scelta naturale. Ero consapevole che non sarebbe stato facile creare un pubblico attento alla mia attività ma, allo stesso tempo, ero convinta che questo fosse il posto giusto. Diversamente da città come Trento, dove si contano molte gallerie private e un pubblico già strutturato e settorializzato; Pergine non aveva nessuna attività simile. La mia galleria è stata un’esotica scoperta per la cittadinanza che si è dimostrata entusiasta e curiosa. I primi mesi incontravo persone sconosciute per strada che mi regalavano fiori e mi ringraziavano per la mia attività.

Lavoro come gallerista e curatrice da ben venticinque anni, la mia esperienza e una rete importante di contatti mi hanno permesso di far crescere questa mia “creatura”.  A quattro anni dalla nascita della Contempo, credo di aver costruito una cerchia di artisti, collezionisti, amici appassionati all’arte che ci seguono non solo dal Trentino ma da tante realtà anche lontane. 03_Matthias Sieff_exhibition_view_2018

Quali sono le linee di ricerca che ti interessano maggiormente?

Il lavoro della galleria è incentrato su alcuni temi fondamentali: la memoria collettiva, l’identità, il linguaggio, la relazione uomo-natura- futuro, il concetto di libertà e l’impatto sulle relazioni sociali. Mi interessano anche le nuove tendenze di (d)evoluzione della pittura e della scultura contemporanea. 

Queste tematiche si strutturano nella politica della galleria e si rispecchiano nelle le mostre e nei progetti curatoriali divisi in programmi: “Attraverso”, dedicato all’arte contemporanea e riservato agli artisti della galleria come Antone Israel (BE), Angelo Demitri Morandini, Danil Yordanov (DE), Gianluca Capozzi, Matthias Sieff, Olga Georgieva (AU), Paolo Vivian ecc; “Circolo Collezionisti”, incentrato sull’arte moderna del Novecento per presentare una volta all’anno i grandi nome dell’arte mondiale; “EduContempo”, propone lezioni e mostre dedicate all’arte pubblica, ambientale e di video arte; ”Concept Store”, una mostra annuale che unisce l`arte e design; “stART”, invece è un incubatore per artisti e curatori emergenti che, presenta l’arte sperimentale di giovani artisti (La Chigi, Fabrizio Berti, Virginia Sartori, Giorgia Pallaoro, Donika Kirova, Link Hg).

Per quanto riguarda il tema del linguaggio e delle relazioni sociali, ho recentemente lavorato con una giovane curatrice di Palermo, Eliana Urbano Raimondi, che ha curato il testo critico del catalogo dell’ultima mostra di Angelo Demitri Morandini, Dante Fluttuante, edito in occasione dell’omonima personale presso la “Contempo” che si è conclusa il 9 luglio.  06_S & P Stanikas._World War_dettaglio_.digital print_ exh The cure of folly

L’occasione delle celebrazioni dantesche ha fornito uno spunto per costruire un progetto incentrato sul linguaggio come oggetto concettualizzato. Morandini ha elaborato il mito letterario di Dante in maniera contemporanea, fornendone un’interpretazione sia visiva che sonora. L’artista usa software e algoritmi che traducono visivamente le parole utilizzate da Dante. Il risultato finale è una sorta di microcosmo che simula la società.  Una parte di questa ricerca sarà visibile fino al 17 ottobre in Piazza Dante a Trento, dove sei gigantografie di Morandini dialogano con la storia del monumento dedicato a Dante.  Il progetto di mostra a cura di Elena Tonezzer è parte del programma Dalle parole al bronzo, organizzato del Museo storico del Trentino e dal Comune di Trento, con anche la collaborazione della Galleria Contempo. 

L’altro ambito di ricerca che voglio approfondire è legato alla memoria collettiva e all’identità. Quest’anno ho curato un progetto dell’artista Paolo Vivian, intitolato Chi Sono/Io sono e promosso dall’Istituto Culturale Mocheno. Si tratta di una scultura site specific e un video visitabile fino al 31 ottobre negli spazzi di Filzerhof, il museo etnografico di Fierozzo (TN). 

Vivian si è ispirato dalla specifica situazione linguistica e antropologica della Valle dei Mocheni, dove la comunità linguistica germanica di origine medievale ha conservato la propria lingua e cultura. L’autore indaga le trasfigurazioni dell’identità personale e collettiva attraverso un dialogo tra l’installazione scultorea esterna e la video installazione interna, strutturato in analogia con la natura del linguaggio e della società secondo le definizioni di Noam Chomsky e Jacques Lacan. 

Utilizzando fatti storici sull’origine, le migrazioni e le peculiarità culturali della lingua Mochena, Vivian forma un “albero genealogico” della libertà delle parole, dove la lingua non è solo un mezzo di comunicazione ma è prima di tutto un contrassegno per esprimere una comunità di cultura, tradizioni, valori e modelli sociali. 

Le indagini artistiche sulla memoria e l’oblio, l’identità, la libertà e la manipolazione, il consumismo e l’ecologia, la digitalizzazione e l’alienazione hanno un grande valore dal mio punto di vista perché riflettono sui cambiamenti nel “genoma” della società, causati da una veloce globalizzazione, dall’invasione tecnologica, dall’estremo consumismo e nichilismo sociale. 

Personalmente, sento molto vicine queste tematiche e le ritengo i pilastri del mio lavoro: l’estetica in grado di risvegliare la massa critica è una missione dell’arte. 

05_Olga Georgieva _urban stories_painting_ 2018Con i tuoi progetti cerchi di aprire la città di Pergine a una dimensione internazionale.

La collaborazione con curatori e gallerie straniere costituiscono un’importante opportunità per la galleria. Per esempio, il progetto The cure of Folly ha coinvolto venti artisti internazionali come S&P Stanikas, Jeanette Doyle, Riiko Sakkinen, Joaquin Segura, Terry Berkowitz, Stefano Cagol e Paolo Vivian.

Il curatore Raul Zamudio è venuto appositamente da New Your per presentare la mostra a Pergine e all’inaugurazione erano presenti galleristi e curatori svizzeri, artisti internazionali dalla Cina, Polonia, Lituania e Bulgaria.

Penso che una galleria d’arte oggi non possa essere una semplice sala espositiva, un “cubo bianco”, ma deve essere soprattutto un centro culturale vitale, un hub per idee e energie nuove, un polo educativo. Per questo serve costruire una rete di collaborazione – locale, nazionale e internazionale.09_Vladimir Ivanov _exh_ 2017

Mi sembra di capire che segui percorsi tutti tuoi, unendo dimensione locale e internazionale ai tuoi interessi personali.

Si, per esempio amo molto la grafica e per il programma “Circolo Collezionisti” è stata proposta la mostra Studio Grafica che presentava serigrafie, litografie e xilografie degli anni Settanta e Ottanta di tre collezioni private e riuniva i lavori di Fausto Melotti, Adolf Frohner, Zhao Bandi, Luigi Veronesi, Mazzon e Vladimir Ivanov. 

Oltre al lavoro di gallerista, dirigo “ContempoLab” – il laboratorio creativo dedicato ad artisti emergenti o mid-careerche vogliono capire come funziona il sistema dell’arte. Credo fermamente che molte delusioni inutili si potrebbero evitare se gli artisti conoscessero bene i meccanismi del sistema e le tecniche di promozione. Questi argomenti dovrebbero essere oggetto del programma educativo accademico, insieme delle lezioni di composizione, prospettiva e storia dell’arte.

 

Foto:
1. Angelo Demitri Morandini, Dante Fluttuante, grafica digitale. Courtesy Galleria Contempo
2. Ritratto Dora Bulart
3. Matthias Sieff, exhibition view, 2018. Courtesy Galleria Contempo
4. Olga Georgieva, Urban Stories, 2018. Courtesy Galleria Contempo
5. S&P Stanikas, World War (dettaglio), stampa digitale. Courtesy Galleria Contempo
6. Vladimir Ivanov, Courtesy Galleria Contempo

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