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June 21, 2021

Valerio Millefoglie di Archivio Magazine a Rovereto e a caccia di voci al Masetto

Francesca Fattinger

Ogni persona è una memoria. Memoria che può essere rievocata unendo i punti di ciò che il soggetto ha vissuto negli anni, partendo dalla storia personale per andare poi a dispiegare quella collettiva.
ARCHIVIO no.6, The Eighties Issue 

Sono le 9:30 di giovedì 17 giugno. C’è lui che è un “raccoglitore di voci” che passeggia per Milano. C’è lei che si è persa nelle parole di lui, nei suoi progetti, nelle sue storie, e aspetta lo scoccare del minuto per prendere il telefono e chiamarlo.8A2E4CD1-567D-482E-A0A7-AD8CACEEFEC9

Così è cominciata la storia che vi racconterò oggi. 
Una storia che, se la mettessimo in un frullatore, darebbe origine a un mix fatto così: uno strato di voci al cubo, o forse di più; uno di pagine piene di parole che sembrano sedute spiritiche, scritte per rievocare le storie del passato; uno di archivi come memorie del futuro che si trasformano in riviste in cui perdersi per ritrovarsi; un altro di confini e sconfini, di registratori, skater e musica rap, di invenzioni reali e realtà inventate; un altro ancora di scrittura e ascolto, curiosità e descrizioni chirurgiche; e infine uno di tornadi e paesini di 20 abitanti, di giri del mondo intorno al Masetto e di Bahiri che ha bisogno di aiuto. 

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Quella lei, lassù in cima alle righe, sono io e lui è lui, sì proprio lui: Valerio Millefoglie. 
La telefonata comincia con una delle domande più difficili in assoluto, una domanda che quando viene posta a me, cerco di scansarmi velocemente, così capita che debba rispondere chi è seduto dietro di me e che io mi salvi. Per Valerio invece sembra assolutamente naturale e semplice definirsi come un “raccoglitore di voci”, mi cita “L’imitatore di voci”, un libro di Thomas Bernhard, scovato durante un suo recente trasloco e mi dice: “però io non imito le voci, le raccolgo: scrivo tanto con il registratore.”

Valerio viaggia sempre con il suo taccuino e il suo Tascam, un registratore professionale, e ha salvate sul suo computer ore e ore di voci, un archivio che cresce di giorno in giorno, ormai da anni: sono voci che a volte prendono forma in articoli di reportage, per riviste e giornali, tra cui il Venerdì di Repubblica, o che diventano spunto per un’invenzione. A un certo punto infatti si è accorto di essere attratto da un particolare tipo di storie, quelle storie che sembrano essere inventate, quel tipo di voci davanti a cui i lettori non possono fare a meno di chiedersi se si tratti di storie e persone reali o solo frutto di immaginazione. 

Lo si sente dire spesso che la realtà supera l’immaginazione più di quanto potremmo credere e in effetti sono le storie che incarnano questo detto ad attirare la sua attenzione. Valerio mi fa un esempio concreto citando il suo ultimo romanzo, “La comunione dell’aria”, che è nato da uno spunto reale: il tornado del Montello, il più grande della storia d’Italia, che nel luglio del 1930 sconvolse l’intero Nordest. Questo evento realmente accaduto è stato usato però come mezzo per dissotterrare diverse storie: storie di tornadi reali e tornadi interiori, storie in cui realtà e fiction si incrociano e storie in cui frasi surreali vengono innestate su eventi e documenti d’archivio.

IMG_5221 Ci sono altre voci che raccoglie per farle ascoltare durante i suoi spettacoli, perché Valerio sfugge a una definizione unitaria ed è al contempo musicista, compositore, scrittore e performer teatrale. Per “Forever accade” ad esempio, in collaborazione con Francesco Bianconi, ha realizzato una serie di concerti live streaming, con scalette diverse per ogni spettacolo: in ogni città, in cui era in scena, poche ore prima raccoglieva le voci del luogo, intervistando le persone del posto, che nello spettacolo venivano poi ascoltate alternate dalla sua voce, dalle sue domande e dalla musica. 

In provincia di Prato gli è successo qualcosa che non posso non raccontare, perché il racconto stesso di questo fatto è l’inizio di una storia meravigliosa e perché in questo caso è stato il luogo stesso e la sua toponomastica a suggerirgli le voci da raccontare. Mentre stava camminando infatti si è scontrato con una via dal nome singolare, che ha fatto sgorgare un fiume in piena di domande e curiosità: come si vive in “via dei confini”? Con quale città gli abitanti di questa via sognano di confinare? C’è stato un momento della vita di queste persone in cui hanno davvero sconfinato?

Immagino Valerio citofonare alle case della via, chiedere ai passanti ed entrare nei negozi con il suo Tandam a raccogliere le risposte e lo immagino sfinito alla fine della giornata vedere un’ultima persona e indeciso non sapere se fermarla o meno.

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La curiosità supererà la stanchezza e questa storia sarà una di quelle da ricordare. Si tratta di un signore anziano che lo porta davanti a una sala da ballo dove lavorava da giovane. Così accade ciò che per Valerio è il senso del suo lavoro e quello che di magico vi si si nasconde: un luogo anonimo si anima dei ricordi e rivive come allora materializzandosi tra le parole, grazie ai dettagli minuziosi della descrizione di chi l’ha vissuto. Perché è proprio dalla descrizione così precisa da sembrare chirurgica che parte il cuore delle storie, non dai sentimenti che arrivano dopo ad arricchirla, ma dal nucleo preciso della storia vissuta.
Lo stesso gli è accaduto quando ha intervistato il capitano della nave Vlora, davanti alla banchina nel porto di Bari che in quel momento era vuota, ma su cui l’8 agosto 1991 attraccò, partito da Durazzo, con ventimila albanesi a bordo. ARCHIVIO-MAG-04

È proprio questa storia che ci porta a parlare di “Archivio”, uno dei magazine più importanti in Italia e distribuito in tutto il mondo, edito da Promemoria, società leader nella messa a sistema e valorizzazione degli archivi, di cui Valerio è da qualche anno il direttore e che in ogni numero, partendo da un anno specifico, viene raccontato un intero decennio.

Interviste, ritratti, conversazioni, reportage narrativi, corrispondenze, racconti di fiction ispirati dai materiali d’archivio, articoli di giornali o estratti da monografie e riprodotti anastaticamente: ogni numero di Archivio è un lavoro di esplorazione — come una spedizione nel tempo che passa dai cassetti degli archivi e dalla voce delle persone che quell’epoca l’hanno vissuta e segnata.

Un progetto che, come dice Valerio, fa fatica a stare fermo. 
Io me lo immagino come un bambino pieno di energia, che si muove, corre di qua e di là, si trasforma in continuazione, cresce ogni minuto, secondo, istante, così come gli archivi che diventano sempre più complessi: stratificazioni di storie, vissuti, ricordi che nelle mani e negli occhi di chi li incontra si trasformano e nascono di nuovo.

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E se le parole sono importanti per ricordare, altrettanto lo sono le immagini ed è per questo che in ogni numero di Archivio hanno spazio fotografie, manifesti, documenti grafici, bozzetti, script, progetti d’artista, pagine di agende, diari e molto altro. Ogni pagina, racconta Valerio, è “come una seduta spiritica”, in cui poter rievocare le persone e chieder loro cos’è davvero accaduto. Perché un archivio non è qualcosa di polveroso, ma è un dispositivo che attiva “future memories”, possibilità futuristiche per rivivere e riraccontare.

Cominciate a tirare fuori l’agenda, perché arriva il primo appuntamento a cui non mancare: giovedì 24 giugno alle ore 21 Valerio presenterà proprio Archivio nella bellissima cornice del Giardino di Sant’Osvaldo a Rovereto. Non presenterà solo questo progetto, ma sarà innanzitutto l’occasione per immergersi nel romanzo “La comunione dell’aria”, citato qualche riga sopra. Non sarà una semplice lettura, ma un “reading per voce e vento”, dove ad accompagnare il racconto ci sarà un campionatore musicale che trasmetterà un’orchestrazione di venti e di musiche da theremin. 

Il secondo appuntamento ci farà immergere nel suo modo di approcciarsi alle storie, ci insegnerà a diventare reporter e a sentire le voci come accade a Valerio: voci umane, urbane, naturali, animali, di pietre, persone, cartelli, paesi interi. Si tratta di un laboratorio per adulti di tre giorni sul campo: “Il giro del mondo intorno al Masetto”, in collaborazione con due punti libreria. Verranno percorsi i luoghi e i paesini intorno al Masetto, intervistando persone, osservando luoghi, reinventando la realtà.  Il laboratorio durerà da venerdì 25 a domenica 27 giugno: venerdì e sabato, di giorno e sera, ci sarà il tempo per alcuni giri a caccia di voci e per la scrittura; la domenica invece ci si dedicherà alla preparazione di un reading: nel pomeriggio verrà raccontata al pubblico “l’esplorazione universale svolta a pochi passi da lì”.DSC_3718

Parlare con Valerio mi ha fatto capire la potenza straordinaria delle storie e delle voci che le raccontano. Grazie alla sua voce mi sono calata nella storia della sua vita: ho visto un bambino timido estremamente curioso che rubava le cassette su cui la mamma psicologa registrava i racconti dei suoi pazienti; ho poi visto un ragazzo che scriveva canzoni rap e che, sullo sfondo musicale come una pagina su cui stendere parole, raccontava i suoi pomeriggi per strada e di come mancava a se stesso; e infine ho visto un uomo che camminava per Milano con il telefono all’orecchio e che veniva inseguito da Bahiri, che aveva aiutato poco prima a compilare un modulo, e che aveva ancora bisogno di lui. Così le storie si intrecciano, i tempi si mischiano, e noi diventiamo quello che siamo, una voce alla volta, come intrecci di storie che germogliano l’una nell’altra senza confini.

Ritratto: Valerio Millefoglie, foto delle prove del tour con Francesco Bianconi di Forever Accade
Le altre foto sono: tratte da Archivio numero 5 e Archivio numero 6; la mappa dei venti a cura di V. Millefoglie per orientarsi nella scrittura del libro; copertina del libro “La comunione dell’aria”

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