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June 15, 2021
Jimmy Robert a Museion: carta e corpo
Allegra Baggio Corradi
Museion presenta “Mirror Language”, la prima retrospettiva europea nonché prima personale italiana dell’artista Jimmy Robert (1975), a cura di Bart van der Heide e Frida Carazzato (29.05–29.08.2021). L’esposizione è il risultato di una collaborazione internazionale con Nottingham Contemporary (UK) e CRAC Occitanie di Sète (FR). La mostra offre una panoramica su 40 lavori – tra opere su carta, installazioni, fotografia, video, film, e libri d’artista – prodotti da Robert negli ultimi due decenni.
Nato a Guadeloupe, Francia, Jimmy Robert è cresciuto nell’Europa degli anni Novanta. Nella sua pratica l’artista fa rivivere personalità periferiche che sono state in grado di registrare le frizioni dell’allora contemporaneità attraverso l’immagine in movimento e la parola scritta. Al centro delle sue ricerche si trova il corpo, individuale e politico, immortalato tramite ritratti scomposti in una moltitudine di strati che frastagliano le dimensioni confondendole. Strappate o tagliate, rincollate, ricomposte, sovrapposte e decostruite, le immagini sono spesso trovate. Intersecandosi con le parole lungo superfici piane o verticali, sospese o distese, la dimensione visiva si inserisce all’interno di un discorso performativo permeante, ma mai permanente che riflette l’interesse di Robert per il movimento, da lui stesso praticato tramite attività quali yoga, il linguaggio dei segni e il balletto.
L’ispirazione di Robert a figure chiave dell’arte contemporanea tra cui la coreografa Yvonne Rainer e l’artista concettuale Stanley Brouwn estende i confini delle discipline classiche del linguaggio alla performance, aprendo, così, a nuove prospettive politicizzate sulla vulnerabilità, l’identità e il genere. Utilizzando materiali come carta e nastro adesivo, Robert celebra l’umile e il periferico, dimostrando che il silenzio di una voce del passato non equivale ad una malinconica afasia, ma ad un retaggio vivo che chiede e merita di essere riattivato attraverso piccoli gesti e atti intimi di cura, rispecchiamento e materializzazione.
“Mirror Language” mette in evidenza lo svilupparsi della pratica di Robert all’intersezione tra letteratura, poesia e arte visiva. Ai fini della mostra presso Museion l’artista ha sviluppato un progetto site specific disponendo le opere intorno a grandi fogli di carta appesi al soffitto e creando divisioni precise e ripartizioni puntuali, guidando il visitatore lungo un percorso di scoperta non prescrittivo, ma intuitivo.
Le tracce e tenui eredità delle figure del passato che Robert fa rivivere sono incorporate nelle opere in mostra: i lavori su carta si concretizzano spesso a partire da un ritratto, estrapolato da libri di storia dell’arte, fotografie storiche, album di famiglia oppure riviste, al quale Robert aggiunge pezzi di carta pieghevoli o nastri che conferiscono ai collages una profondità scultorea. Trattando queste immagini come soggetti viventi, Robert elide le loro facoltà sensoriali – occhi, naso e bocca sono spesso coperti o strappati – per rendere il soggetto cieco oppure muto. Attraverso ulteriori interventi di stratificazione, il collage viene scansionato, migliorato e ristampato fino a diventare una scultura autonoma o un elemento scenografico.
Le due dimensioni dialoganti all’interno del percorso espositivo sono carta e corpo. La carta si flette, riflette, reagisce, rimbalza. È pelle che cade dal soffitto del museo e si riversa sul pavimento formando onde e orli alle storie sospese a mezz’aria. La carta è anche libro, un supporto che Robert indaga e trasforma in terreno di esperienze condivise, come visibile nella vetrina della mostra contenente poesie dell’artista e pubblicazioni di Mirella Bentivoglio, Gina Pane, David Hammons eLuciano Caruso. Il libro si fa oggetto scultoreo la cui semplice giustapposizione, la sua impaginazione o l’atto di sfogliarne le pagine diventano performance.
Il corpo si flette, riflette, reagisce, rimbalza anch’esso. È carne in movimento che contrasta la vellutata flessibilità della carta. I film e video in Super-8 di Robert presentano il corpo come veicolo linguistico, luogo di interferenza e resistenza. Sensualità e concettualismo si fondono tramite slittamenti di significato a cavallo tra materialità e rappresentazione.
È un discorso improntato all’umiltà quello di Robert che nonostante la povertà dei suoi supporti materiali e la placidità delle sue morbidezze danza sul palcoscenico dell’estetica e dell’estasi, sintetizzando una maglia di connessioni tanto lucenti quanto allucciolate. Come recita il titolo di una poesia di Robert: it’s not lame, it’s lamé.
Crediti immagini:
(1) Jimmy Robert, Mirror Language, exhibition view, Museion 2020. Foto Luca Guadagnini / Lineematiche. In primo piano/VG/Front: Untitled (Plié II), 2020, Courtesy of the artist; Stitger Van Doesburg, Amsterdam. Sullo sfondo/HG/ on the background: Untitled (wall), 2015, Courtesy of the artist; Stitger Van Doesburg, Amsterdam and Tanya Leighton, Berlin
(2) Jimmy Robert, Mirror Language, exhibition view, Museion 2020. Foto Luca Guadagnini / Lineematiche.
(3) Jimmy Robert, Mirror Language, exhibition view, Museion 2020. Foto Luca Guadagnini / Lineematiche.
(4) Jimmy Robert, Mirror Language, exhibition view, Museion 2020. Foto Luca Guadagnini / Lineematiche. Da sin a dx/ von li. nach re./ from left to right: Untitled (wall), 2015, Courtesy of the artist; Stitger Van Doesburg, Amsterdam; and Tanya Leighton, Berlin; “Cadavre Exquis” after Bruce Nauman, 2010, Courtesy of the artist and Bruno Spaas Collection, Antwerp.
(5) Jimmy Robert, Descendances Du Nu (Velvet), 2016. Foto Luca Guadagnini / Lineematiche. Unique Courtesy of the artist and FRAC Grand Large – Hauts-de-France, Dunkirk.
(6) Jimmy Robert, It’s not lame… it’s Lamé, 2017, courtesy of the artist.
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