Josef > More
June 5, 2021
Livre d’Or 10. 1477 Reichhalter
Anna Quinz
La prima cosa, quel preciso, inconfondibile, punto di colore. Che tinge il legno della scala, delle imposte, delle colonne, dei corrimano, delle porte…
Non proprio azzurro, anche se il sereno cielo altoatesino ne è speculare gemello, non proprio verde, anche se i toni della natura che è lì dietro l’angolo, gli si leggono tutti addosso. Potrei dirlo “celeste”, un tono ibrido ma preciso che richiama alla memoria il “celeste Bianchi”, indimenticata e indimenticabile sfumatura della mitologia a due ruote, della storia gloriosa del pedalare all’italiana, lanciata dal passato al presente dalle storiche “Officine Bianchi”. E il nesso tra il colore di quelle biciclette indelebilmente legate a personaggi, luoghi e momenti leggendari del correre ciclico e quello che intervalla il bianco candido dei muri dell’antica casa di Lana, non pare poi così azzardato. Perché in questo borgo, tra i meleti intorno e lungo le vie d’acqua, l’andar pedalando è quasi legge e certamente piacere per molti. Ma non per noi, che alle ruote preferiamo le nostre gambe di flâneurs. Che di girovagare in girovagare ci conducono qui, alla vecchia locanda.
La Stube è immediatamente casa. Non la nostra, ma quella di chi dal 1477 a oggi è passato da qui. Nei muri gli strati del tempo sono ancora ben visibili e ogni storia perfettamente leggibile, per chi sa ascoltare con attenzione.
Macelleria, mulino, panetteria, segheria, fienile, stalla, taverna, caffè… Questo luogo è stato tanto, e lo è ancora. La forza delle vite che sono passate, andate e venute, le mani sicure del macellaio, l’acqua del mulino, le ore piccole del pane che lievita, gli odori intensi del legno e del fieno, le chiacchiere accese degli avventori di sempre: tutto risuona dal pavimento al soffitto, con rispetto palpabile, una piacevole nota di nostalgia e un attento sguardo alle pagine presenti e future che la casa ancora scriverà.
Nella locanda, il tempo corre via lento e tranquillo, dal mattino alla buona notte.
Ci accomodiamo al nostro tavolo d’angolo, circolare punto di partenza per una panoramica discreta sullo spazio e chi lo abita. Ogni cosa che passa sotto i nostri occhi è armonia e bellezza: le tazzine e i piattini tanto cercati per rigattieri e mercatini tutti diversi e colorati di fiori, i piatti deliziosi, i sorrisi di chi accompagna il nostro pasto. Potremmo restare qui ora dopo ora, senza chiedere nulla più di un libro da sfogliare, un caffè e poi un altro, un piccolo dolce per togliere uno sfizio momentaneo, un antipasto o un risotto per placare la fame, un po’ di pane croccante con un filo d’olio, e avanti così fino all’amaro prima di dormire.
La sera di Lana ci coglie di sorpresa. La locanda deve andar a riposare, e noi con lei. Saliamo la scala celeste facendo attenzione a non far rumore e ci impossessiamo della nostra camera.
Il bianco assoluto illumina lo spazio anche la notte e l’antico dei muri, il moderno dell’arredo e il modernissimo di alcuni tocchi sparsi qui e là, rendono tutto molto simile alla nostra personale idea di stanza perfetta. Nulla è fuori posto ma nulla è forzato, quasi fosse passato qualcuno prima di noi a riempire di vita ogni centimetro. I colori così morbidi, l’equilibrio degli oggetti, una poltrona proprio lì dove deve stare, la lampada vintage a illuminare le letture della buona notte: è tempo di perdersi, accomodarsi, togliere le scarpe e i pensieri e allineare il nostro respiro a quello della casa.
Al risveglio, la luce filtra tra le tende, ci fa il solletico sulle guance e ci ricorda che è tempo di alzarsi per un nuovo giorno.
Per colazione, è di nuovo quel preciso ed emozionante punto di celeste a dominare il piacere del risveglio. Il nostro piccolo tavolo scuro sotto la scala chiara, ci offre come pegno d’amore, sole e ombra nelle giuste quantità. Il caffè sa di buongiorno, la brioches straborda di marmellata e bontà, la frutta colora la tavola e un giornale da sfogliare senza parlare, dà il via alla nostra nuova pigra e rilassante giornata.
Osservando gli altri ospiti inforcare le loro biciclette e pedalare via, noi ci fermiamo ancora un attimo all’ombra del celeste che tinge il legno della scala, delle imposte, delle colonne, dei corrimano, delle porte. Le ore si consumano lente, chiediamo un altro caffè, poi ancora un altro, pensando a chi che come noi – dal 1477 ad oggi – ha perso qualche momento proprio in questo punto del borgo. Chissà quanti baci e quanti addii consumati davanti a queste porte, chissà quanta fatica e passione per il fare e quanta voglia di stare e andare sotto questa parete bianca macchiata di celeste, che stamattina, gentile e discreta, sorride anche a noi.
Grazie. Siamo stati bene qui,
Anna Quinz
1477 Reichhalter
Via Macello 2
39011 Lana
1477reichhalter.com
Comments