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May 18, 2021

Corpo a corpo con la poesia #12: dado

Francesca Fattinger

In questa città, familiare e misteriosa al tempo stesso, tutti cercano qualcuno di simile, anche se ancora non sanno chi è. […] Lei gira sempre a sinistra, lui gira sempre a destra. Le loro strade non si incontrano mai. […] Ma la vita è piena di imprevisti, come quando si spezza il filo di un aquilone che stringi tra le mani.
Jimmy Liao, Incontri e disincontri

 Non è facile tenere un dado tra le mani, almeno non lo è per me. Lo usiamo quando giochiamo a un qualsiasi gioco da tavolo, perché ci serve a introdurre una dimensione non controllabile, quel pizzico di casualità che metta in crisi le tattiche di giocatrici e giocatori, permettendo a ognuno di loro, nonostante le personali attitudini, una possibile vittoria. Insomma il dado è un distillato del caso, del destino, del fato, di tutto ciò che nella vita non riusciamo a capire, a sondare, a giustificare. Un oggettino così piccolo che sta nel palmo della mano di un bambino, se lo si guarda bene, rappresenta la ricerca spasmodica di senso che caratterizza l’essere umano dalla sua comparsa. Tengo tra le mani un dado e mi sembra di accarezzare l’intero universo: vedo il cielo, le stelle, la terra, i fiumi, gli alberi, il corpo umano, la pelle, le vene, il sangue, fino ad arrivare alle molecole più infinitesime di noi.

Quando lo lancio sento un brivido, la pelle d’oca mi assale: sento che in quel movimento sto dando origine a un cambiamento, sto davvero decidendo il da farsi pur non potendolo controllare.  E non è così pure nella vita? Da anni mi sento in qualche modo perseguitata dalle coincidenze, in alcuni momenti maggiormente in alcuni momenti meno, ma proprio quando meno me l’aspetto loro ricompaiono. Derivata da latino “coincidere”, la parola coincidenza è composta da “co” insieme e “incidere” avvenire e quindi indica l’accadere simultaneo di eventi, sia spazialmente che temporalmente. Non ho mai capito, e forse non voglio nemmeno farlo, se le coincidenze della mia vita siano frutto di superstizione o di concomitanze semplicemente accidentali. Ciò che importa è che esistono e che anzi dal punto di vista statistico risultano inevitabili e meno casuali di quanto appaiono all’intuito.

La poesia fa accadere simultaneamente tante cose, mescola pensieri e sensi, corpo e mente, sentimento e parola, ipotesi e assurdità, silenzio e voce, ma soprattutto mischia il livello della scrittura con quello della lettura. Lo scrittore e la scrittrice mischiano la propria carne e il proprio vissuto con chi legge i loro scritti: non esiste davvero poesia se non nell’istante in cui essa viene fatta propria da un altro. E questo accade quando la voce silenziosa dell’autrice danza tra le labbra di chi ne insegue la sua scia: impronte di lettere ricamate insieme sulla pagina. 

La vita è fatta di “incontri e disincontri”, come racconta Jimmi Liao, in un libro illustrato che è una poesia fatta di colori, sguardi e parole. Ogni volta che usciamo di casa intessiamo nei nostri passi una serie di coincidenze che ci inseguono fino all’ultimo: alcune si trasformano in scelte di vita indelebili altre svaniscono come un soffio di vento, che arriva all’improvviso, ci fa alzare lo sguardo e poi se ne va.

Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

[…] Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.

Ed ecco le parole perfette di Wisława Szymborska in “Amore a prima vista”: se la vita è fatta di coincidenze, l’amore come può esserne escluso? A chi non è capitato di sentir parlare del “colpo di fulmine”? E se il colpo di fulmine arrivasse in realtà dopo aver percorso le stesse strade, preso gli stessi treni, guardato gli stessi panorami, toccato le stesse maniglie, pianto le stesse lacrime, riso per le stesse battute e sognato gli stessi sogni? E se in realtà la coincidenza dell’incontro non fosse altro che un susseguirsi di “disincontri” andati male?

Oggi l’esperimento di scrittura poetica che ti propongo ha a che fare un po’ con questo. Innanzitutto ti servirà un dado. Vallo a cercare in una scatola abbandonata da tempo alla polvere o chiedilo in prestito a qualche amica giocatrice! Quando ce l’hai tra le mani lancialo per cinque volte e segnati i numeri che vengono fuori. Adesso prendi cinque libri di poesia oppure albi illustrati, romanzi, manuali o quello che ti capita sotto mano. Associa a ognuno uno dei numeri dei lanci di dadi che hai fatto prima: indicherà un numero di pagina. Apri ogni libro al numero di pagina associato e preleva da quelle cinque pagine una parola, una riga o più righe e segnale su un foglio. Hai adesso alcune righe e parole che parlano di te, in cui ti sei specchiata e riconosciuta, e che ti hanno attratto: ora mischiale, tagliale, sistemale e prova a vedere se da questo gioco riesci a far venire fuori una poesia. 

Quando sei pronta scrivila su un foglio e vai in quel luogo in cui stai bene e i problemi svaniscono in un istante. Sono sicura che ce ne sia uno in cui ti senti proprio a casa. Bene, quando sei arrivata, fai la somma dei numeri dei lanci dei dadi di prima e comincia a muoverti da quel punto per i minuti indicati. Concediti la libertà di vagare senza meta, facendoti condurre solo dall’istinto. Allo scadere dei minuti lascia la tua poesia su una panchina, un muro, una fermata degli autobus, una sedia di un bar, un museo, un prato, per chiunque la incontrerà: forse il tuo dado e la tua poesia sarà la coincidenza che qualcuno aspettava da tutta la vita.

Sì il nostro è stato un epistolario di seconda mano. Da fuori poteva sembrare la corrispondenza di due appassionati lettori. Ma era un’altra cosa. Avevamo creato un codice. Sapevamo entrambi che usavamo le voci degli altri per dirci quello che non avevamo il coraggio di pronunciare. (…) Ogni volta era una scommessa, un piccolo enigma. Ci mettevamo a nudo e al tempo stesso ci nascondevamo. (…) Ogni volta che trovavamo le parole giuste le riconoscevamo al primo sguardo, come se le avessimo scritte nel momento in cui i nostri occhi le sceglievano.

***

Wisława Szymborska, Amore a prima vista, trad itdi Pietro MarchesaniPiccola Biblioteca Adelphi2017
Jimmi Liao, Incontri e disincontri, Terre di mezzo Editore, 2019
Fabio Stassi, Ogni coincidenza ha un’anima, Sellerio editore, Palermo, 2018
Anna Paolini, S’alza il vento, Logosedizioni, 2018

Foto e grafica di Angela Onorati

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