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May 14, 2021

Da fashion designer a pittrice: la pennellata intimista di Annalisa Avancini

Francesca Fattinger

Ho conosciuto l’opera dell’artista trentina Annalisa Avancini in occasione della mostra “Ciò che vedo. Nuova figurazione in Italia” alla Galleria Civica di Trento più o meno un anno fa. Ricordo di essermi immersa nelle sue pennellate, quasi a percorrerle come sentieri verso la vera storia della persona ritratta e dell’artista che ne ha colto un momento, una fragilità, un’essenza. Mi ha affascinato scoprire che Annalisa ha lavorato per anni come fashion designer e capire come questo ha poi influito sul suo modo di approcciarsi alla pittura. È restato ad esempio un amore per la raffigurazione di abiti e pattern integrati spesso anche nei suoi dipinti. C’è poi un’affinità molto grande tra queste due attività: in entrambi i casi l’inizio del lavoro consiste in una ricerca immagini e in un’attenzione particolare riservata alla figura umana. Se però nei progetti di moda, arrivati al disegno definitivo, la figura umana finisce in secondo piano, nei dipinti sono i dettagli dei volti e delle espressioni a essere il centro dell’attenzione: “rendendo i soggetti protagonisti dello spazio e cercando di far emergere la loro verità, spogliati di ogni maschera”. Annalisa ha sempre la macchina fotografica in mano per cogliere dettagli, sfumature, impressioni che poi quasi per magia si riversano dalla sua matita e dal suo pennello alla tela.

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Chi è Annalisa Avancini? Se ti chiedessi di descriverti scegliendo degli oggetti che ti rappresentano, cosa sceglieresti? C’è una maestra o un maestro che ti ha guidato o ti sta guidando nella tua carriera d’artista e che puoi aiutarci a conoscerti meglio?

Amo diverse forme d’arte…non solo la pittura ma anche la fotografia, l’architettura, il design…Le cose che più mi appartengono penso siano queste: una camera fotografica, quella del cellulare o quella professionale. La uso molto spesso, sia per lavoro che per fermare ciò che attira il mio interesse. 
I fiori, in particolare le rose, è una passione che ho da sempre, ma solo qualche anno fa ho potuto concretizzare con un giardino dove ne coltivo diverse varietà…anche qui ho sempre la macchina fotografica in mano. Trovo che il processo della natura con il suo decadimento e la sua rinascita offra uno spettacolo impagabile.
Le case, ne ho cambiate un po’, non amo le abitudini e sento spesso il bisogno di cambiare: mi piacciono quelle che hanno un’anima e una storia.
Non sono classificabili come oggetti, ma hanno sempre fatto parte della mia vita: i gatti…lavoro sempre da sola in studio e loro sono spesso lì con me, ne ho tre…impossibile stare senza!
Sebbene io abbia frequentato il liceo artistico, per quanto riguarda la pittura ad olio non ho avuto maestri, ho appreso questa tecnica successivamente, osservando le opere dei pittori che amo, dal vivo e dalle immagini dei libri. 
Posso dire che nella mia vita ci sono state persone importanti che hanno contribuito anche indirettamente a far sì che io trovassi la mia strada, due in particolare sono stati: Andrea Daneri e Maurizio Marchetti per i quali ho ottenuto il mio primo lavoro a Milano nel loro studio di consulenze stilistiche. Mi hanno dato i mezzi per affinare la mia mano, per scoprire il mio gusto personale, mi hanno trasmesso un buon metodo di lavoro e molto altro…da loro ho imparato davvero tanto sia umanamente che professionalmente.  

Non NPG Work - Competition Exhibition – Digital Copy

Sei passata dal lavoro di fashion designer per importanti aziende di moda per atterrare alla pittura: quando c’è stata la scintilla che ti ha fatto capire che la tua strada era quella della materia pittorica e del pennello? Quanto il tuo lavoro come stilista di moda influenza il tuo sguardo e il tuo approccio alla figura umana e allo spazio attorno a lei? 

Disegno fin da quando ero piccola e avevo intorno ai 10 anni quando mi sono fatta regalare un libro sull’impressionismo, in copertina aveva i papaveri di Monet…amavo molto quel libro e l’ho guardato e riguardato. Penso che tutti nascono con un talento, poi negli anni facilmente si dimentica, credo sia vero che ciò che piace fare da bambino è poi quello che può contribuire a farti stare bene da adulto… sia un hobby o una professione.
Anche se per anni ho fatto un altro mestiere che ho amato molto, la voglia di dipingere era lì latente e appena ne ho avuta l’occasione e la consapevolezza ho iniziato. 
Questo anche dopo aver visto una serie di esposizioni molto interessanti, tra le quali una personale di Lucian Freud all’Aia: è stata indimenticabile!
Ero spinta inoltre dall’esigenza di esprimermi con la tecnica pittorica e lavorare su delle idee che avevo da qualche tempo. L’approccio ai colori ad olio è stato molto naturale, è la tecnica che tuttora prediligo, con i suoi effetti è quella che mi permette al meglio di trasportare le mie intenzioni sulla tela. 

Il mestiere di fashion designer ha influenzato e influenza tuttora le mie scelte pittoriche, questo proviene anche dal costante utilizzo di immagini che facevo per le varie ricerche.  Ho sempre apprezzato molto i fotografi di moda, in particolare lo stile e le atmosfere di Roversi e Lindbergh. Inoltre amo tuttora raffigurare gli abiti e i pattern dei tessuti che spesso integro nelle composizioni.
Anche nei miei progetti di moda ponevo attenzione alla figura umana, ma quest’ultima, nel disegno definitivo doveva rimanere ovviamente un po’ in secondo piano rispetto all’abito, forse nei miei ritratti mi piace dare voce a quei volti sui quali non potevo soffermarmi troppo, rendendo i soggetti che dipingo protagonisti dello spazio e cercando di far emergere la loro verità, spogliati di ogni maschera.

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 Seguendo il trasformarsi dei tuoi lavori si compie un viaggio tra le emozioni che, attraverso il tuo pennello, si mescolano alle figure che dipingi: sembra che le tue emozioni e quelle delle tue pennellate diventino un tutt’uno con quelle delle persone ritratte. Dove sta il confine, se esiste?

C’è molto di me nei miei quadri, il mio vissuto e il mio presente. Deve esserci qualcosa nei soggetti che mi aiuti a esprimere ciò che già immagino prima di fare il dipinto.
Quello che mi spinge a dipingere è un’esigenza, nient’altro, cerco di rendere materiali le mie idee, quando creo sono totalmente immersa in quello che faccio, è quasi una sfida con me stessa per riuscire ad ottenere il risultato sperato.
Forse un confine non c’è…

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Ora una domanda sul tuo “come”: è sempre interessante calarsi nel modo di fare arte dell’artista ripercorrendo i suoi passi. Come comincia il viaggio di un tuo ritratto e come prosegue fino alla sua conclusione? 

Inizia con un’idea, cerco poi di materializzarla scegliendo il soggetto e la composizione. Talvolta attingo da immagini trovate e rielaborate, ma il più delle volte scatto personalmente delle foto, successivamente mi metto al computer e faccio la scelta, mischio…assemblo… In genere la prima impressione si rivela quella giusta, questa fase richiede comunque tempo in quanto il materiale generalmente è molto e lo esamino attentamente.
In seguito eseguo, piuttosto velocemente, lo schizzo a matita su tela. Proseguo poi con il disegno definitivo direttamente a pennello, creo le tinte mischiando i colori ad olio strada facendo, scegliendo forme e colori durante le esecuzioni, è in questa fase che comprendo se la scelta fatta funziona davvero per me.
Mi soffermo molto sull’espressione del soggetto, a volte si tratta di lavorare su piccoli dettagli, ma intervengo finché non sono soddisfatta. Quando penso che il quadro sia finito lo lascio per poi rivederlo dopo qualche giorno. 

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Sperando che presto si possa ricominciare a muoversi e a godere dell’arte dal vivo, hai qualche mostra in programma? Dove ti potremo trovare nei prossimi mesi?

A giugno andrò in Francia per delle commissioni, sono stata diverse volte a Parigi per lavoro. Lì ho fatto varie esposizioni e ne ho in programma altre, ma non c’è ancora nulla di definitivo a causa della situazione.

Foto di Annalisa Avancini
Ritratto di Annalisa Avancini in studio
Foto dello studio di Annalisa Avancini, sullo sfondo Red socks 100×120 cm, olio su tela
Girl with long hair, 100×120 cm, olio su tela 
Gaetano, 100×120 cm, olio su tela 
Maria Carla, 40×30 cm, olio su tela
Senza titolo, 20×28 cm, olio su tela 

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