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April 23, 2021

Rolando Tessadri: l’equilibrio silenzioso e sospeso dei colori e delle trame

Francesca Fattinger

Ogni volta che mi sono ritrovata dal vivo o in formato digitale a guardare le opere di Rolando Tessadri sono stata presa da un’emozione che difficilmente riesco a trasformare in parole sensate e compiute: è più che altro uno stato corporeo e sensoriale, un momento in cui il respiro si blocca per qualche istante e poi si apre e si ammorbidisce, lasciandomi in un equilibrio sospeso e fremente al contempo. Mi capita quello che l’artista definisce essere il motivo della sua ricerca sul colore, essendo questo, dice Rolando: “la parte più inafferrabile dell’immagine, quella che meno riesco a definire in modo univoco perché quando lo sondo rimango sempre impigliato nella rete delle mie emozioni”. Non è il rigore della geometria ad interessargli, ma proprio quell’equilibro che le forme geometriche stabiliscono entro i confini delle immagini che le ospitano.
Per questo l’osservazione diviene in un attimo contemplazione quasi sacra: il tempo si blocca e fallisce ogni nostro tentativo di ricostruire un qualsiasi ordine naturale degli eventi che permea e circonda le tele, permettendo a noi osservatrici e osservatori di assumere “la posizione di chi contempla senza agire”.
In mezzo a tutto il rumore che ci circonda, dentro e fuori, le tele di Rolando Tessadri sono per me sorgente di un equilibrio silenzioso e sospeso, ancora di più se accompagnate dal suo racconto.

002_Tessitura_100x200cm_2019

Quando mi trovo davanti alle tue tele il mio occhio si perde nel colore: è lui che a un certo punto mi parla e mi mostra i suoi appigli alla tela. Il colore è la tua lingua madre e attraverso le sue variazioni mi sembra di sentir parlare il tuo silenzio. 
Che ruolo ha avuto e ha il colore per te, come lo scegli? O è forse lui a scegliere te? Ci parli anche di come lavori tecnicamente?

Come ogni artista, possiedo anch’io un archivio visivo fatto di immagini che ho accumulato nel corso della mia esistenza. Ovviamente queste immagini non hanno nulla di speciale, se non per me che le custodisco e mi ci identifico.
E però è proprio a questo serbatoio che attingo quegli stimoli visivi che mi permettono di sviluppare la mia ricerca sulla pittura e in particolare sul colore, che sento come la parte più inafferrabile dell’immagine, quella che meno riesco a definire in modo univoco perché quando lo sondo rimango sempre impigliato nella rete delle mie emozioni. In un certo senso, per mezzo del colore emergono delle memorie che, diversamente, rimarrebbero giacenti nella profondità della mia psiche e tutte le procedure tecniche che metto in atto per definirlo non sono altro che operazioni che mi permettono di decantarle e di portarle alla luce in una forma che le rende comunicabili a tutti. Probabilmente è per questo che sento particolarmente congeniale la tecnica del frottage, perché mi permette di rilevare qualcosa che sta sotto la superficie del supporto, o forse dentro la materia stessa, e di renderla visibile e duratura.

003_Nora_80x100cm_2020.

Ci racconti come sei arrivato, dopo una pittura molto variegata della metà degli anni Novanta e il successivo approfondimento teorico, a voler evocare ma anche superare la pittura analitica da una parte e il minimalismo dall’altra? 

Il mio percorso di formazione mi ha portato a maturare molto presto una forte passione per l’astrazione, soprattutto per il filone che nel corso del Novecento si è sviluppato a partire dalle ricerche dei neoplastici e dei suprematisti. La Nuova Pittura si colloca in parte su questa via, nonostante, a mio parere, non si tratti di un vero e proprio movimento, paragonabile a certe formazioni compatte di inizio secolo, ma di una aggregazione di artisti caratterizzati da interessi affini che talvolta però possono anche contraddirsi fra di loro.

007_Esito-incerto_50x70cm_2020

L’elemento che accomuna queste diverse ricerche, ed è ciò che più mi interessa, è probabilmente il fatto di dimostrare che la pittura è, nella varietà delle esperienze che l’arte contemporanea ci mette a disposizione, qualcosa di unico e insostituibile. La sperimentazione sulla materia condotta con i mezzi della pittura porta a dei risultati che non si possono ottenere altrimenti. È anche per questo che, fra tutti i minimalisti americani, quella che più mi attrae è Agnes Martin. Nel suo approccio al Minimalismo infatti i processi di riduzione linguistica vengono sempre attuati rimanendo dentro i limiti del dipingere.

004_Un-Luogo-sicuro_80x100cm_2020Parli del tuo lavoro come una ricerca continua, tra la necessità di un rigore quasi architettonico e la presenza di una spinta esistenziale e vitale che ti porta a voler entrare nello spazio del quadro. Come combini queste due anime della tua ricerca?

Non è tanto il rigore in sé della geometria ad attrarmi, quanto l’equilibrio che essa stabilisce dentro l’immagine che la accoglie. La geometria è in grado di dare al quadro una struttura tale che, quando tutto funziona, è come se il normale fluire del tempo si alterasse, fino a bloccarsi. A quel punto sono immerso in uno stato puramente contemplativo e l’opera perde perfino la propria consistenza fisica. È a questa condizione di sospensione temporale che aspiro. Nelle tele più recenti, ad esempio, ho sviluppato il tema della croce. Non c’è un interesse liturgico in questa scelta, intendiamoci. La croce mi affascina essenzialmente perché delinea una simmetria perfetta e fa assumere al quadro una ieraticità che lo estranea dalla contingenza. Oppure, negli ultimi lavori su carta utilizzo dei piani grigi sovrapposti che suggeriscono una fuga prospettica contraddetta dai limiti stessi della superficie pittorica. In questo caso si rimane incastrati dentro uno spazio piatto e impraticabile nel quale fallisce ogni tentativo di ricostruire l’ordine naturale degli eventi e si assume, di nuovo, la posizione di chi contempla senza agire.

005_Stanza_50x70cm_2020

Infine un’ultima domanda sui tuoi progetti attuali, hai voglia di raccontarci su cosa stai lavorando o dove ti potremo trovare nei prossimi mesi?

Come è successo a molti, anche i miei progetti in buona parte sono stati bloccati dall’arrivo del Covid, che mi ha costretto a una lunga pausa di riflessione. Mi auguro però che la collaborazione con le gallerie che seguono il mio lavoro possa riprendere dalla prossima stagione con regolarità. In giugno sarò comunque presente con una sala presso il Forte di Fortezza nell’ambito della Biennale di Bolzano, curata da Hartwig Thaler e in autunno presso la Sala Espositiva di Laives con una mostra curata da Stefania Rossi, dove esporrò alcuni lavori recenti in compagnia di Federico Casati.

006_Contronatura_70x200cm_2020
Foto di Rolando Tessadri

Rolando Tessadri, Tessitura n. 1/2/3/4/5/6/7/8, tecnica mista su tela, 240 x 320 cm, 2018
Rolando Tessadri, Tessitura n. 8/9/10/11, tecnica mista su tela, 100 x 200 cm, 2019
Rolando Tessadri, Nora, tecnica mista su tela, 80 x 100 cm, 2020
Rolando Tessadri, Esito incerto, tecnica mista su tela, 85 x 120 cm, 2020
Rolando Tessadri, Un luogo sicuro, tecnica mista su tela, 80 x 100 cm, 2020
Rolando Tessadri, Stanza, tecnica mista su tela, 50 x 70 cm, 2020
Rolando Tessadri, Contronatura, tecnica mista su tela, 70 x 200 cm, 2020

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