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April 20, 2021

Posthaus: in riva al Passirio, il nuovo corso dell’oreficeria meranese

Mauro Sperandio
A Merano la storica oreficeria di Hans Tischler si anima di nuova linfa: nasce Posthaus, cooperativa di artigiani composta Konrad Laimer, Sofia Stecher e Martin Messavilla. Pura ricerca, alla ricerca di forme pure.

L’elegante Merano è meta turistica di lunga tradizione, crocevia di lingue e culture, rifugio e ispirazione per artisti e letterati. In un simile contesto, che è impreziosito anche dallo scenario naturale circostante, si è sviluppata una tradizione orafa dalle caratteristiche originali. Capostipite della “scuola Meranese” fu Anton Frühauf – carismatico, eccentrico, ricercatore – e a lui succedettero vari illustri allievi e colleghi. Oggi, a rinnovare e innovare la tradizione meranese, giunge un nuovo sodalizio professionale guidato da Konrad Laimer, “orafo viaggiatore” per anni attivo a Naturno col proprio laboratorio e in vari paesi di tutto il mondo come docente in corsi di perfezionamento. Co-protagonisti di questa nuova impresa sono Sofia  Stecher e Martin Messavilla, giovani ma capaci allievi di Laimer. Sede di questa nuova fucina dell’oreficeria è il laboratorio con annesso negozio che fu di Hans Tischler, artista del gioiello e ora parte attiva del sodalizio. Incontro Konrad al Posthaus, questo il nome scelto per il negozio, che si trova in via Leonardo da Vinci, là dove Porta Bolzano collega piazza della Rena e piazza Duomo.

Dopo trentaquattro anni dall’apertura del tuo laboratorio a Naturno, hai deciso di trasferirti a Merano e cominciare un nuovo importate capitolo della tua carriera. Cosa ti ha spinto a lanciarti nella creazione del Posthaus?

I primi dieci anni nel mondo dell’oreficeria li ho vissuti a Merano da Walter Erckert. Quando ho deciso di mettermi in proprio ho scelto di stare nella più defilata Naturno, che mi garantiva di poter lavorare e dedicarmi alla ricerca in tutta tranquillità, senza dover seguire il ritmo frenetico di un grande centro. I fattori che mi hanno portato qua sono vari. Con gli anni, Naturno ha perso la sua dimensione intima e volevo cimentarmi in qualcosa di nuovo, che coinvolgesse e responsabilizzasse due mie allievi, Martin Messavilla e Sofia Stecher. Per una serie di fortunate coincidenze, sono venuto a sapere che Hans Tischler, figura storica dell’oreficeria meranese, voleva smettere di lavorare. Ho incontrato Hans lo scorso luglio e gli ho parlato del mio progetto. Oggi, quello che era il suo negozio con laboratorio è diventato un luogo di incontro tra storie e generazioni diverse: c’è lui, ci sono io, ci sono i giovani Sofia e Martin e, ad occuparsi di social e media marketing, mia figlia Lena.

La tua voglia di conoscere e imparare ti ha spinto a girare il mondo. Potremmo definirti un orefice-viaggiatore?

Direi di sì. Il lavoro in laboratorio e quello fuori dal laboratorio hanno per me la stessa importanza. Non potrei stare senza i miei viaggi, gli incontri e le esperienze. Ho collaborato per nove anni, fino al 2003, con il Moore College of Art & Design di Philadelphia. Com’è nato questo rapporto? Grazie alla mia curiosità per l’attività del College, che mi ha portato a contattarli e che ha suscitato in loro interesse per la mia visione dell’oreficeria. Una sincera curiosità è la chiave che ti spalanca ogni porta.meranite posthaus meranoC’è un punto che unisce tradizioni orafe anche molto distanti l’una dall’altra?

Il sottosuolo russo è ricco di pietre preziose di altissima qualità: malachite, ambra, diamante, berillio in tutti i colori. Queste sono le protagoniste dell’oreficeria russa. Il mondo arabo ha il mito dell’oro e, da un punto di vista tecnico, è molto legato alla stampa e alla replicazione di moduli più o meno antichi che vengono fatti convivere. È un’evoluzione lenta, che ha sposato alcuni stilemi arabi e indiani. In Arabia l’orafo è quasi un puro artigiano, slegato dall’aspetto creativo. L’identità orafa mitteleuropea, invece, si divide tra cultura accademica, con l’Akademie der Bildenden Künste di Monaco, e tradizione. Curiosamente tra queste due correnti non c’è un dialogo. Personalmente, mi sono voluto cimentare nell’organizzazione di una mostra che riunisse queste visioni, riunendo i lavori di oltre cinquanta orafi nella Kunsthalle Weishaupt di Monaco: dal gioiello classico a quello moderno, fino anche a quello sperimentale. Idee diverse di concepire l’arte orafa, che hanno uguale dignità se rendono felice chi indossa il gioiello. Questo è il punto.

Se dovessi identificare un pilastro del tuo lavoro, quale aspetto diresti fondamentale?

La conoscenza dei materiali. Prima di cominciare un dialogo con la materia è necessario conoscerla a perfezione, perché è lei la protagonista. Nei miei gioielli che rappresentano una sezione orizzontale di una mela non c’è nessun mio intervento: io sono solo un medium, che si allontana dal discorso formale e trasporta in oro la forma del frutto. Io mi occupo solo delle dimensioni e della funzionalità del gioiello finito.Apfel_ArmreifenCome trasmetti ai tuoi allievi ed ora anche soci questo modus operandi?

Quando dobbiamo affrontare una nuova tematica incarico loro di studiare tutto quanto riescono a trovare sull’argomento in questione. Al momento stiamo lavorando con il granato, ma prima di mettere le mani su questa pietra ci siamo fatti una cultura approfondita sulla sua storia e sulle sue caratteristiche.

L’insegnamento occupa una parte importante del tuo curriculum. Cosa ti ha dato il ruolo di docente? 

Ho frequentato l’Accademia Internazionale Estiva di Belle Arti di Salisburgo, prima come studente e poi come assistente. Devo dire che ho imparato molto di più nel secondo ruolo. La mia docente, la scultrice e orafa E. R. Nele, trovandosi impegnata a organizzare alcune mostre si è affidata me perché tenessi alcuni corsi. Per onorare la sua fiducia, mi sono trovato a dover studiare e razionalizzare l’argomento delle lezioni che avrei dovuto tenere. Questo “metodo” lo uso con i miei studenti, ai quali, prima dell’inizio delle formazioni, do delle indicazioni sugli argomenti da studiare. Questo serve loro per avere delle basi solide e a me per imparare da loro e secondo il loro punto di vista. Un simile approccio permette inoltre di procedere spediti durante il corso e di sfruttare pienamente la presenza del docente.Oltre al valore intrinseco, l’oro ha una storia, una “presenza fisica” e un posto nell’immaginario collettivo di assoluta rilevanza. Mi chiedo se per i tuoi gioielli, che sono figli di una ricerca approfonditissima, l’oro non sia quasi una “distrazione”.

Come orefice sono responsabile del fatto che l’importanza dell’oro non superi quella del tema che affronto. Ad esempio, se voglio esaltare la bellezza di una nostra pietra locale, la meranite, l’oro sarà solo un supporto che deve essere ben studiato e misurato per non emergere. Ti dirò di più: al fatto che l’oro sia “oro”, non ci bado più di tanto. Il muratore non si fa troppi pensieri ad usare cemento e mattoni, il falegname non si interroga troppo sull’identità del legno, badando solo alle caratteristiche di una certa essenza. Io, che sono orafo, ho semplicemente scelto di usare questo materiale per lavorare: argento, oro giallo o bianco. Uso soltanto quello che mi serve.

LadenSe penso alla scena delle gioielleria meranese noto come Sofia e Martin rappresentino la nuova generazione e, quindi, il futuro di questa arte lungo il Passirio. In quale direzione credi proseguirà questa storia?

Al Posthaus siamo convinti di avere una grande responsabilità. Nel nostro laboratorio stiamo coltivando e ampliando un linguaggio che si fa forte della mia più che trentennale esperienza, che tiene in gran conto il lavoro di Hans, che vuole approfondire la conoscenza dei materiali anche e soprattutto locali, che vuole onorare l’apertura verso tradizioni e culture differenti, contaminandole. Come fece da pioniere Anton Frühauf e com’è scritto nel DNA di una città che deve all’incontro tra Nord e Sud e tra culture differenti la sua unicità e fortuna.

Foto: Posthaus

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