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April 16, 2021

Nuno Escudeiro: filmare il dovere
della solidarietà

Allegra Baggio Corradi

L’edizione 2021 del Bolzano Film Festival Bozen si svolgerà interamente online dal 14 al 18 aprile. Tra le prime altoatesine, il documentario del regista portoghese Nuno Escudeiro, The Valley, già vincitore del premio internazionale per registi emergenti al Festival Documentaristico Canadese Hot Docs. Girato in Val Roya, sul confine italo-francese, il lungometraggio racconta la missione umanitaria e investigativa della quale la popolazione locale si è fatta carico nei confronti dei migranti in risposta alla violazione dei diritti umani da parte delle forze di polizia tra il 2016 e il 2018. Da un punto di vista europeo, uno sguardo in presa diretta sul dovere della solidarietà e sul suo inverarsi, al di là e al di qua della legge. In più, un dialogo con Nuno sul suo approccio alla regia.

Ciao Nuno, da dove vieni e di cosa ti occupi? 

Originariamente sono di Tomar, una piccola città del Portogallo. Come tutti i ragazzi della mia generazione, nel 2012 ho lasciato il mio paese per studiare ed è così che sono partito per la Finlandia. Avevo già iniziato ad occuparmi di cinema, ma mi sentivo ancora impreparato, quindi ho voluto continuare a studiare. 

THE VALLEY Film Still 3 (c)Miramonte Film

Come sei arrivato a Bolzano?

Cercando su internet ho trovato la scuola di cinema documentario Zelig. Mi è subito piaciuta l’idea che ci fossero 30 studenti per tre anni. Terminati gli studi, sono rimasto in Alto Adige.

Come sei arrivato alla regia?

Alla regia non si arriva: è un bisogno che hai dentro. Tutto nasce dalla mia necessità di raccontare storie. Il cinema è un processo molto dilatato nel tempo perché ci si immerge in un percorso lungo anni; si girano scene per intere giornate e se si è fortunati si ottengono 40min di materiale. La riflessione su quello che si sta facendo è costante. In più, ci sono talmente tante persone coinvolte nella realizzazione di un film che si tratta realmente di una fabbrica in cui ogni tassello deve trovare l’incastro giusto. 

THE VALLEY Film Still 4 (c) Miramonte Film

Come sopperisci alle limitazioni tecniche legate alla realizzazione di un film con le necessità espressive della narrazione?

Hemingway ha un tempo detto che anche se la gente lo definiva un genio, ha pur sempre dovuto imparare a scrivere anche lui. Per i registi è lo stesso. Esistono componenti tecniche legate alla realizzazione di un film che è necessario conoscere, ma la cosa più importante è imparare a scrivere, ovvero trovare il coraggio artistico e saper articolare pensieri che sono molto più connessi al sottotesto di un lungometraggio che alla sua narrazione esplicita. Nel girare un film ci sono limitazioni fisiche, ma il discorso tecnico passa in secondo piano man mano che si penetra nel processo. Di recente ho lavorato con un regista finlandese che mi ha confidato che quando gira con un cameraman parla prima e non durante le riprese perché è necessario esistere nel momento.

Ci parli del tuo documentario “The Valley”?

Il film si svolge in Val Roya, vicino a Ventimiglia, sul confine italo-francese. I flussi migratori in quell’area intorno al 2016 erano molto intensi e la popolazione locale si è abilitata per accogliere coloro che la polizia rimandava indietro una volta tentato di valicare il confine. La persecuzione nei confronti della popolazione da parte dello stato si andava intensificando poiché l’accoglienza dei migranti da parte dei cittadini francesi era ritenuta illegale. La popolazione si è radicalizzata e, oltre ad una missione umanitaria, ha iniziato a svolgere un lavoro d’investigazione rispetto ai diritti dei migranti. In breve tempo è stato messo in evidenza il fatto che qualsiasi individuo giungesse sul territorio nazionale volendo fare domanda di asilo non potesse essere respinto. La violazione di questo diritto da parte della polizia francese ha alimentato la lotta ideologica della popolazione locale piuttosto a lungo, portando ad arresti e alla militarizzazione della valle. Il film racconta questi fatti in presa diretta, prestando particolare attenzione alle storie di donne e uomini comuni intenti a rimodellare le leggi nazionali applicando lo strumento della disobbedienza civile.

Sei mai incorso in problemi tu stesso durante le riprese? 

In realtà questo è un aspetto abbastanza interessante del processo. Sino a sei mesi fa in Francia era consentito filmare la polizia, nonostante la titubanza o la non poco frequente opposizione dei gendarmi. Durante il governo Macron, tuttavia, è stata emanata una legge che proibisce di riprendere il corpo di polizia e soprattutto di registrare momenti in cui vengono violati i diritti umani. In Italia si ha il diritto di riprendere la polizia fino a quando non è questa a imporre che ci si fermi, tuttavia, se per qualche motivo si continua a filmare, il diritto di mostrare il contenuto delle riprese continua a sussistere. L’introduzione di una legge a tal punto proibizionista in Francia non renderebbe più possibile la realizzazione di un documentario come The Valley oggigiorno.

THE VALLEY (Film Still 2 (c) Miramonte Film

Cosa distingue il tuo documentario da altri già esistenti che affrontano tematiche simili?

Il documentario esplora soprattutto il rapporto tra il dovere e la solidarietà, ma ciò che lo distingue da altri film che trattano di problematiche migratorie è la visione del fenomeno da un punto di vista europeo. Questo particolare approccio è stato motivo di critica perché ritenuto eurocentrico a discapito dei migranti stessi, ma la mia intenzione era proprio quella di comprendere il ruolo di noi europei nel contesto della crisi dei rifugiati, quali sono i nostri problemi di empatia, quali criteri utilizziamo per rispettare o violare i diritti umani. Il film guarda, quindi, in maniera non retorica, ma pratica al nostro rapportarci ad una questione storica che ci troviamo a vivere e che non possiamo, quindi, evitare di confrontare. 

La tua regia continuerà ad essere votata al documentario o traslerà nel mondo della finzione?

Al momento vorrei rimanere legato ancora al documentario perché per essere in grado di costruire delle finzioni bisogna prima imparare molto dall’umanità che ci circonda. Creare al di là della realtà in presa diretta presuppone una maturità che ancora non ho.

The Valley, 2019, Regia di Nuno Escudeiro, Cinematografia di Nikolaus von Schlebrügge, Musiche di David Argi, Montaggio di Beatrice Segolini, Scritto da Nuno Escudeiro e Moritz Bonatti, Prodotto da Andreas Pichler, Luc Martin-Gousset, Valerio B. Moser, una coproduzione Miramonte Film e Point du Jour con Public Sénat e Arte.

Photo Credits @ Nuno Escudeiro

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