Culture + Arts > Literature

April 15, 2021

Tzimtzum 03: non può esistere la spada se non esisto anche io

Allegra Baggio Corradi

Ebbene sì William, siedo a mezz’aria sul mio pianeta gassoso, ma no, non ti ho abbandonato. Sarà anche la mar come dici tu o tuo nonno che non volevo certo mettere in mezzo; è che non so più dove inizi una persona e finisca l’altra. Roncolo, beh, che dire? Castelbello. E non è vero che il baccaeà con le patate mi lasciava indifferente, tutt’altro. Semmai sei tu che hai tradito gli articiochi con le fortaie. Poi, per la cronaca, ho annusato, nasicchiato e tirato su come mi hai invitato a fare nella tua ultima lettera, ma ucci ucci, non ho sentito alcun odor di cristianucci. Sono nato citrullo ed è per questo che mi hai sempre considerato un trastullo, ma come sai, a ben condire l’insalata ci vuole un avaro per l’aceto, un giusto per il sale e uno strambo per l’olio. Io mi sono sempre sentito strambo. Sarà per questo che non ho mai avuto lo slancio d’irrigare le mie foglie di rucola. La fame è il miglior condimento.

Questo per dire che stai costruendo un nemico. Ti trovi in una Bolzano rimpicciolita a dimensione di pozzanghera, vedi sconosciuti che si arrampicano su scale a pioli fatte di cadaveri, respiri lapilli dell’incendio di Castel Roncolo, deliri. Ti serve un nemico. Ma non sono io, non posso esserlo, anche se tu ora non lo capisci. Il mio invito è di illanguidirti nel vino, di debilitarti dalla copula, di cospargerti di unguenti, di satollarti di farina di segale. Brandisci un pugnale e somministra veleni a chi ti vive vicino. È troppo facile ferire chi non è un fratello. 

Qui, sul pianeta gassoso, rifletto sui riflessi rifranti sul prato che si formano quando il sole s’abbassa: l’arrossire serale che scende si sfa in un fascio di frammenti che si fanno neri perdendo il picchiettio insistente che li faceva vibrare splendenti. Mi spingo ogni sera fino al margine più scosceso del nugolo etereo sul quale mi trovo, sporgendomi per riuscire a vedere la pozzanghera di sotto, dove stai tu. Scoraggiato dal caigo sotto ai miei piedi, entro le pupille, estro le papille, mi siedo per terra con le gambe aperte a triangolo, geometria ad incastro perfetta per ospitare il centro del mio attuale universo, un libro, unico reperto di un fu non futuribile. Socchiudo solitamente gli occhi sulle pagine fitte, lo sguardo scattoso, minaccioso, mentre la fronte si corruga ad esprimere continui dubbi sui perché che incontro. 

Stufo di vedere solo parole apparire, eretta e attraversante, alzando lo sguardo ho di recente visto una spada dorata di traverso. L’ho fissata per un tempo che pareva infinito, provando in tutti i modi a non sbattere le ciglia, operazione complessa. Gli occhi piangenti dallo sforzo, mi sono chiesto se la spada esistesse solo perché esistessi io. Ho pensato di dover verificare rimanendo lì il più possibile, immobile: transitando lo sguardo attraverso il campo magnetico di forze radioattive che aggrumate si annodavano intorno alla spada, un’esplosione di rette diritte, secanti, divergenti irruppe e strappò la mia vista. Mi convinsi che è bene non staccare mai gli occhi dalla pagina scritta. La fuga dello sguardo dalla parola fa fuggire la luce dal mondo. Provoca esplosioni. Se non può esistere la spada se non esisto anche io, esiste la pozzanghera se non esisti tu?

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.

Related Articles