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March 23, 2021

Corpo a corpo con la poesia #08: gomitolo

Francesca Fattinger

Sul filo dei nostri giorni si tesse l’anno,
lungo il suo stesso filo scivola il ragno
un’amica mi telefona in città, mi vuole,
attraverso un filo si rincorrono parole.
Sul filo tutta la vita si dispiega,
sul filo si annoda e si slega.
Ed io ho messo le speranze più care
sul filo nel prato ad asciugare.
Francis Blanche

Immagino i desideri come tanti fili che scendono dal cielo, come le code di stelle filanti dorate che pendono dal mantello buio della notte e che, senza avvisare, d’un tratto si fanno afferrare. Appena afferrati tra le mani questi fili, come liane imbizzarrite, ci portano qui è là, su e giù, a destra e a sinistra: ci fanno ballare la danza vorticosa dei sogni. I fili-desideri creano nuovi legami, ne sciolgono altri, si annodano, si attorcigliano, si uniscono, creano fiocchi e nodi intorno a noi, alla nostra vita e alla vita di chi incontriamo. 

Uno dei motivi per cui pratico la poesia è che la poesia mi serve: mi serve per calarmi più concretamente nella realtà, mi serve per calarmi dentro di me e ritrovarmi e per calarmi dentro il mondo e ritrovarlo. La poesia in questo viaggio è come un gomitolo, un gomitolo di filo rosso che tengo attorno al polso e che lancio intorno a me per creare nuovi legami con l’altr* in ogni sua forma, sia esso un albero fiorito, un libro con le pagine ingiallite, una foto di famiglia dimenticata, uno sconosciuto incontrato nel riflesso distratto di un treno.

Se chiudo gli occhi posso immaginare la poesia scritta in apertura dell’articolo come un tessuto da accarezzare. Sono alcuni versi del testo scritto da Francis Blanche per la meravigliosa canzone Sur le fil interpretata da Charles Trenet.
Che ne dici di ascoltarla ora? 
Se chiudi gli occhi e ti abbandoni all’ascolto, le parole di Francis Blanche si trasformano in una trama di fili che si intrecciano, a volte in griglie geometriche e ordinate, a volte lasciando fuoriuscire dalla tessitura parole selvagge, frasi ribelli, che infrangono la struttura della tessitura e danno spazio all’errore, all’imprevisto, all’acuto, al colore scintillante. La trama si allarga, fili naturali e sintetici escono ed entrano, entrano ed escono, movimentando il tessuto e dando all’occhio e alle mani nuove strade e possibilità.

E così anche i discorsi procedono lungo linee. Infatti, quando uno incespica o si smarrisce mentre parla, diciamo che ha perso il “filo” del discorso. “Filo”, “linea”, “traccia”: tutte espressioni di un continuum che si mostra a noi e ci dimostra ogni giorno che non siamo mai soli in quel che facciamo ma sempre uniti al mondo attorno. Che sempre tessiamo fili invisibili tra noi e il fuori di noi, per poi percorrerli o farli percorrere ad altri. 

La poesia con i suoi fili di tutti i colori, i suoi nodi e le su trame fitte o larghe, ci racconta di tutti i fili che più o meno visibili ci legano: legano me e te che stai leggendo, attraverso il filo di questo mio discorso; legano il palloncino alla mano della bambina che lo tiene stretto stretto per non farlo volare via; legano il rammendo al tuo maglione preferito che si era rotto e non volevi proprio buttare via; legano gli occhi delle atlete alla fine della loro corsa; legano il fulmine al cielo in tempesta; legano il viaggio alla mappa e il papà all’altalena. 

Che ne dici oggi di prendere un pezzo di filo? Magari hai proprio un gomitolo come quello in foto; se è così, tienilo tra le mani, tastalo, prova a immaginarlo tutto steso diritto, come una strada lunghissima davanti a te.  Adesso tagliane un pezzo: tieni il filo teso tra le due mani e taglialo della misura che ti consenta la massima distanza tra loro, l‘arco dell’abbraccio più ampio possibile. Con questo filo in tasca esci di casa all’ora del tramonto e poco dopo che il sole è sceso, nel momento della magica ora blu, quando si verifica il passaggio dalla luce al buio e nelle case si accendono come stelle le luci, tiralo fuori e tienilo tra le mani. Prova a immaginare i desideri delle persone nascoste dietro a ogni finestra illuminata e a ognuno di questi fai un nodo sul tuo filo. Prima di rientrare in casa fai un nodo per il TUO desiderio. Rientrata, metti il filo dei desideri da qualche parte, è importante che sia ben visibile: una poesia silenziosa da accarezzare, un monito per non dimenticarsi dei tuoi desideri e di quelli delle persone che vivono intorno a te.

***

Francis Blanche e Mirjana Farkas, Sul Filo, Orecchio Acerbo Editore, 2020
Paolo Pileri, Progettare la lentezza, People, 2020
Torill Kove, Fili, Giralangolo, 2019
Adrien Parlange, Le Ruban, Traèle, Albin Michel Jeunesse, 2015

 Foto e grafica di Angela Onorati

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