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March 9, 2021

Corpo a corpo con la poesia #07: lente

Francesca Fattinger

Ho menzionato l’ispirazione. Quando viene chiesto loro cosa sia e se esista davvero, i poeti contemporanei rispondono evasivi. (…) Quando mi viene posta questa domanda, anche io esito. Ma la mia risposta è: l’ispirazione non è privilegio esclusivo di poeti o artisti in generale. Ci sono, ci sono state e sempre ci saranno persone che ricevono la sua visita. (…) da ogni problema che risolvono scaturisce un nugolo di nuove domande. Qualunque sia l’ispirazione, nasce da un continuo “Non lo so”.
Wislawa Szymborska

Eccola qui la mia frase-lente, l’ho nascosta nell’angolino della mia tasca e l’ho portata sempre con me in questi giorni. Non l’ho lasciata andare via nemmeno per poche ore, era sempre con me: l’ho portata con me dietro l’orecchio, tra gli occhi e le palpebre, tra le mani e le carezze, tra i profumi e la memoria. Ne avevo proprio bisogno, soprattutto quando il tempo correva e io non riuscivo a stargli dietro. 

La poesia per me è stata sempre una lente, si è rivelata una maestra di lentezza, attenzione e cura. Mi ha insegnato che ciò che sono e ciò che ho intorno a me va guardato con calma in ogni suo piccolo dettaglio e che questo richiede tempo. Wislawa Szymborska alla difficilissima domanda su cosa sia l’ispirazione, scintilla della poesia, risponde chiaramente che è un nugolo di domande, che è un brancolare nel buio, farlo con i piedi saldi, ma al contempo anche in continuo movimento: con mente, mani e occhi danzanti e curiosi.

Perché alla poesia piace mettere sottosopra il mondo. Mi immagino la poesia come una ragazza del futuro che a un mercatino interspaziale trova a un banchetto una palla di vetro con la neve dentro: all’interno c’è il mondo e lei la prende in mano e la scuote, la muove, la agita; per qualche secondo il mondo è nuovo, pieno di neve e di meraviglia. Insomma la poesia ci aiuta a scorgere anche le cose più piccole e insignificanti a cui spesso non diamo attenzione, ma ci fa anche guardare con occhi nuovi le cose più grandi e ingombranti della nostra vita. La poesia ci insegna ogni volta che la incontriamo, la pratichiamo o la leggiamo, che la nostra esperienza della e sulla vita dipende profondamente dal nostro sguardo su di essa.

Chandra Livia Candiani ricorda sempre che per mettersi in contatto con le nostre parole c’è bisogno di domande, c’è bisogno di voglia di fare domande, c’è bisogno di curiosità; non importa a chi si pongono né se si troveranno mai le risposte che si cercano. L’aspetto davvero essenziale è mettersi in cammino, ricercare, far uscire da sé le domande, farle risuonare e nel frattempo mantenere mente e cuore aperti per mettersi in ascolto.

Adesso tocca a te! Pensa di trasformare la tua corsa, per arrivare al lavoro o per fare la spesa o per fare qualsiasi altra incombenza, come un momento di ricerca. Immagina di poter rallentare e di poter osservare, ascoltare, annusare, percepire ciò che ti circonda con una lente in mano. Oggi quello che ti chiedo è di ricominciare a porti domande, come se fossi un bambino o una bambina molto piccola: domande difficili, domande scomode, domande sciocche, domande futili, domande noiose, domande imbranate, domande piccanti, domande cosmiche, domande elettriche. L’importante è non voler avere a tutti i costi risposte veloci e precise, ma concentrarti su di te, sulle TUE domande e lasciare stare il resto. Raccogli tutte le domande che ti vengono in mente: mentre rallenti per strada e ti fermi a osservare il paesaggio naturale e umano intorno a te, mentre bevi il tuo caffè la mattina presto, quando tutti gli altri dormono, o mentre stai per addormentarti, e nascondile sotto il cuscino. Se ti aiuta, ad ogni domanda scatta anche una fotografia. Per trarre ispirazione prova a cercare il bellissimo libro fotografico di Antje Damm, intitolato Cosa diventeremo? Riflessioni intorno alla natura. Funziona proprio così, ad ogni immagine è associata una domanda, non ci sono risposte, solo domande, grandi e piccole, sulla natura, sugli animali e in fin dei conti su tutti gli esseri umani.

Le noci sono vive? E come fanno a sapere da sole come crescere? (…) I sassi si ricordano la propria storia? (…) Dove trova l’erba la forza di crescere? (…)  Il lupo sogna la lupa? (…) Gli animali hanno le stesse nostre paure? (…) Perché alcuni animali sono enormi e altri sono piccoli?

Alla fine sì, la poesia è proprio come una lente, anzi come due lenti su un naso: con la sua magia ci permette di scoprire il lato nascosto delle cose.

Gli occhiali sono due cerchi di vetro 
che si mettono davanti agli occhi.
Le persone guardano attraverso di essi
e vedono le cose in modo diverso.

Una goccia d’acqua, guardata con gli occhiali 
e da molto vicino, può essere un piccolo lago 
con dentro un pesce trasparente.

Una montagna, guardata con gli occhiali
e da molto lontano, può essere 
un granello di sabbia della spiaggia in fonda alla strada.
Le cose si vedono in modo diverso attraverso quei cerchi.
(…)

***

Wislawa Szymborska, La prima frase è sempre la più difficile, Terre di Mezzo Editore, 201
Antje Damm, Cosa diventeremo? Riflessioni intorno alla natura, Orecchio acerbo, 2019
Chandra Livia Candiani, Ma dove sono le parole?, Effigie, 2015
Maria Josè Ferrada, Gaia Stella, Il segreto delle cose, Topipittori, 2017

Foto e grafica di Angela Onorati

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