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February 5, 2021

VEROlab&shop: per planare sul mondo
con leggerezza

Francesca Fattinger

La mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio. In questa conferenza cercherò di spiegare – a me stesso e a voi – perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto. 
Italo Calvino, Lezioni americane, 1988

Prendete la vita con leggerezza, planate sulle cose dall’alto senza macigni sul cuore, questo è il consiglio di Italo Calvino: parole che risuonano e riecheggiano in ogni lavoro di Veronica e che si trovano appese appena si entra nella sua casa laboratorio, come monito e manifesto della propria poetica. Ho voluto iniziare questo articolo proprio con un paragrafo tratto dalle “Lezioni americane” di Calvino, perché il suo intento di cercare leggerezza, alleggerire sguardo, corpo, pensieri e idee per farle planare dall’alto, mi sembra perfetto per parlare del mondo di VEROlab, molto di più di un laboratorio o di un’artista: una persona che ti guarda, ti ascolta, ti accoglie e ti insegna un’arte. Ci siamo incontrate più volte per conoscerci e per approfondire i tanti temi che si scorgono nel suo lavoro e che hanno a che fare con la porcellana, con le mani, con la pazienza, con la letteratura, con le persone e con molto molto altro, che vorrei farvi scoprire direttamente dalle sue parole. Spero davvero che potremmo trovarci presto nel suo laboratorio per condividere una parentesi di tempo e scoperta e per imparare a “essere leggeri come un uccello, non come una piuma”.

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Semplicità, mani, sguardo, oggetti, tatto, cura, natura, piante, poesia, scrittura, e potrei andare avanti all’infinito, per righe e righe, parole e parole, per descriverti, ma credo che sia più interessante chiederlo proprio a te, quali parole risuonano con il tuo lavoro? Chi è Veronica e che cos’è VEROlab?

Sono una persona altamente sensibile, sono allegra ma cerco di ascoltare ogni mia emozione, sono creativa ed empatica, dinamica e riflessiva. Sono tutto e il suo contrario… mi ritrovo quasi sempre a sorridere…
VERO è il mio nome, il mio progetto, la mia casa, il mio laboratorio. Cinque anni fa ho iniziato a fare ceramica, a forza di esperimenti, domande, errori, tenacia, successi e fallimenti… Mi ritrovo in sintonia con la porcellana, siamo entrate in confidenza, con calma…

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Ho una casa-laboratorio, sì! Quando si entra nel laboratorio, si entra a casa mia, nella mia cucina, nel mio salotto, nel mio bagno: un luogo che lascia spesso lo sguardo stupito… è la contaminazione tra spazio privato e pubblico, niente male direi! Ed è anche uno spazio di vendita, su appuntamenti si può visitare il lab e acquistare!

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Per quanto riguarda le parole: grazie per la bellissima domanda e per aver guardato e ascoltato il mio mondo… mi commuove essere vista! 
Ecco le mie parole:
IDEA, che si trasforma in linguaggio, in oggetto tangibile, da usare o da guardare… Mi interessa anche vedere quante persone riescano a leggere, decifrare, capire questo linguaggio (a questo proposito l’opera che vedete qui sopra si intitola “ABRE LOS OJOS”, apri gli occhi in spagnolo!).
TERRA, intesa come ceramica, tutti gli impasti di terre e minerali che l’ACQUA rende plastici e il FUOCO rende eterni…
PORCELLANA, che fra tutte le ceramiche è la più pura, traslucente, elegante. Impastare e modellare fa parte della RICERCA della SERENITÁ, la ripetizione del gesto aiuta a trovare sintonia nei movimenti, confidenza con i materiali, un tempo scandito con rispetto. 

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Andando più in profondità nei tuoi singoli progetti, ce ne è qualcuno che ti sta particolarmente a cuore di cui vuoi parlarci? A me, ad esempio, piacciono moltissimo la serie di piatti dedicati a Boccaccio e al suo Decameron, la serie con le impronte di elementi naturali o il tuo calendario perpetuo.

Boccaccio è un progetto appena nato, ma riguarda una mia grande passione: la letteratura. Ho studiato a Venezia, mi sono laureata nel 2001. Poi ho iniziato un lavoro commerciale. Avevo un negozio, ma nel 2006 mi sono iscritta alla facoltà di Lettere all’Università di Trento, perché avevo bisogno di leggere, studiare, ascoltare le lezioni, approfondire gli studi letterari. Tra i grandi fondatori della letteratura italiana, i miei preferiti sono Petrarca e Boccaccio… a breve penso di copiare qualche pagina di manoscritto sulla porcellana, un progetto “VERO-filologico”.

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Per quanto riguarda le “impronte naturali”: amo le piante, le foglie, il verde… in casa mia ho tantissime piante, imprimere le foglie sulla porcellana e poi colare il colore nel bassorilievo mi piace un sacco, mi sembra di creare degli…erbari!

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Il “calendario perpetuo” ha a che fare con il design: una mia grande passione! Ho passato migliaia di ore a guardare oggetto di design, riviste di arredamento e architettura, a leggere le biografie e avvicinarmi alle intuizioni dei grandi, piccoli e a volte sconosciuti disegnatori. Il calendario perpetuo o i disegni delle icone del design, sedie, lampade, oggetti di uso comune… sono il mio tributo a questo mondo creativo, di bellezza, di colpo d’occhio, di nutrimento dei segni.

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SACCOBBELLO è un altro progetto a cui tengo tanto: un progetto ecologico, reversibile, utile e divertente. Recupero i sacchi delle scarpe o borse e li rendo rigidi con ingredienti naturali al 100%. Diventano contenitori, cestini, coprivasi. Quando ci si stanca di vederli, basta immergerli in acqua per farli tornare come prima. Senza inquinare o creare rifiuti speciali.

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Le collaborazioni per te sono fondamentali. Si capisce già da come accogli le persone nel tuo atelier e da come curi l’incontro con chi ti viene a trovare. Ci parli di qualche collaborazione presente, passata o futura? Dove ti troviamo e ti troveremo?

Collaborare significa creare sinergia, condividere con una o più persone un lavoro, un’idea. A me viene naturale, sarà perché io le persone le guardo, le ascolto… sarà perché mi dà gioia unire le forze, credere in qualcosa, darsi luce a vicenda (o almeno provarci!), trovare nuove risposte e nuove domande. Le collaborazioni intrecciano presente, passato e futuro: in particolare collaboro con cuochi, per cui realizzo oggetti per la tavola ad hoc e con cui cerco di diffondere la cultura della porcellana; con negozi che sono i miei luoghi di vendita (oltre al lab); i vivai che sono anche luoghi di vendita e un connubio perfetto tra porcellana e piante. 

_MG_6185 Un altro aspetto che mi piace molto è che in momenti di “normalità” hai offerto e offri workshop per imparare insieme a creare oggetti in porcellana, dai bijoux a oggetti tridimensionali come “tazze, tazzine e tazzelle”. Ci racconti un po’ anche di questo?

 In tempi no COVID una giornata tipo nella mia casa laboratorio si svolge così: il numero dei partecipanti è 6 e si svolge dalle 9 alle 17. A pranzo si mangia qui, tutti insieme, pietanze molto semplici ma curate, calde e vegetariane! Non sono una grande cuoca, ma mi prendo cura dei miei ospiti!
In laboratorio proviamo a fare degli oggetti in porcellana, cose tridimensionali (come TAZZE, TAZZINE e TAZZELLE!) oppure piccoli componenti per bijoux. Alla fine della giornata tutti, anche chi si dichiara meno disinvolto nei lavori manuali, avranno creato alcuni oggetti, ma mancano ancora delle fasi di lavorazione! Quindi io le porto a termine nelle settimane successive e poi le consegno ai partecipanti. Ho notato che c’è della magia in questi workshop, si creano degli ambienti accoglienti, si conoscono nuove persone, c’è una bella energia!
In tempi di COVID ho ideato una formula sicura per i workshop. I partecipanti sono massimo 2 dalle 9 alle 14 senza pranzo, per evitare di stare vicini senza mascherina.

Infine con qualcuno stiamo progettando un modo leggero ma efficace, tramite brevi video-pillole, per difendere la cultura della porcellana: ci vogliono 10 giorni per fare un oggetto, ma nell’immaginario collettivo si pensa a tempi brevissimi. Nel dettaglio ci sono i tempi tecnici per plasmare l’oggetto, farlo asciugare, ritoccarlo, farlo cuocere la prima volta a 990°C, tirarlo fuori, ritoccarlo ancora, metterlo nella cristallina e poi ricuocerlo a 1250°C: un processo lungo e che richiede pazienza.

 _MG_6251Foto Francesca Fattinger

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