Culture + Arts > Visual Arts

February 4, 2021

Another View #01: dialogo con il curatore Gabriele Salvaterra

Valentina Varoli
Curatori, associazioni, musei. L'arte raccontata da chi se ne prende cura.

Che cos’è un curatore? A molti potrebbe sembrare una figura nebulosa, una creatura quasi mitica dall’identità incerta tra artista, creativo e scrittore. Alcuni potrebbero giurare che il curatore non esiste, altri che decisamente non serve.

Ho punzecchiato con questa domanda Gabriele Salvaterra, che il curatore lo fa di mestiere da diversi anni.Oscar I. Contreras Rojas

Cosa significa per te fare il curatore?

Il lavoro di curatore è spesso sottovalutato. A volte si pensa che significhi semplicemente mettere alcune parole a margine di qualche opera d’arte. In realtà essere curatore implica una pratica molto complessa che mira a stimolare una riflessione, cercando di far risaltare il lavoro di un artista. È un lavoro prima di tutto relazionale che vuole intavolare un discorso e tradurlo in nuovi orizzonti di senso. Richiede una grande capacità organizzativa, oltre che di coaching e complicità per mettere gli artisti nelle condizioni di potersi esprimere al meglio.Pietro Geranzani

Cosa ti appassiona di più del tuo lavoro?

Naturalmente mi piace il fatto di stare vicino a cose belle e al contempo problematiche e stimolanti, ma soprattutto amo la possibilità di scrivere e approfondire tematiche che non troverebbero spazio in altri contesti. È come avere a disposizione degli spazi vuoti, dei territori inesplorati, in cui avviare un discorso contemporaneamente verbale e visuale, che nasce dalla relazione stretta con gli artisti. Ormai sono più di dieci anni che faccio questo lavoro e mi piace pensare al percorso di crescita comune che ho portato avanti con molti artisti (che sono diventati prima di tutto amici) e al privilegio di vedere progredire un processo che, con ostinazione e un pizzico di pazzia, li porta a rendere reali le loro visioni, investendo energie in un’attività preziosa e spesso bistrattata.

Christian Macketanz
A proposito di territori inesplorati questo 2021 si apre con un progetto innovativo e ambizioso che hai curato coinvolgendo tre gallerie in tre diverse città.

Si, il 6 febbraio inaugura LNDSCP. New means for landscape alla Paolo Maria Deanesi Gallery di Trento, spostandosi poi a Milano alla Area35 Art Gallery dall’8 aprile e infine a Torino alla Crag Gallery dal 17 giugno. L’idea di questo progetto è nata durante il lockdown su stimolo di Elisabetta Chiono e Karin Reisovà della Crag Gallery. La proposta era quella di immaginare una mostra con un concept di ampio respiro in grado di collegare tre città attraverso tre diverse gallerie e i loro artisti. Il progetto mi ha affascinato moltissimo e subito ho trovato grande interesse e collaborazione tra tutte le gallerie coinvolte.  Ho scelto di indagare il tema del paesaggio attraverso le rappresentazioni di sei artisti: Christian Macketanz e Andrea Mangione della Paolo Maria Deanesi Gallery, Pietro Geranzani e Giovanni Pasini per Area35 Art Gallery, Oscar I. Contreras Rojas e Giacomo Modolo per Crag Gallery. Ciascun artista interpreta il paesaggio secondo il proprio stile e la propria personale ricerca però mi sembra emerga una tensione comune, un bisogno di natura che sovrasta il nostro essere sempre più urbanizzati e immersi nella tecnologia. In un mondo iperconnesso questi sei artisti rivendicano un’esigenza profonda di autenticità e lo fanno scegliendo il genere consolidato del paesaggio per scardinarlo dall’interno e restituirci opere che diventano paesaggi dell’anima. Confutando l’idea di paesaggio come immagine oggettiva ed evidente, ogni artista proietta sul paesaggio stesso le proprie dinamiche interiori trasformandolo in astrazione e fatto linguistico. 

Andrea Mangione
Stai lavorando anche ad altri progetti per il 2021?

Mi sto dedicando a molti progetti sia in regione che fuori. Per esempio a Milano, inaugurerà a fine febbraio la mostra A fior di pelle. Ricerche sulla superficie organizzata negli spazi di Area35 ArtGallery con opere di due maestri storici, Enrico Castellani e Paolo Schiavocampo, messe in relazione con le ricerche più contemporanee di Barbara Colombo, Lorenzo Di Lucido, Ludovico Orombelli, Rolando Tessadri. Tutti i lavori selezionati indagano il tema della superficie pittorica aprendola a più profonde ricerche di senso. 

Per restare sul territorio regionale invece, ad aprile inaugurerà alla Kunsthalle West Eurocenter di Lana una collettiva che coinvolge otto artisti sul tema del sottosuolo, ragionando su tutto ciò che è sotterraneo, underground appunto, sia dal punto di vista sociale e culturale che pittorico e artistico.

Ancora in Alto Adige, per la mostra di Elisa Grezzani a Palais Mamming Museum di Merano scriverò un testo critico ragionando sui più recenti esiti della sua ricerca pittorica.Giacomo Modolo

Ti sembra di poter individuare un fil rouge che unisce i progetti che curi?

La rappresentazione del paesaggio e della natura mi sembra essere un filo conduttore capace di collegare tra loro le istanze di ricerca di molti artisti che seguo ed è un ambito che voglio approfondire. Mi piacerebbe che il progettoLNDSCP possa essere l’inizio di nuove riflessioni sul rapporto tra lo spazio incontaminato e la sua mediazione artistica, stimolando nuovi progetti e collaborazioni.

L’altro grande tema che mi è caro, e sul quale lavoro da più di dieci anni, riguarda le ricerche sulla superficie che indagano in maniera problematica e pregnante la questione della rappresentazione e dell’astrazione, della pelle pittorica, dell’epidermide, della superficialità, dell’alleggerimento semantico. Questi aspetti mi sembrano così ampi e complessi che da qualche mese ho iniziato a riordinare gli appunti raccolti nel corso di questi dieci anni. Ne sta nascendo un saggio articolato che rilegge non solo l’arte ma anche la cultura e la società attraverso la lente minima e deformante della superficie. L’idea che muove le mie riflessioni è quella di filtrare la storia del Novecento attraverso il segno della superficie, restituendone una lettura inedita in grado di rispecchiare lo spirito del nostro tempo. 

 Giovanni Pasini

Didascalie immagini:

1. Ritratto Gabriele Salvaterra
2. Pietro Geranzani, Ziqqurat burning 2, 2020, olio su tela, 170 x 170 cm, Courtesy l’artista e Area35 Art Gallery
3. Christian Macketanz, Waterfall, 2018, olio su tela, 160 x 250 cm, Courtesy l’artista e Paolo Maria Deanesi Gallery
4. Andrea Mangione, Habitat, 2019, olio su carta, 77 x 60 cm, Courtesy l’artista e Paolo Maria Deanesi Gallery
5. Giacomo Modolo, Sparire, 2019, tecnica mista su tela, 100 x 120 cm, Courtesy l’artista e CRAG Gallery
6. Giovanni Pasini, Libeccio, 2020, olio su carta, 60 x 45 cm, Courtesy l’artista e Area35 Art Gallery
7. Oscar I. Contreras Rojas, Untitled (veduta), 2020, olio su tela, 100 x 120 cm, Courtesy l’artista e CRAG Gallery

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.