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January 25, 2021

Ritorno ai tempi di Leonardo: Barbara Fischer e il tutt’uno tra scienza e creatività

Abram Tomasi

Barbara Fischer è partita da Merano, per formarsi prima in Medicina a Vienna e quindi in Scientific Visualization a Zurigo, ed è poi tornata nella sua città natale, tra quei piccoli atelier e laboratori d’arte che la fanno sentire a casa. È un medico ma anche un’illustratrice e non vuole rinunciare a nessuna delle sue passioni. Mi racconta come si combinano scienza e creatività – così come faceva Leonardo Da Vinci nel Rinascimento – ma nella nostra società altamente specializzata e settoriale e di quanto sia importante un disegno in ambito medico. E anche molto altro! 

Raccontami di te, di tutte quelle cose non possiamo assolutamente perderci, della tua formazione e delle tue passioni.

Sono un’illustratrice medica e anche un medico. Dopo la Laurea in Medicina a Vienna, ho studiato Scientific Visualization a Zurigo. Da allora, lavoro sia come illustratrice che come medico e sono molto felice di non dover rinunciare a niente. Durante gli studi di Medicina mi sono imbattuta nei disegni chirurgici di Frank Netter nei miei libri di testo, come me anche lui era medico e illustratore. Mi sono accorta di quanto sono importanti le immagini per comprendere. Non solo per l’insegnamento della medicina, ma anche per l’educazione dei pazienti e per informare chi non ne sa niente. L’illustrazione scientifica astrae fino a raccontare gli aspetti essenziali e rende così comprensibili situazioni complicate, a volte impossibili da visualizzare con le foto.

Il tuo percorso è un mix tra creatività e scienza. Un tempo era una pratica normale, al giorno d’oggi è tutto così specializzato che sembra esserci una netta divisione tra i due settori, come li unisci?

Proprio come in passato quando i disegni anatomici erano essenziali per acquisire e tramandare conoscenze; faccio lo stesso con il mio sapere medico. Per me è un processo molto naturale, quando imparo qualcosa di nuovo, mi ritrovo sempre a fare degli schizzi e poi a disegnarlo. A guardare quel qualcosa di nuovo. Sono sicura che integrando le due discipline si possano acquisire, approfondire e trasmettere conoscenze mediche in modo immediato come succedeva ai tempi di Leonardo Da Vinci.

Quali sono i modelli per la tua pratica artistica?

Mi ispiro a illustratori classici e ad artigiani, ma anche a pittori e ad artisti concettuali. Un libro molto importante per me, che racconta l’illustrazione medica tradizionale, è La figura dell’uomo di Gottfried Bammes, anche lui artista ed anatomista.barbara fischer

Perché proprio illustrazioni mediche?

Le illustrazioni mediche aiutano a spiegare processi complicati in medicina e a presentarli in modo chiaro e comprensibile. Si evidenziano cose che con le fotografie non si possono mostrare. Anche strutture e processi microscopici.

Collabori con tantissime realtà diverse, qual è stata professionalmente la soddisfazione più grande?

È stato un piacere collaborare con la piattaforma di apprendimento medico AMBOSS (Miamed) per la mia tesi di Laurea. La piattaforma è cresciuta molto negli ultimi anni e più del 90% degli studenti tedeschi di Medicina la usa per studiare. Con dei colleghi, abbiamo sviluppato diverse metodologie di apprendimento visivo, giochi su diverse patologie e per metafore. Qualcosa di totalmente fuori dagli schemi! Ha lo scopo di dare un’immagine visiva e ludica che motivi a imparare e migliorare le capacità di memoria. Un progetto in cui ho contribuito sia come ex studente di medicina che come illustratrice.

Con le tue illustrazioni quante cose fai? E cosa ti piacerebbe fare in futuro?

Ho appena terminato un progetto di medicina classica, per cui ho illustrato un copione medico. Attualmente sto lavorando a delle illustrazioni editoriali, che mi divertono molto, soprattutto le considerazioni concettuali che ci stanno dietro. Applicare le mie conoscenze per la creatività! In futuro, vorrei concentrarmi sia sulla carriera da medico che da illustratrice, come accennato non voglio rinunciare alle mie passioni, ma magari vorrei concentrarmi di più sui miei disegni, sulla parte più artistica.

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Dopo gli studi prima a Vienna e poi a Zurigo, sei ora tornata a Merano. Qual è la tua Merano? Quella che abiti e che ami?

La mia Merano è il rione Steinach, il quartiere di pietra più antico della città. Si nasconde subito dietro il centro città che spesso si affolla di turisti. Amo stare in centro, ma nella tranquillità, percorrere le vie con i loro piccoli atelier e laboratori d’arte dove mi sento a casa. Negli ultimi anni Merano è cambiata molto, si è rinnovata ed è diventato un centro di richiamo per molti giovani che si erano trasferiti all’estero. Adesso stanno tornando con i loro progetti. È bello spolverare la città e vivere nel presente, dove succedono le cose.

 

Illustrazioni: Barbara Fischer 

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