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January 22, 2021

Elisa Raso: l’arte dell’improbabile come strumento del qui e ora

Francesca Fattinger

Nella pittura come nella scrittura cerco di vedere strettamente nel momento in cui vedo.
Clarice Lispector, Acqua viva

Ho conosciuto Elisa Raso un giorno di ottobre di due anni fa in occasione della mostra Doppelgänger, quando ancora la pandemia era lontana e i pensieri non ne erano influenzati, indirizzati e modificati. È strano ripensare a quel momento, ma fin da allora ho desiderato entrare più profondamente nel suo sguardo curioso, aperto, spontaneo e genuino: è già da lì che comincia la sua arte. Ritrovo nella sua poetica e pratica artistica, così come nelle sue parole, un pensiero di una giovane donna che mi sta accompagnando in questi ultimi mesi: Etty Hillesum, scrittrice olandese ebrea vittima dell’Olocausto. Etty parla di “esserci”, e l’esserci che si propone è un “esserci al cento per cento”, il suo fare, dice, “consisterà nell’essere”. Lo scrive nei suoi diari e trovo in essi una risonanza con Elisa e il suo voler esprimere sinceramente ciò che vive e percepisce, attraverso il suo gesto pittorico o segnico. Come scrive Clarice Lispector: è attraverso l’arte che percepisce nel qui e ora; non è la memoria che parla, ma il suo presente nel suo esserci più vero possibile. Questo anche e soprattutto quando la conduce a vie inaspettate o a cadere nell’incoerenza, nel caos e nel rischio. “Non esiste giusto o sbagliato, esiste l’imprevisto, e la capacità di renderlo esteticamente funzionale.” Solo in un secondo momento, se necessario, la tela o il foglio vengono riordinati o decostruiti ancora: in un flusso di coscienza, sguardi e pensieri sempre vivo e all’erta nell’istante vissuto, per comunicarsi e comunicare a chi osserva e instillare in noi uno sguardo attivo.

Come quando piove dentro - 2020 - 122,5x122,5cm

Ci parli un po’ di te? Chi è Elisa Raso? Quando è nata la tua passione per l’arte?

La mia passione credo sia nata quando con mia sorella ho scoperto quanto fosse divertente scarabocchiare sotto al tavolo in cucina, avrò avuto 4 o 5 anni. Quel posto era la nostra tana, la nostra grotta di Lascaux.
Ho sempre avuto una naturale propensione per l’arte, come penso abbiano tutti, la creatività è insita nell’essere umano. A differenza di altri, ho sentito la necessità di coltivarla, quindi ho frequentato prima il Liceo Artistico a Bolzano e in seguito l’Accademia di Belle Arti a Venezia. Mi sono diplomata in Pittura nel 2019 con la tesi “ScarabocchiAppunti e ripensamenti”, sorprendentemente coerente alle origini, eppure uno dei capitoli s’intitolava “sull’incoerenza”… Sto divagando…
Il periodo trascorso a Venezia, dal 2015 al 2020, è stato la svolta, una botta di vita. Ho imparato moltissimo, sia sotto l’aspetto tecnico professionale, che sul versante umano dei rapporti sociali. Tutto questo ha influito enormemente sulla mia pittura, anzi, diciamo che ha sostanzialmente dato inizio alla mia ricerca pittorica. Devo molto ai compagni di corso dell’Atelier F di Carlo Di Raco ed ai Workshop estivi a Forte Marghera.
In seguito ho avuto modo di dipingere a Cecina, Livorno, in un atelier gestito da me soltanto, per cui estremamente diverso rispetto alle precedenti esperienze in workshop collettivi.
Attualmente vivo e dipingo nella mia città natale, Bolzano.

Se dovessi raccontarti attraverso le parole di un artista, di una scrittrice, di un poeta, di qualcuno per te fonte di ispirazione, chi sceglieresti e perché?

Qualche mese fa, leggendo Acqua viva di Clarice Lispector, mi sono imbattuta in un passaggio che definisce alla perfezione il mio rapporto con la pittura, almeno di recente: “Cerca di capire quello che dipingo e quello che scrivo adesso. Mi spiego: nella pittura come nella scrittura cerco di vedere strettamente nel momento in cui vedo… e non di vedere attraverso la memoria di aver visto in un istante passato. L’istante è questo. […] Nello stesso tempo in cui lo vivo, mi lancio nel suo transitare a un altro istante. 
Penso che gli stimoli, l’ispirazione, possano venire da ogni dove: libri, musiche, ambienti, discorsi più o meno filosofici con amici. In particolare sono per me fonte d’ispirazione i colleghi artisti con cui manteniamo un rapporto di scambio di opere, letture, canti e strimpellate, consigli e poesie. Tra questi cito Federico Gasparini, Claudia Frau, Rovers Malaj, Alan Silvestri e Francesco Battistello, e ce ne sono molti altri.
Inoltre, ricordo con entusiasmo la scoperta di alcuni artisti tra cui Albert Oehlen, per gli astratti gestuali e Sigmar Polke, per le sue resine trasparenti, poi Helen Frankenthaler, per colori, forme e dimensioni.

 carte cecina composizione 62 - 2020 - 21x29,7cm cad.

Guardando le tue opere ci si immerge in un paesaggio: un paesaggio umano, naturale, segnico, fatto di gestualità e talvolta di parole nascoste. Si entra nella memoria, la tua, la mia, quella di uno sconosciuto; è una memoria fatta di strati, cancellazioni ed emersioni spesso impenetrabili. Come avviene il tuo processo creativo?

Danzando nell’improbabile… Mi spiego meglio: se dovessi trovare un filo conduttore in quello che faccio direi che è l’incoerenza, perché non c’è un metodo predefinito.
Alcune volte parto da immagini fotografiche, istantanee scattate in momenti di tedio, convivialità oppure ambienti. Mantengo alcune forme, luci e ombre che mi interessano e spesso altero i colori.
Altre volte, invece, l’immagine ha origine nella mia testa (riflessioni, sogni, ricordi), e si traspone sul supporto in un flusso di coscienza.
In ogni caso mi affido molto alle parole e all’improvvisazione, cercando comunque di evitare gli automatismi. Decostruendo gli schemi e scarabocchiando, per riordinare in un secondo momento, e poi follemente decostruire ancora. Compiendo un ragionamento esterno alla mente, direttamente sul foglio/tela, come se ne fosse un’estensione.
Seppur il risultato non sempre mi soddisfi, sono conscia che non poteva andare altrimenti, perché in ogni lavoro esprimo sinceramente ciò che vivo in quell’istante.

May 213 - 2020 - 21x29,7cm

Qual è il ruolo della casualità, dell’improvvisazione e della visione e quale quello dello studio, della razionalità e dell’ordine?

Casualità ed improvvisazione sono fondamentali, in quanto vanno a braccetto col rischio di sbagliare. Varcare quella soglia del rischio può farci scoprire accostamenti di colori tanto improbabili quanto meravigliosi. Non esiste giusto o sbagliato, esiste l’imprevisto, e la capacità di renderlo esteticamente funzionale. Mentre dipingo sono priva di aspettative riguardo al risultato, vivo la pittura nel momento della sua creazione. Ho un’idea di quello che voglio trasmettere, ma si concretizza solo lavorando.
Si arriva al punto in cui è il dipinto stesso a richiedere determinati interventi. Perciò, in una fase successiva, revisiono i lavori iniziati e metto ordine, studio le immagini, le forme e i colori.
Alla fine si tratta di comunicazione e trasmissione di un messaggio, che sia di un’atmosfera cupa, una storiella comica, un canto solenne o una lieve passeggiata in punta di piedi, quando passa una sensazione che stimoli la curiosità dell’osservatore e lo faccia riflettere, allora ho compiuto il mio dovere e posso dormire sonni tranquilli. Sì, soffro molto d’insonnia.

carta cecina 002 - 2020 - 21x29,7

Parli delle tue opere come “storie” composte da “flussi di coscienza e frammenti di canzoni, di poesie, di frasi captate nell’aria accidentalmente” che si trasformano poi nella trama dei tuoi dipinti e delle tue carte. Ci racconti in particolare di queste ultime?

Le carte, in particolare la serie “carta cecina”, sono quello che finora si avvicina di più a quanto detto. La questione del flusso di coscienza è qui manifesta. Ho letteralmente trascritto i miei pensieri su carta con pittura acrilica. Soprattutto pensieri e frammenti di canzoni che ascoltavo dipingendo. L’avvicinamento alla scrittura si è intensificato l’autunno scorso, tanto che negli ultimi mesi ho scritto più poesie che dipinto quadri. Decisione dettata in parte dalle circostanze, ma che da tempo mi attraeva.

 

Elisa Raso ha partecipato alle seguenti mostre temporanee: “Doppelgänger” nel 2019, organizzata da Elisa Raso presso Casanova Kaiserau, Bolzano; “Dentro l’occhio della mosca” nel 2018, a cura di Maya de Martin Fabbro presso Ca’ Pier, Venezia e tra il 2015 e il 2019 a diverse esposizioni conclusive dei workshop a cura di Carlo Di Raco presso Forte Marghera, Venezia. La potete seguire su Instagram o dare un’occhiata al suo sito web.

 

Foto courtesy of the artist
CharyouTree, 2020, spray e acrilico su tela 15 x 20 cm 
Come quando piove dentro, 2020, spray, acrilico e marker su tessuto semitrasparente 122,5 x 122,5 cm
Composizione 62 (dalla serie carta cecina nr.105, 004, 102, 101, 103, 104) 2020, acrilico su carta, 21 x 29,7 cm cad.
May 213, 2020, spray e acrilico su carta 21 x 29,7 cm
carta cecina 002, 2020, acrilico su carta 21 x 29,7 cm 

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