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January 14, 2021

Home Studio 02: Lisa Maria Kerschbaumer

Alessio Posar
Home Studio è una serie di interviste e ritratti narrativi di artisti altoatesini attivi in diversi campi, invitati a riflettere sugli effetti del lockdown e del post-lockdown sul loro lavoro, sulle routine e sul processo creativo. Come sono cambiate le abitudini? Dove stiamo andando? Come ce la stiamo passando?

Nella seconda puntata di Home Studio, andiamo a casa di Lisa Maria Kerschbaumer. Ventisei anni, regista e sceneggiatrice originaria di un piccolo paesino vicino a Chiusa, Lisa ha scoperto l’amore per il cinema alle superiori, e ha subito iniziato a lavorare: il primo tirocinio è stato sul set di König Laurin di Matthias Lang, dove coordinava le comparse.

Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione e Film, ha seguito progetti nazionali e internazionali tra l’Alto Adige e Berlino, per poi concentrarsi sulle proprie storie. Quelle che vuole essere lei a raccontare.

Come si svolgeva una tua giornata tipo prima della pandemia? 

Già da prima della pandemia avevo iniziato a lavorare per un giornale e devo dire che andare ogni giorno a Bolzano mi dava molto tempo. Di solito lavoravo sui miei progetti cinematografici in treno, poi nella pausa pranzo spesso inserivo gli incontri con altri film-maker, produttori ecc. La sera mi allenavo – piscina, corsa o bici. Ma la gran parte del lavoro per i miei film la concentravo nei weekend, oppure quando avevo giorni liberi.

 Hai un piccolo rituale o un’abitudine a cui non rinunceresti mai? 

Ogni volta, prima di iniziare a scrivere una sceneggiatura o prepararmi per un progetto, vado a passeggio con il mio cane. Ascolto musica classica, gioco un po’ con lui – e quando torno a casa la mia testa è libera per essere creativa.

Qual è la cosa che ti rende più felice del tuo lavoro? 

È la possibilità di cambiare non il mondo, ma il modo come alcune persone vedono esso. Ho visto tanti film e letto tanti libri che hanno cambiato completamente la mia percezione e hanno così migliorato il mio modo di vivere. 

Perché? 

Come scrittrice o regista ho il privilegio di poter prendere un’idea o un messaggio che sembra importante a me ed elaborarlo cosi che possa ispirare anche altre persone. Anche se può sembrare un po’ megalomane, io credo che storie possono cambiare il mondo, e avere il privilegio di scrivere o portare sullo schermo queste storie mi sembra il lavoro più bello del mondo.

Come è cambiata la tua vita durante il 2020? 

È cambiata in tanti modi – alcuni negativi – ma per la maggior parte positivi. Ho iniziato a lavorare da casa e quindi avevo molto più tempo che potevo dedicare al mio cane, alle persone che amo e ai miei progetti. Mi ha aiutato a fare partire alcuni progetti, come un sito web e la sceneggiatura per il mio primo lungometraggio. Ho anche avuto tempo di riflettere su dove sto al momento e dove voglio arrivare, e ho finalmente potuto prendere delle decisioni che avevo posticipato gli ultimi anni. 

E dal punto di vista lavorativo? 

Lavorare nell’ambito cinematografico vuol dire spesso che il punto di vista lavorativo è anche quello personale – perché quasi tutto il tuo tempo libero viene consumato da questo sogno di poter lavorare nell’ambito che ami. 
In gran parte sono molto soddisfatta per quello che è successo nell’ultimo anno, da un punto di vista lavorativo. Anche se non potevo andare a Los Angeles, dove avevo vinto un posto per un summer course alla più importante Film School degli Stati Uniti, ho fatto grande passi avanti. Ho trovato un producer che mi supporta tantissimo nell’elaborazione di una sceneggiatura che dovrebbe diventare anche il mio primo lungo come regista. Siamo riusciti a entrare nel programma “Racconti #9” (il lab di scrittura e sviluppo lungometraggi organizzato da IDM Film Funding & Commission N.d.T) e siamo già a un ottimo punto. Ho anche preso la decisione che per gli prossimi due anni vorrei tornare alla Film School per prepararmi ancora meglio.

Descrivi la tua routine quotidiana durante il 2020. 

Dopo aver portato a passeggio il cane e aver fatto colazione, inizio a lavorare ai miei progetti, oppure per il giornale. A mezzogiorno a volte faccio un po’ di sport per poi tornare al lavoro il pomeriggio. Se ho lavorato per il giornale, la sera, dopo essere stata a spasso con il mio cane, è il momento per mettere mano ai miei progetti – se no ho guardo un film, o vedo il mio ragazzo 

Quali sono stati i momenti migliori dell’anno appena passato? 

Ce ne sono stati tanti – uno sicuramente è stato quando ho ricevuto la notizia che ci avevano accettati a “Racconti #9″ e le prime due settimane di workshop. Un altro è stato d’estate, quando sono riuscita a passare una settimana al mare con il mio ragazzo. E devo dire che quest’anno, passare Capodanno solo con le persone che amo di più e non dover stressarmi andando a qualche party, è stato anche questo un highlight. ; -)

E i peggiori? 

Durante il primo lockdown ho vissuto momenti difficili – non poter uscire da casa mi ha fatte realizzare che vivere dove il cuore sta bene è la cosa più importante e che ancora non sono contenta con la mia situazione in generale. Realizzare che dopo un anno di preparazione non potevo andare negli Stati Uniti è anche stato un punto molto basso.

Che cosa hai imparato? 

Ho imparato a fermarmi e ad apprezzare molto di più i singoli momenti – invece di guardare sempre avanti e perdere il presente perché sono troppo fissata su quello che voglio raggiungere in futuro. Ma ho anche imparato che posso fare e raggiungere molto di più di quanto pensavo possibile. E poi ho anche capito quanto importante – non sono per il mio corpo, ma anche per la mia mente – è lo sport. 

Che cosa scegli di portarti nel futuro? 

Penso che una persona è anche la somma delle sue esperienze. Dopo un anno cosi, sicuramente sarà difficile tornare facilmente a una vita “normale” senza mascherine e senza sentirsi strani in mezzo a tante persone. Ma mi porto nel futuro anche le diverse scoperte positive che ho fatto durante questo periodo. Che ogni tanto, fermarsi è la cosa giusta da fare. Che niente è impossibile e che dobbiamo e possiamo sempre trovare nuove possibilità di adattarci. 

Quali sono i tuoi nuovi progetti? 

Insieme a una collega sto lavorando da quasi un’anno a un progetto per il cinema: è un sito web che unisce il programma di tutti i cinema dell’Alto Adige e che dà anche uno sguardo “behind the scenes” – attraverso diversi dettagli con recensioni dall’interno, ma anche attraverso un podcast dedicato al cinema in Alto Adige. 
E lavoro anche su una sceneggiatura per il mio primo lungometraggio – ispirato dal corto “Der kleine Cowboy” che ho girato ad agosto 2019 e che nel 2020 ha vinto il premio “Miglior Corto” al Film Festival Dolomitale in Val Gardena (un altro highlight di quest’anno).

Che consiglio vuoi dare agli altri creativi? 

Non ci sono persone nate con o senza talento. Diventare un regista, un autore o altro non è una questione di talento o fortuna. Per raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo lavorare tanto e questa è la cosa che secondo me è più importante: non dobbiamo mai pensare che non ci sono più cose da imparare. Invece dobbiamo essere aperti a imparare per tutta la nostra vita. È cosi che i migliori del nostro ambito sono riuscito a diventare così grandi o importanti. Quindi: non smettere mai di credere in te stesso ma, allo stesso momento, ricordati sempre che al di fuori della tua scrivania ci sono mille mondi che ancora non hai esplorato. 

  

Home Studio è un progetto di Alessio Posar, realizzato con il sostegno della Provincia autonoma di Bolzano/Alto Adige – Ripartizione Cultura Italiana e ospitato in esclusiva da franzmagazine.

Foto Lisa Maria Kerschbaumer

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