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December 20, 2020

Moreness in December. Giorno venti: la montagna quotidiana

Emanuele Quinz
Ora che la montagna è sulla bocca di tutti, noi vorremmo riportarla semplicemente negli occhi e nei pensieri, collezionando osservazioni, riflessioni, appunti, annotazioni, che lei stessa ci ha ispirato. Partendo dai contenuti di Moreness, ma non solo, il nostro "more than Advent Calendar" arriva fino al 31 dicembre, e non è dunque né pre-natalizio né celebrativo, ma piuttosto un compendio corale di 31 brevi lettere d'amore per le nostre Dolomiti.

Era sera, il profumo degli alberi dilagava, attraverso le fronde si potevano vedere le montagne grigie, sulle cime scintillava la neve. Un cielo azzurro, pacato, faceva da sipario. – Una cosa del genere non la vediamo mai come é in sé, bensì vi stendiamo sempre sopra una delicata membrana psichica – e poi vediamo quest’ultima. Sentimenti ancestrali e stati d’animo personali si risvegliano davanti alle cose della natura. Vediamo qualcosa di noi stessi – in questo senso, anche questo mondo é una nostra rappresentazione. La foresta, le montagne, non sono soltanto concetti, sono la nostra storia, la nostra esperienza, un brano di noi”. 

Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano I, Scelta di frammenti postumi (1876-1978), 23 (11), in F.Nietzsche, Opere, Milano Mondadori, Meridiani-I classici del pensiero, 2008, traduzione di Mazzino Montinari, p.694

Dann erscheinen wieder kahle fast pflanzenlose Rücken, die bereits in die Lufträume der höhern Gegenden ragen und gerade zu dem Eise führen. Zu beiden Seiten dieses Weges sind steile Wände, und durch diesen Damm hängt der Schneeberg mit dem Halse zusammen. Um das Eis zu überwinden, geht man eine geraume Zeit an der Grenze desselben, wo es von den Felsen umstanden ist, dahin, bis man zu dem ältern Firn gelangt, der die Eisspalten überbaut und in den meisten Zeiten des Jahres den Wanderer trägt. An der höchsten Stelle des Firns erheben sich die zwei Hörner aus dem Schnee, wovon eines das höhere, mithin die Spitze des Berges ist…” 

Adalbert Stifter, BergKristall, 1853

Da 25 anni vivo lontano dalle montagne, in una grande metropoli. Ma non passa giorno che io non pensi alle montagne della mia terra natale, non passa giorno che il mio sguardo non cerchi nelle numerose foto che tengo sulla libreria i profili innevati che si stagliano contro un cielo lontano. 

Pensare alla montagna, evocarne l’immagine non é diventato solo un rituale quotidiano, ma una necessità. 

Più volte mi sono interrogato sull’impulso che mi spinge ogni giorno a trovare sollievo in queste immagini, a riattivare nella memoria il fondale frastagliato e minerale dei “miei monti”. La semplice nostalgia non basta a spiegare questo bisogno. C’é qualcosa di più profondo: una pulsione a saggiare la base, a verificare lo stato delle fondamenta perché l’edificio non cada. Rivenire all’origine, riattingere alla fonte, come toccare un amuleto.

E poi, c’è la “letteratura di montagna” – che è diventata per me un altro modo per ritrovare le montagne lontane. Non smetto di leggere e rileggere quegli autori – soprattutto quelli dei “miei monti”, come Buzzati, Sgorlon e Rigoni Stern – per sentirmi “dentro l’atmosfera”. Ma anche il soggiorno nel sanatorio delle Alpi svizzere di Hans Castorp, le avventure di Fraulein Else a S.Martino di Castrozza o della Grigia di Musil nella valle dei Mocheni, i ricordi di Schnitzler dei suoi soggiorni montani, le passeggiate infinite di Robert Walser, i paesaggi descritti da Hesse e, prima di lui, dai romantici tedeschi… 

Fra le mie scoperte più recenti, la novella Bergkristall di Adalbert Stifter, scritta nel 1853. Una vera meraviglia. In questo racconto, la storia (l’avventura di due ragazzini che si perdono, attraversando un valico montano, poco prima di Natale) appare come un pretesto per inanellare delle descrizioni delle montagne, allo stesso tempo incantate e inquietanti, che evocano il sentimento del sublime. 

Leggendolo, mi sono reso conto di un paradosso: di quella che chiamo la “letteratura di montagna”, sono proprio le descrizioni che cerco. Se in generale, è la tensione della narrazione, la suspense, il concatenarsi degli eventi che monopolizza l’attenzione del lettore, relegando la descrizione a un ruolo ancillare, atmosferico, in questi libri succede esattamente il contrario. Invece di farsi prendere dal ritmo, il lettore cerca una dimensione diversa, una forma di quiete, una sensazione di stasi, quasi ipnotica, in cui adagiarsi. La storia diventa paesaggio, la densità diventa intensità, il vettore temporale si inverte, la linea diventa cerchio, e ci circonda, ci abbraccia, ci disperde. 

Ed è precisamente questa immobilità che sento necessaria e che mi collega ai monti. I monti non si muovono, mantengono il silenzio, ci fissano con la loro fissità. Chi nasce attorniato dalle montagne, lo sa e cerca sempre quest’immobilità, anche quando è lontano, nel flusso frenetico della città. 

La frase finale della novella di Stifter è carica di un’intensa malinconia; “Die Kinder aber werden den Berg nicht vergessen und werden ihn jetzt noch ernster betrachten, wenn sie in dem Garten sind, wenn wie in der Vergangenheit die Sonne sehr schön scheint, der Lindenbaum duftet, die Bienen summen, und er so schön und so blau wie das sanfte Firmament auf sie herniederschaut.”

Stifter ha ragione, la montagna non si dimentica, anche quando si è lontani, è sempre dentro di noi. 

 

SUGGESTIONI PER IL GIORNO VENTI

* Cristallo di rocca, a cura di Gabriella Bemporad (Adelphi) 
Cristallo di rocca è la storia di due bambini sperduti fra i ghiacci in una tempesta di neve, alla vigilia di Natale. Avanzano «con la tenacia e il vigore che hanno i bambini e gli animali, perché non sanno ciò che li attende e quando le loro energie saranno esaurite». Ma un paesaggio sempre più estraneo e impenetrabile li avvolge, come una sterminata, candida prigione…

*Cosa ci insegna il bosco, Emanuele Coccia + Emanuele Quinz, in Moreness 02 – One Trees and Woods

 * Cambiare la vita in montagna, Paolo Costa, in Moreness 01 – Above the Tree Line

 

 Immagine: estratto da MORENESS #02 – On Trees and Woods 

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