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December 11, 2020

Moreness in December. Giorno undici: pirati

Francesca Fattinger
Ora che la montagna è sulla bocca di tutti, noi vorremmo riportarla semplicemente negli occhi e nei pensieri, collezionando osservazioni, riflessioni, appunti, annotazioni, che lei stessa ci ha ispirato. Partendo dai contenuti di Moreness, ma non solo, il nostro "more than Advent Calendar" arriva fino al 31 dicembre, e non è dunque né pre-natalizio né celebrativo, ma piuttosto un compendio corale di 31 brevi lettere d'amore per le nostre Dolomiti.
Il bambino e il papà ora camminano fuori dal bosco dove i primi raggi del giorno illuminano una casetta. 

Quello è un fortino per i soldati – dice il papà. (…) 
Quando ero bambino come te – dice il papà – venivo qui a giocare ai pirati. 
Il bambino drizza le antenne.
Come, i pirati? – protesta – I pirati sono nel mare!
Ah sì? – ridacchia il papà – Ti sei lavato la faccia stamattina?
No – dice il bambino.
I denti?
No.
Ti puzzano le ascelle?
Il bambino si annusa.
Un po’ – risponde.
Te ne preoccupi?
No – dice il bambino (…)
E allora? – chiede il papà?
Il bambino ci pensa.
Sono un pirata!
Pirati di montagna – dice il papà – siamo i peggiori. (…)
 

Chi mi conosce bene si farà grosse risate a sapere che sono qui davanti al computer a scrivere alcune righe in omaggio alla montagna. Riderà, perché lo sa che sono una donna di mare, nata tra le montagne, ma con le onde sempre e comunque negli occhi e nel respiro. Se cammino in montagna ho la destrezza di un elefante che non sa dove mettere i piedi e inciampa a ogni passo, le scarpe più adatte alla montagna che ho sono delle ballerine e quando mi affaccio a un qualsiasi bosco faccio sbellicare pure gli scoiattoli.

Sicuramente quelle stesse persone penseranno che, ecco, è perché non ne capisco niente di montagna che questo articolo è un inno ai pirati! 
In effetti forse hanno ragione, ma forse anche no. Negli ultimi tempi sono sempre più convinta che quello che abbiamo intorno è intimamente influenzato dal nostro sguardo; ho capito che non è solo quello del mare il vero orizzonte, ma anche quello ricamato dalle montagne nel cielo o inventato dalle cime degli alberi. Ho capito che l’orizzonte è dentro di noi ed è lì in profondità, nel nostro buio, che la montagna anche solo a guardarla da lontano si intrufola con la sua maestosità: guardare montagne barbute imponenti o onde schiumose e maestose per me equivale a stare dinnanzi alla stessa magia. 

I pirati di montagna non stanno mai fermi nello stesso posto troppo a lungo. Se vuoi stare fermo nello stesso posto troppo a lungo, la pirateria di montagna non fa per te.
Pensavo fossero solo al mare – dice mentre riprendono a camminare.
Pensi troppo per essere un pirata di montagna – dice il papà.

L’aria frizzante che entra nel petto in mezzo alla distesa di un mantello bianco o guardando in basso a indovinare come quelle casette che stanno dentro al pugno della mia minuscola manina siano viste dal basso o come quelle formichine che si muovono accelerate siano donne, uomini, bambine, bambini, ragazzi, cani, auto, cavalli, alieni, streghe, gnomi, giraffe ed elefanti di città. 

Credo proprio di voler essere anche io un pirata di montagna, perché i pirati di mare o di montagna sanno fare una cosa molto bene: sanno sentire; sanno sentire ciò che li circonda, sono connessi, e non con il Wi-Fi o il Bluetooth, ma con le antenne interiori, con la curiosità, la fantasia, l’audacia temeraria di attraversare le loro paure, farsele amiche e poi berci il tè con i biscotti.

VOLEVO SENTIRE. Non mi interessava sopravvivere, mi interessava tentare la vita, cercare sempre il massimo di intensità. Volevo sentire la scapola sepolta, l’affanno della formica, il respiro del moribondo. Volevo sentire nel mio corpo un altro corpo, volevo sentire il respiro del mondo, di tutto il mondo, non accontentarmi del rancio che passa la prigione in cui ci siamo reclusi.

Franco Arminio grazie, per me la montagna rappresenta proprio questo. Un inno a sentire di più, ad ascoltare con ogni poro della pelle, ad annusare con gli occhi sgranati e a gustare con i sogni accesi.

E i miei sogni accessi avranno un po’ il sapore di quelli di Guido Catalano, poeta “nato a Torino alle 8.50 del mattino del 6 febbraio del 1971 e ancora vivo, che a 17 anni decide che vuole diventare una rockstar, ma più tardi ripiega sulla figura di poeta professionista vivente perché ci sono più posti liberi.”

Ecco lui, nella poesia “Mi voglio comprare una strada in montagna”, sogna così:

mi voglio comprare
una strada in montagna
una casa no
una strada

lì ci andrò
tutte le domeniche
con la corriera
tutte le domeniche andrò
nella mia strada in montagna

farò amicizia con gli scoiattoli
(…)
poi, mi siederò in mezzo
sicuro di non essere messo sotto dalle auto
poiché la strada è mia
e le macchine non possono

darò alla mia strada un nome (…)

Vi ricordate degli scoiattoli che ridevano come matti a vedermi tra i loro alberi? Beh, quando comprerò la mia strada di montagna e la intitolerò ai pirati, avranno un po’ paura all’inizio, ma poi diventeremo buoni amici, ne sono certa!

-  Mi mancherai – dice il bambino,
L’albero scuote la testa fogliosa.
-  I pirati di montagna non dicono mi mancherai – dice – dicono “alla prossima”.

 

SUGGESTIONI PER IL GIORNO UNDICI:

* Davide Longo e Fausto Gilberti, La Montagna Pirata, Mantova, Corraini Edizioni, 2019
Libro fantastico da leggere ad alta voce, per ridere ed emozionarsi insieme. I bambini e le bambine sapranno spiegare ai grandi la bellezza dell’essere pirati di montagna, attraverso le parole disarmanti di Davide Longo e la maestria delle illustrazioni di Fausto Gilberti.

* Guido Catalano, Piuttosto che morire m’ammazzo, Torino, Miraggi edizioni, 2013
Una raccolta meravigliosa in versi per ridere e sorridere nella e della poesia, farla cadere dal piedistallo scomodo in cui è stata messa, farla parlare la nostra lingua e guardarla dritta negli occhi.

* Guido Catalano, Mi voglio comprare una strada in montagna, dal sito: www.guidocatalano.it
Questa poesia è così bella, che vorrei tanto averla scritta io. Punto.

* Franco Arminio, La cura dello sguardo, Nuova farmacia poetica, Bompiani, 2020
Questo intero libro è un viaggio, tra le vette e le valli delle vite di tutti noi, un diario saggio e ispirante sulla bellezza della vita, raccontato con la chiarezza e l’incisività tipica di Arminio. Tra i must have del 2020.

* Carolina Celas, Beyond the horizon, Little Gestalten, 2020
Uno dei libri più belli che mi sia mai capitato tra le mani. Un inno alla potenza immensa racchiusa in noi piccoli imperfetti esseri umani.

* Piccola enciclopedia del bosco illustrato di Giulia Mirandola, in Moreness 02 – On Trees and Woods
Vi dico solo che appena ho letto queste pagine sono corsa in libreria per ordinarmi tutti i libri proposti. Una serie di consigli di letteratura illustrata, che ha un respiro così profondo da colpirci ad ogni età. Basta solo avere la sensibilità giusta e non avere paura di farsi toccare. Uno fra tutti “Cosa diventeremo?” di Anje Damm, edito da Orecchio acerbo. Un libro che ha il ritmo di una camminata, sì perché tutte le camminate che si rispettano sono spinte da domande, tante domande, da curiosità e da istinto di ricerca. Una serie di fotografie e di domande sulla natura, il suo e il nostro senso come esseri umani, si susseguono; a me sembrano perfetti incipit per altrettante poesie. Che ne dite, scriviamo insieme? 

*Rodere il bosco: il bosco sgombro, testo di Lorenzo Barbasetti di Prun e opere d’arte di Irene Hopfgartner, in Moreness 02 – On Trees and Woods
Un articolo in cui perdersi proprio, abbandonarsi a riflessioni che non hanno paura di mettere il dito nella piaga; ho adorato il rapporto simbiotico tra le parole di Lorenzo e le opere di Irene, fotografie in cui natura e umano, realtà e artificialità si mischiano in un equilibrio perfetto. Una riflessione sulla natura che cambia, sui cambiamenti climatici e le responsabilità dell’uomo, sulla potenza e la criticità delle alterazioni di cui siamo protagonisti. “Ad ascoltare le tante autorevoli voci che ci mettono in guardia sul cambiamento climatico il mare tornerà. E torneranno anche gli sgombri a quel punto. Ammesso che non li si estingua prima. Intanto qui, lungoboite c’è chi si prepara la casa al mare.” Sì, anche tra le parole di Lorenzo, si fa largo il mare a un certo punto, come nel mio articolo che ne è proprio zeppo; qui ha un senso tra l’escatologico e il terrificante e… si salvi chi può! E c’è spazio anche per il cibo: “Ogni elemento che si perda ha le conseguenze catastrofiche dell’indebolimento di una lingua. Ogni sapore ignoto che si adotti ha invece il valore di un nuovo fonema”, il cibo come forma di linguaggio, come espressione di volontà di fare esperienza, di conoscere e di trasmettere conoscenza. Per questi motivi e tanti altri non potete proprio perdervelo! 

 

Immagine: estratto da MORENESS 01 – Above the Tree Line

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