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December 10, 2020

360 gradi di creatività: Chiara Sartori e le cose che fa

Abram Tomasi

Chiara Sartori l’ho incontrata all’Opening di Bolzanism Museum, impersonava l’imprenditrice immobiliare delle periferie di Bolzano e cercava di vendere un pò di tutto e un pò a chiunque, un modo nuovo per valorizzare una città, raccontandone la storia. Ma fa anche/soprattutto molto altro; sui social si chiama Chiara fa cose e sono così tante, queste cose, che me le faccio raccontare direttamente da lei. 

Chi è Chiara Sartori? Raccontami di te, della tua formazione e chi senti di essere …

Ho 28 anni e non so ancora chi sono. Negli anni ho cambiato idea tante volte a riguardo. Inizio con il Liceo Scientifico, poi mi laureo in Economia e Managment a unibz e fondo Pannocchiara, la mia azienda di occhiali da sole (progetto ceduto poi ad un’altra società). Successivamente capisco che il mondo artistico mi sta chiamando: voglio fare la principessa. Detto così suona strano, ma per me le principesse fanno una sola cosa: cantano nei boschi (Sì, i film della Disney mi hanno decisamente influenzata). A 22 anni mi iscrivo in Conservatorio, indirizzo Canto Lirico, passo l’esame d’ammissione al triennio, nonostante io non sappia leggere le note o distinguere due accordi in croce. Oggi dopo la Laurea, non mi sento di essere una principessa (anche se ora canto nei boschi) ma ho capito che la creatività è quel che desidero approfondire nella mia vita.

Sui Social scrivi Chiara fa cose, sembri una ragazza davvero poliedrica, di cosa ti occupi esattamente e quante cose fai?

Quante cose faccio è una domanda difficile, non credo di averle mai contate! Potrei provarci ora. Dunque lavoro nelle scuole come amministrativa ma anche come insegnante di cucito, da quattro anni mi occupo del laboratorio pomeridiano di costume teatrale. Inoltre assieme a Diego Baruffaldi e in collaborazione con il BluSpace ho inventato il Cantafavole. Una delle “cose” che faccio è scrivere favole. Quest’anno poi, una grande soddisfazione è stata poter realizzare due progetti con l’amico, attore e compositore Max Meraner. Il primo che abbiamo scritto è uno spettacolo che farà parte degli Spettacoli Tascabili proposti dal Teatro Stabile: Il bestiario di Leonardo da Vinci dove il nostro Leonardo somiglia un po’ a Mago Merlino e si è inventato la macchina per ricordare i suoi sogni. Il secondo è un mio progetto, Opera in Salotto, ed è uno dei vincitori del bando per la circuitazione regionale promosso sempre dal Teatro Stabile. Racconta di due artisti in lockdown, che mentre dipingono casa si intrattengono cantando brani d’opera, iniziando, un po’ per caso, a coinvolgere i vicini di balcone. Proseguendo tra le cose che faccio, oltre a recitare, canto! Ma questo immagino si fosse capito, e ho altri nuovi progetti in mente, alcuni più seri e altri meno. Tra quelli meno c’è il cantare canzoni di natale tradotte con Google Translate. Per il mio calendario d’avvento social quest’anno ogni giorno di dicembre pubblico un breve video in cui cerco di cantare le Christmas Carols più famose in italiano. Poi continuo? Faccio la modella, la corista, la gattara, la sirena, video improbabili con la mia famiglia, organizzo performance, sto iniziando una collaborazione con un attore milanese, e sto per… aprire un canale youtube che ha a che fare con il mio jingle pronti per la gita (ma questo è uno spoiler) e poi direi che per ora basta!

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 Da bambina, alla domanda: cosa vuoi fare da grande Chiara? come rispondevi? E ora, cosa risponderesti?

Da bambina volevo vendere fiori, ma poi ho capito che la mia fobia per le farfalle mi avrebbe creato troppi problemi. Ora non sono ancora grande, ma nel futuro vorrei far ridere la gente. L’arte a me è servita per uscire dalla mia malinconia perenne. Per questo cerco di trasmettere gioia e follia, per allontanare questo alone di tristezza, anche solo per un attimo, dagli altri.

 Com’è nata la rubrica sui social come essere un’artista #33 regole?

Questa è una storia strana. Non so come, non so quando e non so perché, avevo salvato una nota sul telefono in cui c’erano scritte 10 regole in inglese, senza titolo e senza precisazioni. Mentre facevo pulizie non me la sono sentita di cancellarle e così ho iniziato a cercare da dove provenissero… e ho scoperto che ce ne erano anche delle altre! Ben 33 regole! Volevo condividere questa mia nuova fonte di ispirazione con mia mamma, ma non le trovavo in italiano. Così ho deciso di tradurle, decidendo di leggerne una al giorno, abbinandoci un esercizio, ogni tanto Jerry Saltz (il creatore delle regole) ne proponeva qualcuno, mi sarei inventata gli altri. Mentre questa idea si faceva spazio nella mia mente ho notato che mancavano 33 giorni al primo dicembre e l’ho preso come un segno! Le avrei pubblicate, e avrei fatto gli esercizi in “compagnia” con chi avrebbe avuto voglia di seguirmi, cercando di far tornare la creatività e l’ispirazione in ognuno.

Si è recentemente conclusa l’esperienza del Bolzanism Museum dove recitavi la parte della guida turistica, com’è andata?

Bolzanism Museum è stata una bellissima esperienza, uscire dal periodo di lockdown a marzo e avere un’opportunità del genere è stato un toccasana per la mia salute sia mentale che fisica. Bolzanism è un progetto di Coopertaiva 19, Campomarzio, Corto Circuito e Teatro Cristallo che vuole mettere in luce nuovi aspetti della periferia. Un museo a cielo aperto che porta i visitatori nel quartiere, nei cortili delle case, descrivendo le architetture, ripercorrendo la storia della città con gli aneddoti degli abitanti. Io ero una delle guide turistiche che accompagnavano i gruppi lungo la visita, o meglio io avevo il compito come agente immobiliare di mostrare il quartiere e cercare di venderlo un po’ a chiunque. Il testo scritto da Flora Sarrubbo, era un perfetto mix tra informazioni storiche accurate, momenti comici e momenti sognanti. Recitare per strada, interagire con i passanti, e coinvolgere le persone mi ha trasmesso un’energia pazzesca.

Qual è stato il momento più bello della tua carriera? E quello in cui hai detto: “Basta, Chiara non farà più tutte queste cose. Sono stufa di essere creativa” (se c’è stato).

Non ricordo il momento più bello, mi verrebbe da dire che deve ancora arrivare. Ho nuovi progetti e sogni nel cassetto, ma ogni tanto mi spiace dover fare i conti con il denaro. Troppo spesso la creatività viene considerata come una cosa innata, che si possiede senza sforzo e quindi non merita d’essere pagata. Ma come ogni cosa, dall’idea più stupida a quella più geniale, viene richiesto del tempo. Il tempo è la cosa più preziosa che ognuno di noi possiede: lo si può anche donare, ma questo non può valere sempre, soprattutto quando c’è di mezzo la professionalità.

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Foto: Chiara Sartori

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