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November 23, 2020

La mostra ‘Tree time’ da Torino al Muse: unʼintervista al curatore Andrea Lerda

Stefania Santoni

La scorsa settimana ho avuto il piacere di fare una bella chiacchierata con Andrea Lerda, curatore della mostra Tree Time: nata lo scorso anno a Torino per il Museo Nazionale della Montagna, questʼanno Tree Time è arrivata in Trentino. È il MUSE di Trento (momentaneamente chiuso a causa dellʼemergenza Covid19) che ora ospita questo percorso espositivo dedicato al mondo degli alberi.

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Andrea, qual è il significato che sta dietro ad una progettazione che narra il mondo degli alberi? 

Come sai, Tree Time è una mostra nata a Torino, con impianto scientifico. Ma oltre alla scienza, dietro al mondo degli alberi cʼè molto altro. Mi spiego meglio. Parlare di tematiche ambientali per me è innanzitutto una questione di coscienza: dar vita ad una mostra che tratta di alberi vuole dire proporre allo spettatore uno strumento adeguato per poter fare dei passi in avanti sia rispetto alla sua consapevolezza introno al tema ambientale sia da un punto di vista si costruzione di una nuova coscienza ecologica. Per questo Tree Time non si snoda solo attraverso narrazioni artistiche, che lasciano troppo spazio a fantasia e immaginazioni, ma anche ricorrendo ad una sezione molto scientifica. Penso ad esempio allʼapporto scientifico di Matteo Garbelotto, direttore presto il Forest Pathology and Mycology Lab di Berkeley e adjunct professor presso l’Environmental Science, Policy and Management Department dell’Università della California, già coinvolto a Torino: lui conosce in maniera analitica il mondo delle piante, degli alberi e delle relazioni tra le situazioni patogene e lʼimpatto del cambiamento climatico. 

Che cosa cambia al Muse rispetto allʼinstallazione di Torino?

Per la mostra richiesta dal Muse si è pensato di allargare sia lʼimpianto che il palinsesto di contributi scientifici: la mostra dello scorso anno è stata quindi ri-curata. Come ti accennavo, la narrazione artistica è accompagnata da una narrazione storico-scientifica: siamo al Muse, il Museo delle Scienze. Tree Time ora si presenta scandita in 5 capitoli, mentre a Torino il focus era sulla montagna con incursioni problematiche relative alla foresta amazzonica e alla migrazione assistita delle piante. 

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Quali sono alcuni dei capitoli che si trovano al Muse? 

Matteo Garbelotto ha individuato 5 nuclei tematici fondamentali. Uno fra questi è il valore selvaggio delle foreste: in questo caso, siamo partiti da una narrazione che ci parla dellʼalbero come un essere vivente e quindi che mette in luce il valore che le foreste hanno a prescindere dalle esigenze dellʼuomo. Altra tematica è quella dedicata alla tempesta Vaia, che nella mostra dispone di unʼampia la lettura. Matteo Garbelotto si è in questo caso soffermato a fondo sul concetto di equilibrio e disequilibrio. Rispetto a Vaia, Nicola Lo Porta, ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach, aveva già illustrato cosa sta succedendo e cosa succederà nei boschi toccati da colpiti dalla tempesta. Per Tree Time Matteo ha ulteriormente approfondito la dinamica della comunicazione delle piante sostenendo che «uno degli effetti a lungo termine meno compresi della tempesta Vaia, aggravato dal riscaldamento globale, è il cambiamento radicale nella misura in cui sono presenti tutti gli organismi che insieme formano una foresta sana, una foresta in equilibrio. Il dis-equilibrio spingerà probabilmente gli endofiti a diventare patogeni troppo presto, trasformandoli da patogeni “utili” a distruttori che potrebbero compromettere la sopravvivenza di alberi e animali che dipendono da loro». Sempre a partire da una riflessione su Vaia, Mali Weil (un collettivo che ha base a Trento e che ha presentato un progetto dedicato alla foresta come spazio fisico, simbolico e concettuale) ha realizzato alcuni lab, Social Dreaming, col fine di attivare una serie di esperienze di sogno per promuovere nuovi immaginari e scenari. Mali Weil ha dato vita ad unʼinstallazione sonora dove una bambola, la Dea Ecate, figura femminile lunare e dei boschi in quanto legata al culto di Artemide, desidera sollecitare il genere umano ad aprirsi verso tipi di relazione legati allʼalterità, aspetto che ha un ruolo fondamentale nella dimensione della vita. Potremmo dire che molti artisti di Tree Time hanno una spiccata predisposizione al dialogo con la scienza perché hanno la consapevolezza che se si vuole parlare in maniera reale per risolvere un problema è necessario parlarne in maniera consapevole. Non a caso Mali Weil dialoga con Emanuele Coccia e Stefano Boeri. 

Forests

Unʼultima domanda: in che modo è possibile esplorare Tree Time in maniera virtuale?

Il Muse vorrebbe realizzare dei podcast ed alcuni eventi online, dove artista e scienziato dialogano sullʼopera: in questo modo i fruitori potranno essere avvicinati alla mostra anche da casa. Per scoprire di che cosa tratta Tree Time, gli utenti potranno consultare il sito del Muse che dispone di un catalogo articolato da una molteplicità di narrazioni. Il testo scientifico è a cura di Matteo Garbelotto. Nel catalogo online, che consente allʼutente di avere una visione globale della mostra, oltre alle immagini delle opere accompagnate da video e approfondimenti, si trovano anche diagrammi scientifici narrati da didascalie. La lettura di Tree Time si presenta quindi a più livelli: chi ha una conoscenza più approfondita, può andare più nel dettaglio, a differenza dei testi che sono invece pensati per un pubblico più generico; chi non ha voglia di leggere, può semplicemente guardarsi il video.

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Didascalia immagini:

Formafantasma Cambio, 2020 Video, 23’21’’ Courtesy Formafantasma e Serpentine Galleries, Londra
Vittorio Sella Grande albero nella foresta bassa della Valle Bujuku (Ruwenzori), 1906 [ripresa], 1934-1940 (stampa) Stampa da gelatina bromuro d’argento con viraggio a doppio colore 39,5×30 cm Centro Documentazione Museo Nazionale della Montagna – CAI Torino
Giorgia Severi Can’t see the forest for the trees, 2020 Mixed media, dimensione ambientale Courtesy l’artista
Mali Weil Forests I The revery alone will do, 2020 Installazione, tecnica mista Stendardi, creature, fotografia stampa a getto d’inchiostro, audio digitale (11’) Courtesy l’artista 
Emanuela Ascari Autopoiesi, 2020 Mixed media, dettaglio Courtesy l’artista

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