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November 9, 2020

HÜTTE: tra Milano e la montagna, un nuovo homeware in cui rifugiarsi

Claudia Gelati

Un design senza tempo dal retrogusto vintage, linee essenzali e colori vibranti. Nasce HÜTTE, nuovo brand di homeware (e non solo) che arriva da Milano ma sa di montagna. Quella montagna fiabesca che per Raffaella Colutto, visual e textile designer fondatrice del brand, è un luogo di ricordi e di affetti. 

Partiamo dall’inizio: chi è Raffaella Colutto, quali studi ha intrapreso e cosa fa nella vita?
Sono una visual e textile designer e vivo a Milano. Mi sono formata a Parigi durante gli anni delle Scuole Superiori, e poi a Milano, dove ho frequentato la Scuola Politecnica di Design, prima scuola di progetto in Italia di stampo Bauhaus, con eccellenti insegnanti professionisti, tra cui Bruno Munari.
Ho lavorato in importanti case editrici dove sono diventata giornalista e sono stata Art Director in agenzie multimediali, in ambiti e con committenti molto diversi. Ho co-fondato nel 2005 lo studio grafico Alizarina insieme a Silvia Sfligiotti, disegnando identità aziendali on e off-line, eventi culturali, progetti editoriali e allestimenti per mostre.
E poi quest’anno è nato il mio brand dedicato all’homeware: HÜTTE _ pure textiles. Frutto di una mia passione maturata in tanti anni, un progetto libero, un bisogno di esprimermi in modo più diretto e personale, attraverso forme pure, colori e materia.

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Come nasce la tua passione per il design e come, invece, entra oggi nel tuo quotidiano?
La passione per il design in generale nasce grazie alla città in cui vivo, alla sua grande apertura intellettuale in ambito lavorativo, alle persone che qui amo e frequento. Penso al Sestante, galleria di arti applicate all’avanguardia a Milano, con i primi vasi di Ettore Sottsass e mostre tematiche sull’artigianato di tutto il mondo. Giovane ragazza all’epoca, ho avuto la fortuna di conoscere molto da vicino le ideatrici della galleria, e di vivere le loro case piene di oggetti diventati icone del design internazionale.Quando ho ristrutturato la mia casa qualche anno fa mi sono rivolta allo studio di architettura Albori. Sono architetti che non solo progettano ma costruiscono con le loro mani, nel mio caso un soppalco in mezzo alla casa agganciato al soffitto, tutto in legno di recupero. E’ diventato il mio studio-rifugio privato, dove mi sento a mio agio.

“You can’t start a fire without a spark” cantava qualcuno. Dunque Raffella, raccontaci la scintilla dietro la nascita di HÜTTE, nuovo brand di homeware (ma non solo). C’è qualche marchio (storico o contemporaneo), se possiamo dirlo, a cui ti sei inizialmente ispirata?
Ho sempre avuto una vera e propria attrazione per i pattern in architettura e le textures in natura, contemplativa, quasi ossessiva. Anche l’aver studiato in un liceo scientifico mi ha avvicinato più facilmente ad un tipo di disegno più geometrico, più astratto, meno gestuale e artistico. Alla Scuola Politecnica di Design, con il suo approccio umanistico interdisciplinare e sperimentale, ho studiato anche la nascita del textile design. Massime esponenti designer donne, che venivano dirottate nei corsi di tessitura e di ceramica, ma che hanno trasformato un artigianato artistico in progetto attuale e vivo, attraverso materiali, ritmo, proporzione, colore e forma. Fonti di inesauribile ispirazione i lavori di Gunta Stolzl, Benita Otte, Marguerite Friedlaender-Wildenhain, Ilse Fehling, Alma Siedhoff-Buscher, Anni Albers e Gertrud Arndt.
Ma non posso non citare almeno uno tra i miei guru per quanto riguarda il colore: il giapponese Sanzo Wada, designer versatile e innovativo che ha basato la sua ricerca sui principi della percezione visiva e della forma.
La scintilla di HÜTTE? Tutto è arrivato in modo molto naturale. Tra i miei svariati corsi di aggiornamento, quello di digital knitting mi ha aperto la testa sulle potenzialità di progettare disegni dentro le trame di un tessuto. Mi ha permesso di fare le mie prime sperimentazioni sul campo, e di instaurare collaborazioni con stiliste nel mondo dell’alta maglieria. Ma non mi interessava la moda con le sue tendenze, volevo progettare qualcosa che durasse nel tempo e che abitasse la casa, un design contemporaneo libero da qualsiasi stereotipo, funzionale e confortevole, sofisticato, essenziale nelle linee e vibrante nel colore. E così ho cercato nelle complesse combinazioni dello jacquard di applicare l’astratta bellezza della matematica e le sue infinite forme geometriche .

Swing_blankets

Homeware ma non solo: come nasce un prodotto HÜTTE? Come nascono i pattern geometrici dal gusto vagamente vintage, rigorosi ma anche così vividi che compaiono sulle tue coperte, cuscini e poncho?
Un prodotto HÜTTE nasce da un’ispirazione. Uno dei miei primi disegni, Moonrise, prende spunto letteralmente dalla texture impressa sopra un tombino per strada. 
La rivisitazione di quel segno è sperimentazione. Prove di composizioni diverse, trasformazione giocando, mettere e togliere, calcolo e improvvisazione. Al Pitti Filati di Firenze che visito almeno 1 volta all’anno incontro le case produttrici di materie prime. Aziende storiche nel qualificato panorama italiano, sostenibili e rigorosamente certificate. Entrare in contatto con la materia è per me sempre un’emozione. Per la prima volta nella mia vita visualizzavo con precisione nel sonno gli accostamenti cromatici, e di giorno cercavo conferme nelle cartelle colore dei filati.
Partendo spesso da uno schizzo, traduco il pattern definitivo a computer e disegno ogni punto della trama della maglia, che corrisponde ad un pixel dello schermo. Il mio file viene poi trasposto in linguaggio macchina da un programmatore. E finalmente cominciano le prove in maglificio di prototipazione, attraverso piccoli campioni per testare finezza delle materie prime, delle macchine, le tensioni, le consistenze, eventualmente come rispondono insieme filati completamente diversi. Come nel caso delle coperte Nuance, dove merino e lino si sono sposati perfettamente. Questa fase è molto creativa, si tocca con mano un disegno che da bidimensionale diventa tridimensionale con infinite possibilità. E richiede disponibilità, tempo e professionalità da parte degli artigiani partner.
Si passa poi alla definizione delle vere e proprie linee di prodotto, declinandole nelle varianti più riuscite. Le collezioni coprono tutte le stagioni, con coperte e cuscini coordinati. Solo pochi accessori unisex e semplici da indossare: i poncho sono stati suggeriti da un’amica che li usa molto anche in casa in inverno; le sciarpe e gli scialli sono prodotti più accessibili e molto apprezzati anche come regali.

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Quali valori, emozioni e storie, vorresti portare nelle case delle persone con i tuoi prodotti?
Vorrei portare nelle case il valore per le cose belle nel rispetto della Natura e delle persone, la salvaguardia di un sapere artigianale che è l’identità di un Paese, la gioia di circondarsi di colore – una cromoterapia – e di calore, con materiali nobili che durano nel tempo, anzi migliorano. Materie prime pregiate, al tatto confortanti e salutari per il corpo.Lo spazio che abitiamo è uno spazio intimo, rivela la nostra personalità e ci relaziona con i nostri ospiti. I tessuti non sono un ornamento superfluo. Permeano gli spazi con un ritmo, lo scandiscono e creano profondità. Una necessità percettiva quella di creare una narrazione visiva intorno a noi, una nostra armonia.

Nuance_plaid_03HÜTTE nasce a Milano, eppure visitando il tuo shop online, il confine tra realtà e fiaba è labile, atmosfere che sembrano più vicine alle Dolomiti che alla metropoli. Qual’è il tuo legame/rapporto con la montagna e l’Alto Adige? 
Sono per metà montanara, da parte di padre i miei nonni erano originari di un paesino nel Cadore al confine con l’Austria e parlavano ladino. La montagna per me è sempre stata un luogo di affetti, dove la Natura è molto più presente che in altri habitat. Una passeggiata in un bosco con i suoi profumi trovo che sia una delle esperienze più vivificanti. Da piccola andavamo a fare la polenta in un barco superattrezzato con letti a castello immerso in un bosco. Il barco è il nome di un capanno di legno, e quando penso al calore di un’abitazione ho in mente quell’immagine. 
Da qui il nome HÜTTE, baita, capanna, rifugio (in ladino sarebbe Ütia). L’archetipo della casa.
Non mi sono posta il problema di trovare un nome in italiano perché anche se questo progetto nasce e viene prodotto in Italia, il respiro vuole essere più internazionale, come una fiaba che tocca corde universali e non conosce confini. Un concept nomade, destinato a misurarsi con un pubblico che vive realtà e culture differenti.
Quando è nato mio figlio Pietro siamo andati diversi inverni a Collalbo sul Renon. Conservo dei ricordi bellissimi in quei masi meravigliosi. In Alto Adige abbiamo potuto vivere una montagna molto genuina, senza le orde dei turisti. Una mia cara amica originaria di quella regione mi ha fatto conoscere l’Hotel Briol, un posto incantevole, che si raggiunge a piedi. In piena sintonia con la Natura, nella salvaguardia di un’architettura originale Bauhaus degli anni 30, all’insegna della poesia delle cose semplici di qualità. Qui ho potuto fare il primo shooting fotografico per HÜTTE. Un inizio fortunato, perché per un nuovo albergo della stessa proprietà di Briol dovrò disegnare una nuova linea di coperte.

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Viviamo in un’epoca in cui praticamente ogni prodotto è disponibile a portata di click, ed è indubbiamente un atto di coraggio investire (passione, tempo e, si, anche capitale) in una nuova impresa artigianale e creativa. Per completare il quadro, in questo strano 2020 ci troviamo di fronte, da un lato, l’emergenza sanitaria e dall’altro, una crisi economica che, se non è già un fatto, pare quantomeno inevitabile. Quali sono i tuoi pensieri a riguardo? 
Se non avessi avuto il sostegno di mio padre che mi ha affiancato fin dall’inizio come manager di grandissima capacità ed esperienza, sicuramente non avrei intrapreso la strada dell’imprenditoria. Questo progetto è nato a gennaio di quest’anno, giusto prima dello scatenarsi della pandemia in corso. E’ difficile immaginarci come sarà il nostro prossimo futuro perché siamo ancora nel pieno di questa emergenza sanitaria, ma non riesco per mia natura ad avere un pensiero completamente negativo, lo trovo un po’ inutile. Sembra che non ne usciremo più, ma la storia ci insegna che tutto finisce, dobbiamo avere molta forza per sostenere la nostra vulnerabilità e fragilità di questi tempi, e coltivare una consapevolezza maggiore per ogni nostra azione. 
Investire sull’online da subito come ha fatto HÜTTE è fondamentale. Le persone staranno molto di più nelle case nei prossimi mesi, e forse si dedicheranno a rendere i loro spazi più confortevoli. Vedremo, nessuno ha la ricetta in mano, ma credere in un progetto vuol dire anche impegnarsi con pazienza a testare ed inventarsi possibilità.

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Tre parole magiche: Etica, consapevolezza e  sostenibilità. Come ti posizioni rispetto al dibattito internazionali e rispetto alle grandi catene di distribuzione? 
Siamo ad un punto di svolta, e non sappiamo quanto ci metteremo per cambiare veramente. Non è più eticamente sostenibile lo sfruttamento di mano d’opera a basso costo per fare arricchire multinazionali. Non si può più far finta di niente nei confronti del surriscaldamento e dell’inquinamento della Terra. Questo consumismo ci ha svuotati e ci ha sommerso di spazzatura. 
Lo slow design è una nuova filosofia di vita, indispensabile per affrontare il futuro. Rallentare, non voler tutto subito, conoscere chi c’é dietro ai prodotti che compriamo, entrare in un altro rapporto con le cose, umanizzarle, più ne siamo consapevoli, più possiamo apprezzarle. Trasparenza, autenticità, maggiore connessione con il mondo che ci circonda.
HÜTTE è made in Italy al 100% perché stiamo operando qui, su questo territorio, salvaguardando il patrimonio delle abilità artigianali e il loro straordinario potenziale, e per garantire una filiera corta e a basso impatto. Pienamente in conformità alla normativa fiscale e ai diritti dei lavoratori.
Utilizziamo esclusivamente materiali nobili e filati puri, tracciati ed ecosostenibili, nel pieno rispetto della vita degli animali. Il packaging è un sacchetto di canapa stampato a mano con la ruggine come pigmento. Certo, i costi sono più alti e i margini più bassi, ma dobbiamo cominciare da noi stessi se vogliamo cambiare il mondo.

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Lo shop online è già attivo, ma nel futuro di HÜTTE immagini anche uno spazio fisico dove ricreare la magia dei tuoi poemi su tessuto? Progetti per il futuro prossimo? 
Sarebbe bellissimo uno spazio fisico di HÜTTE, riesco ad immaginarmelo perfettamente! Uno spazio con una forte identità, con una visione creativa che abbia la semplicità come lifestyle, e sempre in cerca di buone idee. Un concept store con diversi brand in sintonia e che guardi al futuro. Sogni?
Al momento dobbiamo prima crescere e investire passo dopo passo, concentrare tutte le energie per far conoscere il brand al livello più ampio possibile. Ed essendo un progetto aperto a specifiche richieste ‘su misura’, sia in formati che in disegni personalizzati, ci piacerebbe ampliare le collaborazioni con architetti e designer di interni, negozi, e anche privati con particolari necessità. Per il prossimo futuro abbiamo in cantiere di progettare dei tappeti a telaio. Simonne Beatens, tessitrice fiamminga che si è ritirata in Umbria, vedendo il sito online di HÜTTE ha deciso di regalarci uno splendido telaio verticale canadese Leclerc. Mi sembra di buonissimo auspicio!

 

fotografie su concessione di Hütte

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