Music

October 15, 2020

Claudio Lugo al Festival Sonora di Merano – Musica come esigenza

Mauro Sperandio

Il legame tra Claudio Lugo e Merano risale al 1996, quando fu invitato per la prima volta dall’Art Forum a presentare il suo lavoro in città. Sassofonista, compositore e docente al conservatorio di Alessandria, ha studiato composizione con Sylvano Bussotti. Tra i tanti artisti con i quali ha collaborato figurano numerosi nomi della musica Jazz e classica del nostro tempo. Uomo colto e di grande sensibilità, porta avanti dal 2010 un originale progetto intitolato Instant Composer Secluded Setting Tour, che lo vede registrare le sue improvvisazioni in luoghi di interesse naturalistico di tutto il mondo.
L’occasione per incontrarlo è offerta dalla prima esecuzione assoluta di tre suoi brani commissionati dal festival Sonora di Merano, manifestazione curata da Marcello Fera e dedicata, quest’anno, al tema del risentimento. Le Tre Canzoni in genovese barocco, che saranno interpretate dalla soprano Cristina Mosca e dall’Ensemble Conductus nel concerto del 16 ottobre al Teatro Puccini, ore 20:30, ci danno l’occasione di scoprire di più del lavoro di Claudio Lugo.

La tua carriera e ricca di collaborazioni ed esibizioni in tutto il mondo e altrettanto vasti e attuali sono i temi che ispirano il tuo lavoro. A Merano porti però tre brani ispirati ad altrettante canzoni in genovese barocco e, dunque, legati ad un’epoca ormai molto distante.

Questa “contraddizione”, nel mio sentimento e secondo la mia posizione intellettuale, non sussiste, perché ignoro i confini tra i generi, la tra tradizione e l’avanguardia. Quando ero ragazzo, agli inizi degli anni ‘70, c’era un dibattito forte e vivace tra difensori della tradizione e i fautori dell’avanguardia, anche in campo musicale. Sono stato allievo e in seguito collaboratore di Sylvano Bussotti, personalità ribelle, le cui opere si sono sempre distinte per il loro carattere dirompente, che mi ha insegnato a guardare oltre queste categorie. Il suo modo di insegnare era divergente ed inclusivo allo stesso tempo. Da lui ho appreso a gestire il bello da qualsiasi parte arrivasse, in maniera molto aperta.
                                                
claudio lugo

Forse avremmo dovuto definire, per prima cosa, il concetto stesso di tradizione?
La questione è interessante. Nella tradizione musicale ligure, ad esempio, c’è una forma di canto polifonico che, a detta degli etnomusicologi, è l’unica di questo tipo con una tradizione esclusivamente orale: il trallallero. Nato in ambito portuale tra fine ‘800 e inizi ‘900, il trallallero vede la presenza di cinque voci maschili divise secondo i ruoli di basso, baritono, contralto, tenore e chitara, perché ne imita il suono. Pur essendo nato come canto da osteria, ha una struttura molto complessa, con linee vocali in contrappunto e un repertorio che attinge con disinvoltura anche alla tradizione pop degli anni ‘60. A fronte di una forma che si è stabilizzata, come una tradizione orale esige, si è sviluppata una particolare capacità di accogliere il contemporaneo. Il trallallero lascia dunque aperta la definizione del concetto di modernità.

Parliamo di “audacia del compositore”. Quali sono i limiti alla sperimentazione che un compositore si deve porre?
Mi metto sempre nella condizione dell’ascoltatore, perché scrivere e performare musica è comunicare e non ha nulla di solipsistico. La scelta di portare a Sonora tre brani ispirati a canzoni genovesi del ‘600 è stata preceduta da una profonda riflessione sui modi in cui questo lavoro andava condotto. Quello del coraggio del compositore è un tema che ho a cuore e che ha come estremi il compiacimento del pubblico e l’eccessiva distanza da questo. Entrambi gli orientamenti non portano a succedere nulla e la mediazione tra questi due antipodi è l’unica scelta praticabile.

Con quale spirito hai affrontato il tema del risentimento?
Non piaceva l’idea del risentimento, che è un sentimento che non mi appartiene. Ho scelto dunque di dedicarmi al ri-sentimento, ovvero al sentire nuovamente: il suono di una lingua, in questo caso. I testi scelti mi hanno permesso di considerare il risentimento in modo auto-ironico.  Le tre canzoni scelte, dedicate all’usignolo, la lucciola e la rondine, partono da un incantamento bucolico nei confronti delle caratteristiche di questi animali e giungono ad un sentire ben diverso.

Ensemble Conductus

Parliamo di libertà di creare. La commissione di un lavoro con un tema preciso, come il caso del risentimento, è per te un limite o un’opportunità?
Io scrivo sempre su commissione: a volte è una richiesta esplicita, per contratto e secondo certi criteri, altre volte la commissione me la dà il contesto sociale oppure una mia necessità. Non credo in una creatività che cala dall’alto, ma nel dovere dell’artista a rispondere alle esigenze che il momento e il contesto impongono

Arte militante, potremmo dire.
Le tre composizione che presento a Merano, per dire, riguardano un sentimento che, ce lo mostra anche al cronaca, è solitamente indirizzato dall’uomo nei confronti della donna.  Ho voluto ribaltare la consuetudine: scegliendo un’interprete femminile, proponendo in modo frizzante il tema. Tutta la letteratura ci propone un uomo risentito e una donna vittima, io ho sentito l’esigenza di riportare un po’ di equilibrio in questo sistema sbilanciato.

Foto©: 1,2 Claudio Lugo; 3 Conductus Ensemble Ass. Conductus Merano.

 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.