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October 13, 2020

Zoom 17_Marco Pappalardo: la sfida delle Dolomiti è rimanere nel radar

Cristina Ferretti

Marco Pappalardo, bolzanino, ha frequentato il liceo linguistico presso l’Istituto Rainerum, laureto in economia e commercio a Trento, si è poi specializzato in Marketing. Sposato e padre di due figli, ha iniziato nel marketing presso la Fercam, poi in Zuegg. È stato segretario del Presidente Durnwalder, seguendo anche tutto il percorso di Südtirol marketing (SMG) dall’inizio fino alla sua privatizzazione. Di Sinfonet è stato il direttore come poi dal 2013 Della SMG e poi di IDM. È passato po’ alla Direzione dell’Ufficio stampa e comunicazione della Provincia di Bolzano. Dal gennaio 2020 è alla direzione marketing del Dolomiti Superski. 

Il Covid-19 ha fatto finire la stagione sciistica 2019/2020 proprio sulle piste da sci. Quali sono stati da marzo in poi i ragionamenti per l’inverno che viene?

Noi abbiamo deciso di chiudere il 10 marzo di propria iniziativa e lo abbiamo fatto anche contro la volontà di tutto il sistema che c’era intorno.  Un rischio grande e una decisione difficile. Siamo però riusciti a sincronizzare tutti. Abbiamo anticipato il Presidente del Governo Conte facendo lo stesso giorno la nostra conferenza stampa.  In Alto Adige c’era tantissima gente ancora in giro (grandi nevicate con giornate di sole invidiabili) e queste persone oltre a non poter sciare, dovevano anche rientrare a casa. Cortina non voleva chiudere ad esempio.

Da marzo 2020 in poi prima ancora di arrivare alla stagione che si sta aprendo, dovevamo pensare all’estate. Il Turismo per la nostra montagna è molto importante.  Il punto fermo nel nostro orientamento di comunicazione era quello di “non uscire dai radar”: quindi, esserci sempre in ogni situazione ed organizzare l’attività estiva, aprire e far vedere il desiderio di continuità, pur sapendo che l’estate 2020 sarebbe stata durissima.  Abbiamo avuto un agosto eccezionale, ma prima di lui una perdita del 60%. Settembre e ottobre sono stati difficili, mancando il turismo internazionale si notano le assenze.  Pariamo i colpi e abbiamo tenuto botta, Mettiamo in conto la perdita, però guardiamo e lavoriamo per il futuro. 

Che differenza c’è tra il settore sciistico altoatesino e quello trentino o bellunese?

Trentino ed Alto Adige sono molto simili tra loro. Le differenze si notano più che nella parte di nostra competenza, nella ricettività: In Trentino è strutturata diversamente. Differenti target turistici con un turismo meno esclusivo. Lì c’è una forbice più ampia tra il prezzo della prestazione sciistica e quella alberghiera.  Hanno un turismo internazionale di altro livello, con prezzi più aggressivi.

Il Sella Ronda rappresenta un esempio delle realtà diverse. Il bellunese è meno sviluppato nelle strutture e negli impianti. Cortina sta facendo molti sforzi per organizzare i Mondiali e le Olimpiadi, ma devono soprattutto recuperare un ritardo di molti anni prima del Covid e del cambiamento che ne consegue.  

Come stanno affrontando la situazione i comprensori a livello nazionale?

Il problema è trovare un sistema di regole condivise. Stiamo aspettando che da Roma ci sia una collaborazione. L’Austria ha già fatto una conferenza stampa in merito, comunicando le regole che disciplinano il servizio invernale. È importante perché ti offre la possibilità di farti vedere a livello nazionale.

In Italia non c’è tutta questa chiarezza e quando ci sarà, speriamo sia almeno un sistema di regole unico. Soprattutto per noi, che ci occupiamo di 3 provincie non possiamo assolutamente operare con regole diverse. Per fare capire abbiamo gli impianti di risalita in Alto Adige con una nuova limitazione della capienza. In Trentino è rimasta quella esistente pre-Covid ed in Veneto è sparita. È il Governo che deve sostenere la stagione invernale con regole condivise ed operare per la sua ripartenza.

E non si parla solo di impianti, ma soprattutto di mobilità.  Arriveranno poi tutti in auto e gli ski bus porteranno gli sciatori. Quindi, anche il trasporto deve essere adeguato e corrispondere ad un sistema di regole. Se fosse a livello internazionale sarebbe ancora meglio. Dolomiti Superski ha fatto un sondaggio con 60.000 nostri clienti. La maggioranza delle persone mostra un forte desiderio di andare a sciare, ma 85% ha trasmesso che vuole la massima garanzia di sicurezza.

Su che cosa dovrebbe puntare il turismo invernale?

Sicurezza, trasparenza e sul fornire al cliente la massima trasparenza dell’informazione su cosa si aspetta e su tutta l’informazione della filiera.  Il nostro claim: “we care about you”. Noi ci distinguiamo sull’autenticità mettendo le Dolomiti al centro della scena. Il concetto è quello che noi ci prendiamo cura di te in tutto quello che fai quando sei tra le nostre montagne. Ti accogliamo e ti seguiamo e ti sosteniamo nelle tue richieste. Abbiamo creato un pacchetto di iniziative con una heatmap, la quale mostra in tempo reale il tasso di frequenza di ogni impianto.  Poi, facciamo un calendario delle vacanze e facciamo vedere le giornate da bollino e le giornate con criticità per avere un orientamento e per avere la frequenza nelle varie aree. Punteremo sulla vendita online, per far sì che le persone non debbano stare in coda.  

Qual è il turismo sciistico che ci dobbiamo aspettare e quello che farebbe bene alla nostra regione?

In prospettiva il turismo dello sci è un turismo maturo. Quindi, è un turismo senza grandi tassi di sviluppo ed incremento. Dobbiamo far tornare i ragazzi a sciare. Le famiglie una volta sciavano tutte insieme, adesso è casuale. Siamo cambiati anche noi nelle abitudini. L’estate invece per noi ha ancora un grande potenziale. Ci sono tassi di crescita enormi soprattutto nel mondo del bike, che ha tutte le caratteristiche per diventare un prodotto importante. Gli impianti devono essere concepiti come veri mezzi di trasporto ed un elemento di sostenibilità per le regioni. Grande potenziale estate e grande posizionamento negli anni dell’eco sostenibilità. Gli Impianti sono un mezzo di trasporto ed un divertimento.

Non concepisco come le aziende come Leitner e Doppelmayr vengano chiamate a costruire impianti pazzeschi nel mondo e invece da noi quando costruiscono vengono ancora visti come un ecomostro. 

Come saranno i vari campionati sciistici?

Saranno difficili, purtroppo, se si faranno senza il pubblico. I mondiali tornano nelle Dolomiti dopo 40 anni ed è un vero peccato, che cadano in questa situazione. Non si poteva non farli, e ci auguriamo che ci sia il pubblico perché ci piace l’idea che i mondiali di sci tornino nella loro patria naturale, che sono le Alpi e le Dolomiti.

La Coppa del Mondo invece, in Gardena, in Badia e a Plan de Corones fanno parte di un circuito consolidato, sono una macchina organizzativa perfetta e faranno fronte alle nuove emergenze particolari. Sono un sistema invidiabile: Se non ci sarà pubblico sarà un peccato.  Lo sci, lo sappiamo, televisivamente non funziona più tanto bene.

Cosa l’Alto Adige non ha ancora avuto il coraggio di fare?

Il nostro problema è che pensiamo di essere l’ombelico del mondo e questo limita la nostra prospettiva. Non abbiamo l’umiltà di proporci in modo diverso ed in prospettiva. Sarebbe il momento di cambiare marcia. 

Ha ancora senso il bilinguismo.

Se s’intende la proporzionale etnica, no. I cluster non hanno senso e non vengono vissuti dalle nuove generazioni. Il salto del fosso si farebbe creando la scuola bilingue, creando la vera identità di questa terra. Sarebbe bella, come lo è l’UNIBZ. Non devono però esser sperimentali oppure come ora presenti solo nelle scuole italiane.  

Cosa ti auguri per la città di Bolzano?

Abbiamo una suddivisione in troppi quartieri clusterizzati. Mi auguro più condivisione. Anche una visione di lavorare di più sulle infrastrutture che mancano oggi, basta pensare alla mobilità. E di avere un’identità. Bisogna lavorare sui valori della città e costruire attraverso i gruppi l’identità.

Vorrei essere fiero e partecipe di questa città. Un momento molto forte di rappresentanza di questa visione potrebbe il Polo bibliotecario: potrebbe essere il faro di questo progetto di nuova identità.

Foto: Marco Pappalardo 

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