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October 12, 2020

Wabi Sabi: nello sguardo
di Alessandro Cristofoletti

Francesca Fattinger

Nulla dura,
nulla è finito,
nulla è perfetto.
Richard R. Powell

Wabi Sabi - Aalessandro Cristofoletti_2

Lo scorso giovedì 1° ottobre è stata inaugurata la mostra dell’Associazione Culturale “lasecondaluna” curata da Amanda Filippi, “Wabi Sabi”, che espone fino al 24 ottobre all’interno della Floricoltura Schullian di Bolzano gli scatti di Alessandro Cristofoletti, fotografo e scrittore.
I due caratteri 侘 (wabi) e 寂 (sabi) esprimono ciò che la citazione di Richard R. Powell trasforma in tre enunciati, taglienti nella loro precisione e concisione, un mantra da ripetersi senza soluzione di continuità. E se nulla dura, è finito e perfetto, allora è proprio là dove giace l’imperfezione che si ha crescita ed energia trasformativa e vitale. 

Foto di Ernesto Filippi (3)

Alessandro Cristofoletti ha preso questi due caratteri e parallelamente l’enunciato dello scrittore americano citato e li ha tradotti in sguardo, prospettiva, attenzione; ha scritto con la luce e i suoi chiaroscuri un racconto a più voci, ai confini della transitorietà e della mutevolezza.
La sua ricerca in questa direzione dura da otto anni e parte innanzitutto da uno sguardo dentro di sé. Infatti racconta: “ho deciso di cominciare questo progetto quando ho capito che si trattava di un lavoro su me stesso. Io, come immagino tante altre persone, ho sempre temuto il cambiamento e un futuro diverso dal presente conosciuto. Wabi Sabi mi ha mostrato la bellezza dell’effimero e il transitorio, dimensione dentro cui noi tutti viviamo senza rendercene conto”.  
Con i suoi scatti fotografici libera piante, animali, architetture, oggetti, che ha scovato in tutto il mondo, dal contesto a cui appartengono; decontestualizzati e galleggianti, si stagliano in ombre o luci, altrettanto fitte e taglienti, suggestionando la nostra immaginazione come metafore di un mondo che fluttua tra passato e futuro e sembra inafferrabile.

Wabi Sabi - Aalessandro Cristofoletti_1

Le opere selezionate per l’esposizione non sono presentate singolarmente, ma in polittici, composti ognuno da quattro scatti: come quattro elementi di uno stesso racconto che assieme combinano similitudini e ossimori e che tramite questi contrasti o somiglianze dialogano e creano un nuovo spazio visuale e mentale. La curatrice Amanda Filippi, infatti, ha raccontato che “si tratta di una scelta deliberata che permette non solo di offrire una visione più ampia del progetto dell’artista Alessandro Cristofoletti, ma anche di creare micronarrazioni che si offrono all’interpretazione da parte del fruitore.” Ci danno la libertà, insomma, di collegare le immagini tra loro e di farne scaturire nuovi possibili viaggi.

Wabi Sabi - Aalessandro Cristofoletti_5 “Wabi Sabi” è come sottolineato dall’artista e dalla curatrice “un allontanamento dalle comfort zone dell’antropocentrismo, un confronto tra i mutamenti a cui il tempo impone. I due caratteri 侘 (wabi) e 寂 (sabi) racchiudono un concetto molto importante per la tradizione filosofica ed estetica giapponese, che si basa sull’accoglimento della transitorietà delle cose, descritta talvolta come “bellezza imperfetta, impermanente e incompleta”.

Foto di Giulia Calò (7)

La cornice è la bellissima Floricoltura Gärtnerei Schullian dove in mezzo a piante e fiori volano i polittici di Alessandro, la natura fa loro da sfondo, ci si specchia, ne è trama e ci regala meraviglia.

Foto di Alessandro Cristofoletti
Foto dell’allestimento di Ernesto Filippi e Giulia Calò

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