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October 10, 2020
I disegni di Lisa Ponti atterrano a Kunst Meran
Mauro Sperandio
In un tempestoso autunno meranese, che vede alberi squarciati e minacce di nuovi confinamenti, la mostra dedicata da Kunst Merano Merano Arte a Lisa Ponti spicca come un sottile ma deciso raggio di sole che si fa spazio tra le nuvole. Lisa, figlia primogenita di Gio Ponti, celeberrimo architetto, è mancata l’anno scorso, dopo una vita quasi centenaria dedicata ad una profonda ricerca e al racconto di ciò che è bello, ispiratore ed elegante. Se è sicuro che nella casa paterna abbia ricevuto un benefico condizionamento, è altrettanto vero che Lisa Ponti sia stata in grado di affermarsi con una cifra personale, che già nella sua lavoro per le riviste Stile e Domus trova esempio.
Nella mostra, curata da Massimo Martignoni, Christiane Rekade e Salvatore Licitra, ad essere protagonista è una parte dei tanti disegni realizzati nel corso degli anni da Lisa: essi compongono un vasto epistolario illustrato, che negli anni ha “graziato” amici, parenti e vari conoscenti non solo con un’originale capacità di affermare (tramite il verbale e il non verbale) ma anche di invitare al sogno e alla riflessione. Unico criterio cogente il supporto impiegato: candida carta in formato A4.
Scopriamo di più di questi disegni e della loro autrice da Salvatore Licitra, figlio di Lisa.
«Nel considerare il lavoro di Lisa non possiamo ignorare la figura di Gio Ponti, suo padre». Oppure possiamo? E in quale misura?
Certamente non si può ignorare la figura di Gio Ponti, sopratutto perché Lisa è stata al suo fianco, in un certo senso,o come portavoce del suo pensiero ed anche perché ha avuto l’opportunità di impegnarsi professionalmente nelle riviste Stile e Domus ideate da lui ideate. Tuttavia, il lavoro creativo ed artistico di Lisa si è sviluppato in maniera del tutto autonoma, traendo certamente stimolo dagli incontri con artisti, architetti, designer ed intellettuali che gravitavano attorno alle riviste, ma con una “poetica”, che vede l’uso della parola e del segno intrecciati molto strettamente. Questa convivenza tra scrittura e disegno, sviluppata in diverse forme nell’arco della sua lunga vita, è l’espressione di una dimensione, se vogliamo paragonarla al lavoro del padre Gio, molto più vicina alla poesia ed al lavoro sul linguaggio, piuttosto che alla decorazione o alla maestria scenografica del padre.
Nei disegni di sua madre ci sono eleganza, ironia, capacità di comunicare e competenza tecnica. Coerentemente, non c’è autocompiacimento. A quale esigenza rispondevano questi lavori?
Molti disegni sono dedicati, riferiti ad accadimenti precisi, in un dialogo con le persone che venivano in contatto con lei. Dando però uno sguardo più ampio al suo lavoro, questi riferimenti appaiono quasi dei pretesti, delle occasioni per esercitare un atto creativo. L’opera aveva una sua necessità indipendente e io credo che sia quella di esprimere l’unione tra un atto calligrafico ( i disegni sono eseguiti di getto) ed un pensiero o una espressione altrettanto istantanea. Opere che catturano e cristallizzano l’incrocio tra pensiero forma e scrittura.
Ricchi di espressività, gli A4 di Lisa Ponti sono poveri di linee spezzate e ricchi di curve. Era il carattere di sua madre altrettanto privo di spigolosità?
Mia madre non aveva spigolosità, come lei acutamente vede nei disegni, tuttavia era anche assolutamente intransigente e capace di posizioni dure e precise, senza scendere a compromessi quando riteneva messa in forse quella limpidezza, trasparenza e genuinità che valutava come indispensabili nel lavoro culturale.
Penso al suo impegno nel campo della ricerca negli ambito del design e dell’arte. Nella carriera di sua madre la parola scritta e l’immagine hanno forse pari importanza e anche nei disegni in mostra la scrittura ritorna spesso. Come descriverebbe il modo in cui sua madre raccontava persone ed eventi di qualsiasi rilevanza?
Mia madre ha vissuto tutta la vita tra immagini e parole. Le pagine delle riviste su cui lavorava impaginando scritti ed immagini erano un continuo confronto tra questi due elementi. Nei suoi scritti le parole erano certamente lievi, tuttavia soppesate una per una come quando fin da ragazza scriveva poesie. Nel corso della vita venne anche il tempo, il piacere ed il gusto di “orchestrare” sulla pagina anche scritti di persone che stimava, critici, artisti.. e cresceva privatamente il lavoro d’arte con quei suoi disegni fulminei , innocenti ed inesorabili.
Quali accorgimenti ritiene necessari per l’esposizione di queste opere che, come un epistolario non verbale, nascevano in una dimensione domestica o amicale?
Sono molto contento di questa mostra, dove mi sono incontrato con la sensibilità di Christiane Rekade e Massimo Martignoni. Di questo disegni è bello mostrarne, come abbiamo fatto, alcuni pochi su una parete perché si possa incontrarli uno per uno. Ma poi anche vederne tanti assieme, come abbiamo fatto, per esprimere la dimensione del mondo di Lisa. Allora di fronte a questa moltitudine ci si potrà lasciar condurre dallo sguardo e le dediche, i riferimenti alle persone o ai fatti, si dissolveranno nell’esercizio di una sorta di comunicazione corale.
Foto:
1) Ivo Corrà; 2) Lisa Ponti, Senza titolo, Collezione privata. Courtesy Archivio Lisa Ponti; 3) Lisa Ponti, I film, Collezione privata. Courtesy Archivio Lisa Ponti; 4) Lisa Ponti, Senza titolo, Collezione privata. Courtesy Archivio Lisa Ponti.
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