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September 28, 2020
Home Sweet Home – Traiettorie artistiche in Alto Adige
Francesca Fattinger
La strada è ancora lunga, ma non siamo così soli…
No, non siamo così soli…
Ho cercato tra le macerie dei tuoi sguardi,
il suono del violino e della cornetta.
Adesso, la battaglia è finita
Adesso si passa il CONFINE
Domani tra le nuvole
Il MARE di nuovo…
Non siamo così soli, poesia di Renato Sclaunich, è una delle opere esposte alla mostra “Home Sweet Home – Traiettorie artistiche in Alto Adige / Perspektiven der Kunst in Südtirol” ancora visitabile fino al 2 ottobre al Centro Culturale / Kultur Zentrum Trevi.
La poesia l’ho portata via con me, dopo la visita alla mostra qualche pomeriggio fa; l’ho piegata e me la sono messa in borsa. Come mi succede spesso ultimamente, all’ingresso di un bar, non trovavo la mascherina e con la solita agitazione ho cominciato a rovistare in preda al panico nella borsa, quando al suo posto ho ritrovato queste parole stropicciate. È stato strano, in quel momento volevo solo la mia maledetta mascherina e invece è arrivata lei: è stato un invito a fermarmi, a pensare che non sono sola, nonostante tutto, che ora più che mai siamo invitati a superare confini, a percorrere strade lunghe, a sperare in un domani diverso, ma a farlo insieme.
In effetti quello che più mi è rimasto impresso della mostra è proprio il desiderio di mostrare che cosa succede nel panorama artistico locale, una ricognizione dell’arte altoatesina di oggi, della sua varietà e dei suoi differenti sguardi: un’opportunità per artiste e artisti iscritti alle diverse associazioni di confrontarsi tra loro e con un comitato curatoriale di qualità, a partire dal curatore della mostra Gabriele Lorenzoni, storico dell’arte e curatore presso il Mart, che è stato accompagnato nella selezione delle opere da Jessica Bianchera, storica dell’arte, curatrice e giornalista, Art Director Spazio Cordis, Verona e contributor per Exibart, Carlo Sala, curatore e critico d’arte, docente al Master in Photography dello IUAV di Venezia e curatore del Premio Francesco Fabbri presso la Fondazione omonima, e Katharina Moling, curatrice e manager culturale, responsabile dei progetti presso Museum Ladin Ciastel del Tor, San Martino in Badia e co-curatrice SMACH – Art in the Dolomites.
Girando tra le opere esposte in mostra si entra con occhi mente e corpo nel panorama della produzione artistica locale: installazioni, fotografie, quadri, sculture offrono un punto di vista privilegiato su un paesaggio culturale che è spesso nell’ombra, sottostimato o semplicemente sconosciuto.
L’allestimento curatissimo di Campomarzio dà l’idea di una situazione in trasformazione, di una condizione viva di attività, di lavori in corso: un cantiere che mostra come attraverso il filtro delle associazioni locali, punto di riferimento e connessione fondamentale nel territorio, l’arte agisca a diversi livelli.
Le associazioni, coinvolte e coordinate da Cooperativa 19, sono le protagoniste di un progetto molto più ampio di conoscenza e valorizzazione delle professionalità artistiche attive sul territorio della provincia e che vede in questa occasione espositiva solo un inizio. La mostra si è posta infatti un’importante questione di metodo su come poter contribuire in maniera democratica e trasversale alla valorizzazione di un patrimonio di creatività diffusa sul e del territorio e lo ho fatto selezionando per la mostra artiste e artisti che non rappresentano solo loro stessi, ma le associazioni cui appartengono, la loro fascia di età e il loro genere. Se no che ricognizione sarebbe?
Gabriele Lorenzoni, curatore della mostra, ci guida alla scoperta delle opere come “mappe interiori per esplorazioni irregolari”, mappe diverse tra loro ma unite dal fatto di essere parte di una “mostra sull’oggi”, che propone un orizzonte di senso, confermato o messo in discussione dall’ultimo periodo, ma che non vede in esso l’unico ed esclusivo punto di riferimento, semmai ne rappresenta un filo rosso dato da una sensibilità e un’attenzione che il lockdown ha solo accentuato.
Nessuno dei ventisette artisti e artiste infatti ha lavorato specificamente su un tema, perché, come spiega il curatore, l’intento era quello di “allontanarsi il più possibile da una mostra tematica sulla pandemia o sulla libertà (momentaneamente) negata o sul mondo che vorremmo trovare dopo l’emergenza”.
Di sicuro un fulcro della mostra risuona nella parola “casa”, nella “home sweet home” che echeggia nel titolo, con un doveroso omaggio al luogo in cui la mostra è ospitata: il Centro Trevi, Casa della Cultura, che in questi anni sta evolvendo in maniera dinamica e significativa come centro di divulgazione poliedrico e all’avanguardia.
Come quando si entra a casa di qualcuno e si lascia vagare lo sguardo, è allora che si è attratti da qualcosa che ti parla direttamente, lo vedi perché fa parte anche un po’ di te; così è successo a me camminando nella mostra. Entrando sono stata accolta dalla visione di un paesaggio sul Rosengarten di Pierina Rizzardi, cromie lontane che mi hanno portato in una luce sognante di un paesaggio a metà tra il sogno e la realtà. E poi sono arrivate le foto di Anna Cerrato, luoghi e persone, desolazione e alienazione, in scatti doppi e intimamente legati da vuoto e confini annebbiati. Per arrivare al tondo di Giancarlo Lamonaca incombente davanti a me, un’esplosione di dettagli, che mettono in dubbio lo spazio, per farmelo conquistare da un’ottica nuova, ridefinendolo, stratificandolo e integrandolo all’architettura in un modo ieratico e concreto al contempo. Ritrovo quello stesso rapporto tra pieno e vuoto nelle opere di Ursula Tavella, anche se, in essi il bianco predomina, mi immergo nello stesso dinamismo e nella stessa intensità, accentuata dalla traccia di colore fuggevole. Infine le sculture di Luca Pojer trasformano quella sensazione di dinamismo in metamorfosi e fanno dell’intaglio ligneo un cortocircuito uomo/natura stagliandosi sull’intervento site-specific di Egeon che, similmente a Lamonaca, porta uno scorcio naturale, e lo fa “sfondando” la parete e i confini e invitandomi nuovamente all’immersione.
La mostra è aperta al Centro Trevi in via Cappuccini a Bolzano fino al 2 ottobre con orario dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 18:00, l’ingresso è libero e gratuito.
Non perdete l’occasione di conoscere i protagonisti e le protagoniste di questo progetto: il finissage è alle ore 18:00 con la presentazione del catalogo alla presenza del curatore e delle istituzioni coinvolte. L’ingresso al finissage è gratuito ma è necessario prenotare scrivendo a info@cooperativa19.it perché i posti sono limitati!
Foto di Francesco Mattuzzi
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