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September 18, 2020

Atlas Curae: il sogno di un Trentino “more than apples and cows”

Abram Tomasi

Oggi ti racconto di un posto segreto. Forse ne hai già sentito parlare, forse ne hai osservato le facciate altissime degli esterni o forse ci sei passato davanti senza accorgetene, probabilmente però non ci sei ancora entrato. Riaperto dopo 12 anni, Palazzo delle Poste di Trento chiuderà presto i battenti, ancora una volta, e forse diventerà un centro commerciale. Ma lì, in questo posto provvisorio, che c’è ma non c’è, mi sono sentito come a dentro una conchiglia e ho sentito il rumore delle onde trasportare arte, creatività e quell’energia che ti pervade tutto e improvvisamente ti svela il senso delle cose. Perché all’interno nasconde una perla, Atlas Curae, che è un progetto in bilico tra una mostra temporanea e un’officina creativa dove puoi ripararti e cullarti tra le onde. Almeno fino al 27 settembre.

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Non si giudica un libro dalla copertina, dicono. Ma io l’ho sempre fatto. Anche questa volta inizierò dalla storia della conchiglia, intitolata Palazzo delle Poste, più che dalla perla custodita all’interno. Nata come residenza rinascimentale, è poi crollata durante un incendio. Sui resti, durante l’impero asburgico, si è costruito il palazzo postale comunale, ma la storia non finisce qui. Trento viene annessa all’Italia e il palazzo viene rinnovato di un blu sabaudo sull’intera facciata esterna, che ancora è visibile in alcune parti. Poi sfocia il Fascismo e i futuristi stravolgono l’architettura. Oggi Palazzo Poste è una struttura monumentale, segnata da graffiti e scritte, simbolo della contemporaneità. Più che un palazzo è l’insieme di tante architetture diverse e come dal tronco di un albero si capisce la sua vita, così dalla sua struttura di questo palazzo si intuisce la storia di Trento.

All’interno un’indagine visiva si interroga sulla fragilità del nostro tempo e sul valore dell’arte ma soprattutto su cosa la pratica artistica può fare in questi tempi, arte come cura. Quindi un dialogo tra una riflessione artistica e una sociale. Tra gli artisti in mostra ci sono anche Luca Coser, Luciano Civettini, Federico Lanaro, Michele Parisi, Gianni Pellegerini e Laurina Paperina. Tutti hanno anche organizzato dei workshop aperti al pubblico, io sono stato a quello di Laurina Paperina. Ha portato uno zaino, dentro delle teche e delle buste, dentro delle cartoline e delle figurine. Insieme agli altri, ci siamo passati il materiale e abbiamo visto le immagini trasformate dall’artista in modo punk, raccontando il suo mondo. Una cartolina dell’Alto Adige con disegnato sopra un dinosauro fucsia, per esempio. Perché l’arte si può fare con qualsiasi cosa, anche con una figurina rubata furtivamente a un mercatino delle pulci. Quindi ci ha invitato a prendere un’immagine ognuno e a costruirci il nostro sogno.Gianni Pellegrini

Atlas Curae è un progetto a cura del Collettivo MAVI (Veronica Bellei, Francesca Piersanti) con Elisa Casati e sostenuto dall’Associazione H2O+. Partito il 10 settembre durerà fino al 27 settembre a Palazzo Poste a Trento. Questo progetto mi ha trasmesso l’idea che il Trentino, anche se periferico rispetto ai grandi centri, possa davvero essere more than apples and cows. 

 

Foto: Valentina Casalini 

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