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September 14, 2020

Catturati nel segno delle montagne
di Marcello Nebl

Francesca Fattinger

“Come una lente che si avvicina sempre di più al soggetto, in Nebl il disegno si offre come mappa geologica, regalandoci visioni astratte o, all’opposto, ingrandimenti talmente precisi da farci assaporare la roccia come se fosse una pelle: ogni crepa, ogni fessura, ogni fenditura è una ruga, un solco, nata per sconvolgimenti millenari.
La natura come pelle, la pelle come carta geografica della vita”

Queste le parole di Fiorenzo Degasperi, curatore della mostra personale di Marcello Nebl “Nel segno della montagna” che ha inaugurato sabato 12 settembre ed è visitabile fino al 27 settembre presso lo Spazio Klien di Borgo Valsugana. È sempre una sorpresa parlare con gli artisti del proprio mondo, della propria estetica e dei processi artistici e creativi che si nascondono dietro alle loro opere. E così è stato anche nella chiacchierata fatta con Marcello Nebl. La frase che ho riportato qui sopra mi ha colpito appena l’ho letta, mi ha scosso e non potevo non riportarla nella sua interezza, perché descrive perfettamente la sua pratica. L’artista infatti pennellata dopo pennellata, tratto dopo tratto, con lentezza e meticolosità, vuole scomporre e poi ricomporre le superfici rocciose, non tanto come mero paesaggio da riprodurre in arte, quanto per scoprirne i legami intimi con la propria voce e il proprio sguardo. Nel confronto con le montagne a lui care riscopre e ci suggerisce il mistero della vita, il sublime dell’incomprensibile, la frenesia della scoperta che gli arriva come in un sogno, e gli si rivela attraverso pennelli, china e pennarelli: una pratica meditativa che ha bisogno di tempo e di mettere a tacere tutto il resto per dedicarcisi pienamente. Le sue opere vogliono creare un ponte tra sguardo occidentale e pratiche orientali artistiche e meditative, come suggerisce la firma che si staglia rossa su ogni opera. Se l’ispirazione alla creazione di questo corpus di opere gli è arrivata attraverso il confronto, tra gli altri, con le meravigliose fotografie di Eugenio Dalla Fior e le rappresentazioni innevate di Fritz Osswald, è la sperimentazione tecnica e il mettersi in ascolto di sé che ha dato vita alla roccia come fosse la pelle di un mondo ancestrale e moderno al contempo.

5.Marcello Nebl al lavoro

Le tue opere, dedicate alle montagne del Trentino e del Sudtirolo, sembrano volerci suggerire un altrove, che ha che fare con il tuo e il nostro sguardo più che con il paesaggio stesso. Che cosa rappresenta per te la montagna?

Sono essenzialmente tre i motivi che mi portano a rappresentare la montagna, in modo particolare le pareti dolomitiche; innanzitutto un’esigenza di ispirazione romantica. Raffigurare la montagna, spesso da punti di vista ravvicinati, è dare espressione al selvaggio, al non umano, allo sconosciuto, a ciò che crea in noi un timore ancestrale con senso reverenziale. Le montagne sono simbolo di potenza e al contempo di mistero, di ciò che non ci è permesso conoscere con razionalità.
Il secondo motivo è in realtà un pretesto: quello di poter esprimere una personale scrittura fatta di contrasti, di silenzi e di rumori, di pieni e di vuoti. Il procedimento costruttivo delle opere è lento e meticoloso, un modo per meditare e rinchiudermi nei miei pensieri; il tutto è quasi filosofico, la ripetibilità del segno crea un mantra, una pratica meditativa.
Il terzo motivo è la passione per la montagna in senso lato. Non sono uno scalatore o un alpinista ma amo passeggiare in montagna o recarmi, spesso in bicicletta, in quota per godere della potenza del paesaggio montano.

2.Marcello Nebl_Cima XII_2020_Acrilico su tela_80x80

Perché la scelta della tecnica del disegno e della pittura? Ci racconti come procedi alla realizzazione di una delle tue opere?

Le mie opere sono una fusione di grafica e pittura. La particolarità sta nel fatto che prima creo una base dipingendo ad acrilico, con leggeri sfumati e contrasti e poi disegno sopra il dipinto utilizzando china oppure pennarelli acrilici. È un procedimento al contrario dove ho modo di unire le mie due anime, quella più rabbiosa ed energica tramite una pittura rapida dove domina il gesto e quella più spirituale e zelante dove con calma stendo il disegno finale, giocando principalmente sul contrasto tra chiaro e scuro per dare a pieno il senso di profondità. Non rappresento il cielo ma lascio sempre uno sfondo neutro, normalmente di colore bianco: devono essere le rocce, le pareti, i ghiaioni e i nevai a parlare, evitando sempre di ‘cadere’ nella pittura di paesaggio.

3.Marcello Nebl_Drei ZInnen_2020_Acrilico su tela_100x100

La tua passione per l’arte è un’eredità di famiglia che ti ha portato a lavorare dietro e davanti alle quinte del mondo dell’arte, come concili queste diverse anime: artista, curatore e conservatore? 

Da sempre mi occupo di arte. Ho avuto la fortuna di nascere in un’ambiente familiare propenso all’arte ed alla musica. Mio padre Silvano è stato un valente pittore post-divisionista e, scavando nel passato famigliare, mio nonno chitarrista ed il mio bisnonno, Egidius Nebl, uno dei primi fotografi del Tirolo con atelier fotografici a Vipiteno, Lana, Merano e Mezzolombardo. I fratelli del mio bisnonno, inoltre, sono stati anch’essi fotografi, pittori e cabarettisti. Occuparmi di arte e musica è quindi cosa naturale, è più di una passione. Di formazione sono storico dell’arte e mi occupo principalmente di organizzazione di eventi culturali ed espositivi. Quest’ultimo aspetto è stato in parte un freno, non tanto alla mia creatività perché dipingo fin da bambino, ma in particolare alla volontà di presentarmi anche come artista. Ho pensato per molto tempo che le cose fossero in contrasto: sono stati gli amici ed in particolare curatori quali Fiorenzo Degasperi e Camilla Nacci o artisti come Gianluigi Rocca che, viste le mie opere, mi hanno invitato con decisione a non frenare quello che per me è un bisogno e a creare un corpus omogeneo di opere.

4.Marcello Nebl_Campanil Basso_2020_Acrilico su tela_80x60

Com’è nata l’idea della mostra ‘Nel segno della montagna’? Ci dai qualche anticipazione?

La mostra che verrà inaugurata allo Spazio Klien di Borgo Valsugana raccoglie opere create negli ultimi tre anni. L’idea della mostra nasce con il fondamentale contributo di Fiorenzo Degasperi che ha curato l’esposizione. In mostra vi saranno circa cinquanta pezzi, dalle carte di piccolo formato ai grandi acrilici su tela di due metri di larghezza. La mostra sarà suddivisa in tre sezioni: una prima sezione è dedicata alle Dolomiti di Brenta, le montagne del cuore, le vette che ho la fortuna di ammirare dalla mia abitazione di Cles. Una seconda sezione è dedicata esclusivamente al Lago di Tovel ed in particolare alle montagne che si riflettono nelle sue acque. È una sezione alla quale sono particolarmente legato perché la rappresentazione di questo lago, tema fondante l’arte di mio padre, è un modo quasi sacrale di meditare e confrontarmi amorevolmente con la sua figura.
L’ultima sezione è dedicata alle montagne della nostra regione da me visitate, come le celebri Drei Zinnen o la Cima XII: il mio intento è sempre quello di descriverne la potenza ed il mistero.

 

1.Marcello Nebl_Tovel_2019_Acrilico su tela_80x80
2.Marcello Nebl al lavoro
3.Marcello Nebl_Cima XII_2020_Acrilico su tela_80x80
4.Marcello Nebl_Drei ZInnen_2020_Acrilico su tela_100x100
5.Marcello Nebl_Campanil Basso_2020_Acrilico su tela_80x60

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