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September 11, 2020

ADI Design Museum: Il design ha una nuova casa. Intervista ad Alex Terzariol

Text Maria Quinz

Sarà successo a molti, nel quartiere, di osservare con curiosità le trasformazioni dell’affascinante edificio ex-industriale, che si erge tra via Bramante e via Ceresio 7, non lontano da Chinatown e dal Cimitero Monumentale, qui a Milano. Difficile non sbirciare in questo cantiere, magari a bordo di un tram giallo che sferraglia lento su via Bramante… Ma ecco che, una volta rimossi teloni e impalcature, emergono, via via, ampie e luminosissime vetrate ad incorniciare scenografici spazi ancora vuoti: ambienti immacolati come un foglio bianco, pronti ad accogliere incredibili meraviglie.

È qui che aprirà a dicembre l’ADI Design Museum Compasso d’oro: nuovo polo di riferimento internazionale per la creatività legata al design italiano e futuro centro culturale d’eccellenza per Milano.

Ho il piacere di parlare del nuovissimo museo con il designer Alex Terzariol, Executive Board Member di ADI e General Manager del prestigioso studio di design industriale mmdesign (già vincitore di numerosi premi e riconoscimenti internazionali) che ho incontrato nel suo affascinante studio bolzanino. Si è da poco svolto – il 9 settembre – il primo opening ufficiale del museo, con la nomina dei vincitori del XXVI Compasso d’oro 2020.

 IMG_2276Alex, ci racconti brevemente la storia del Premio Compasso d’oro, per chi già non lo conoscesse?

Sì, certamente. Il Compasso d’oro, è sicuramente il più prestigioso e antico premio di design al mondo. Nasce nel 1954 su idea dell’architetto Gio Ponti, ad opera dei magazzini La Rinascente, per premiare il meglio dell’inventiva italiana. Lo scopo, nei tempi di ripartenza del secondo dopo guerra, era andare a sostenere le aziende italiane più meritevoli d’attenzione. Dal 1964 il patrocinio del premio è passato alla neonata ADI Associazione per il Disegno Industriale, che diventava, da lì in avanti, la principale struttura di riferimento per il design italiano. Si può dire che, dagli anni Cinquanta a oggi, il Premio Compasso d’oro ha rappresentato l’evoluzione del gusto del nostro paese.

 Cosa  ospiterà il museo?

In primis il museo metterà in mostra, a rotazione, i circa 350 pezzi di design premiati con il Compasso d’oro, a partire dalla sua istituzione (a cui si aggiungeranno i prodotti premiati ogni anno con la giuria internazionale). Come mmdesign ho la soddisfazione di esserci con due importanti prodotti disegnati per TechnoAlpin e Acerbis Italia.

Tra gli oggetti storici non mancheranno pezzi indimenticabili, come la Fiat 500. Cito prima di tutti questo esempio, perché mi piace sottolineare che il design attiene ai comportamentiMolti attribuiscono al design soltanto un approccio di stile o il bel disegno dell’oggetto d’arredo…Ovvio che questo aspetto c’è ed è sicuramente vero che l’arredamento è ciò che ha fatto conoscere di più il design italiano, ma esiste anche altro: prodotti, legati alla produzione industriale, che hanno rivoluzionato i costumi in modo incisivo, cambiando il modo di vivere e percepire il quotidiano. Tra i Compassi d’oro abbiamo la macchina da scrivere Lettera 22 di Olivetti  o il televisore Doney di Brionvega …

E sono quegli oggetti iconici che hanno definito lo “stile di vita italiano”, che tutti ci ammirano nel mondo. Con l’avvento della Vespa, per esempio, è stato possibile per le donne guidare una motocicletta. Questa è stata una rivoluzione incredibile, dal punto di vista sociale. Il museo vuole mettere in mostra proprio questa straordinaria Italia: una fucina di creatività – fatta di anima e cuore oltre che cervello –  che è riuscita a generare, anche in tempi di crisi, come il secondo dopoguerra, quelli che oggi sono considerati oggetti iconici del design mondiale.

 IMG_2287Alex, di cosa si occupa esattamente l’ADI?

 L’ADI Associazione per il Disegno Industriale era – ed è ancora oggi – un’associazione dove confluiscono tutti gli aspetti legati al design: dalle attività creative e produttive, a quelle economiche; dalle attività professionali, a quelle sociali e culturali. Oggi lo chiamiamo “sistema design” tant’è che abbiamo, al nostro interno, progettisti, giornalisti, aziende, critici del design, scuole, università…

 Quali obiettivi si pone?

 Sicuramente un obiettivo dell’ADI e mio, in particolare come delegato alle attività internazionali, è quello di far conoscere sempre di più all’estero l’ADI e il Premio Compasso d’oro, che ad oggi costituisce un premio istituzionale – e non commerciale – noto in Italia, tra gli addetti ai lavori, ma non altrettanto tra le imprese in giro per il mondo. In circa 70 anni abbiamo consegnato circa 350 Compassi d’oro, mentre altri premi internazionali di design, come il RED Dot o l’IF Product Design Award, ogni anno, ne consegnano circa un centinaio. La cosa bella è che in questi 70 anni siamo riusciti veramente a raccogliere il meglio del design italiano. È vero anche che non tutti i prodotti che oggi sono considerati iconici, sono stati dei Compassi d’oro. E anche questo è un fatto che fa riflettere…La lampada Arco del 1962  (di Castiglioni), per fare un esempio, non ha sortito quel che meritava.

 IMG_2255Cosa troveremo all’interno della area museale?

La struttura è molto ampia, oltre 5000 metri quadrati di superficie, di cui 3000 saranno espositivi. Il progetto architettonico e di allestimento è stato realizzato dagli architetti Migliore+Servetto e Italo Lupi, vincitori di un concorso nazionale. Nell’area avremo, con il museo, gli uffici dell’ADI e della Fondazione ADI, sale riunioni, l’archivio storico dell’ADI, un book-shop e uno spazio destinato alla ristorazione. Altra cosa importante, che mi piace molto, è che abbiamo stipulato un accordo con un laboratorio di restauro di modernariato: dentro il museo ci sarà un laboratorio attivo dove si potrà vedere come vengono restaurati gli oggetti di design o come si realizzano certi pezzi.

 Una domanda che nasce spontanea: perché fare un altro museo del design a Milano, quando esiste già la Triennale?

Il museo ADI, non si sovrapporrà alla Triennale, anzi, le due realtà lavoreranno in sinergia, ma differenziando la proposta. Ci siamo confrontati con loro più volte e abbiamo capito che per Milano avere due musei del design era qualcosa di cui valeva la pena. Faremo circuito anche con i musei aziendali distribuiti sul territorio (e sono circa ottanta, la maggior parte tra Lombardia, Veneto e Emilia, ma ne stanno nascendo anche altri). C’è il comune desiderio di promuovere un nuovo tipo di turismo colto, più ad ampio raggio, cosicché i visitatori con un unico ticket potranno visitare Triennale, ADI Design Museum e un museo di impresa a scelta, tra quelli che si trovano nelle zone limitrofe a Milano, come, per esempio i musei aziendali B & B Italia, oppure Kartell.

 IMG_2288Quale sarà “l’anima” di questo nuovo museo del design?

Diciamo che il nome “museo” nell’accezione storica del termine, a volte ci sta un po’ stretto…. Noi lo vediamo un po’ più come una “casa del design e della creatività”. Vogliamo rendere il più vitale possibile lo spazio. Nostro obiettivo è dar vita a un museo democratico, non per pochi o d’élite, ma che abbia uno sguardo ampio, che coinvolga un esteso e variegato pubblico di visitatori. Vorremmo avvicinare le scuole al design, a partire dalle elementari: far scoprire ai più giovani come si siano evoluti gli oggetti nel tempo, per esempio.

 Vorremmo poi che il museo avesse un “anima narrante” e la capacità, quindi, di raccontare nuove storie: far riflettere sulle contaminazioni ma anche le trasversalità e i cambi di prospettiva nell’universo della creatività, tutto ciò rompendo i paradigmi e dando vita a nuove visioni. Come, per esempio il design, abbia influenzato la grafica, l’architettura, l’arte, la moda, il cinema…Ci interessa, per esempio, far vedere quanto le arti applicate siano in continuo dialogo tra loro. Le contaminazioni sono tantissime e non solamente con la nostra cultura: non a caso le aziende del settore arredo lavorano tantissimo con creativi stranieri, che nella realtà italiana trovano il miglior terreno fertile per la loro inventiva. Organizzeremo quindi mostre tematiche che vorremo poi far girare. Io personalmente avrò il compito di invitare scuole, istituzioni, realtà estere. Milano deve superare questo momento di difficoltà e comunicare la sua voglia di vivere, valorizzando ciò che c’è stato e dando vita a un nuovo “rinascimento”.

Ci sarà quindi una sinergia con le aziende?

Assolutamente! Vogliamo rendere lo spazio aperto alle aziende che potranno presentare la galassia dei loro prodotti, come anche la personalità dei progettisti assieme al lavoro delle nostre 13 delegazioni, sparse sul territorio. L’idea è che Milano possa arrivare ad esprimere tutta una serie di realtà ancora in parte inespresse, come tantissime manifatture artigianali d’eccellenza, che sono un unicum e che il mondo, sotto sotto ci invidia. Penso che dobbiamo farle emergere e prendere maggiore coscienza del nostro grande patrimonio.

 La sovrabbondanza, non ci fa vedere il valore di quel che abbiamo in casa e che va assolutamente preservato e mostrato al mondo.Alex Terzariol

 Foto 1-5 ADI
Foto 6 (ritratto) Ivo Corrà

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