Fashion + Design > Design
August 28, 2020
designers made in BZ 12_Jacopo Coen
Claudia Gelati
llustratori, designer del prodotto, grafici, social designer, fotografi, esperti di comunicazione… Personalità diversissime tra di loro che oggi ‘fanno cose’ e lavorano nei settori più diversi sparpagliati per tutta l’Europa, con il comune denominatore di aver fatto di Bolzano la propria casa almeno per un periodo, abitando le vie della città, decifrando lo slang locale ma sopratutto progettando e studiando negli atelier e nelle officine della nostra Facoltà di Design e Arti di Unibz. Designers made in Bolzano, appunto.
Andiamo con ordine: chi è Jacopo Coen, da dove viene (e dove va) e cosa fa oggi nella vita per mettere in tavola la famosa pagnotta?
Sono un pugliese in esodo, acrobata fra molte discipline. La mia pagnotta è infatti un mix di Grafica brutalmente commerciale, artistica e Fotografia d’eventi. Più che una pagnotta direi insalata infatti.
Da ex-studente della facoltà di Design e Arti di casa nostra: come sei arrivata a Bolzano e ci sono degli insegnamenti, dei valori o un metodo che hai acquisito in Facoltà e che ancora oggi trovi utili nel tuo lavoro di creativo/designer/progettista/illustratore?
Dell’Unibz mi ha attratto soprattutto l’idea di lavorare in officina e di poter mettere le mani in diversi campi (ancora non ho capito quale preferisco), ed è proprio in questo aspetto multidisciplinare che ritrovo il più grande insegnamento e metodo che mi ha lasciato la Facoltà di Design e Arti.
Con la fine del percorso universitario come ti sei sentita? Sapevi già cosa avresti voluto fare e quali esperienze hai fatto nel mentre?
Sicuramente perso, ma già da molto prima di allora. Ho semplicemente iniziato a fare quello che sapevo fare meglio e che mi risultava più facile, perché sono pigro. Prima con un tirocinio in Spagna in uno studio di prodotto (STUDIO MUT-Valencia, non lo studio di Bolzano), poi con una specialistica in Grafica in Accademia di Belle Arti a Foggia (dove in realtà ho praticamente indirizzato gli studi in modo da fare scultura). Tutte le mie esperienze le ho sempre portate sia nella grafica che nella fotografia, una passione che ho sempre continuato a coltivare.
Dai ora puoi anche dircelo, tanto non ci legge nessuno: cos’è il design per te e qual’è la tua visione, il tuo credo progettuale?
Il Design per me è, o dovrebbe essere, un insieme di tante discipline. Non vedo come un bravo grafico possa permettersi di non amare la fotografia e come un bravo Product Designer possa sottovalutare la scultura. Verità banale, ma non sempre scontata. Tanto più questo è evidente, tanto più i progetti sono interessanti.
Tra i progetti e/o collaborazioni che hai seguito, raccontacene uno che ti sta particolarmente a cuore e che non possiamo non conoscere. Progetti futuri o al quale stai lavorando al momento?
Forse il momento più interessante per me è stato il mio progetto di tesi in Accademia, VESSEL Archeologia dal Futuro. Ho sviluppato una serie di “anfore” e “vasi” che rappresentassero un’ipotetica archeologia futura, fatta di resti tossici e materie plastiche. Un curioso mix di inutilità, scultura e automatismo che mi ha molto affascinato. l tutto è diventato una mostra a tema e un piccolo libro con poster e fotografie.
Progetti futuri, mm vediamo. Mi son dedicato all’illustrazione sotto quarantena e sono stato selezionato (parapparaparà) all’interno di un concorso chiamato “Posterheroes”, quindi mi preparo per i Graphic Days di Torino. In più sto pianificando una qualche collettiva di fotografia nel profondo Sud e concorsi random. Tutto pur di non tornare in ufficio.
Nei mesi scorsi abbiamo vissuto un’emergenza sanitaria senza pari, almeno negli ultimi decenni. Come è cambiato il tuo lavoro a causa del Covid19? Pensi che il design possa dare un contribuito importante in casi di crisi come questi e/o quale ruolo sociale può assumere? Raccontaci il tuo punto di vista.
Il mio lavoro professionalmente si è arenato (ultimamente stavo fotografando molti eventi). A livello personale ho trovato il tempo per star dietro a vecchi progetti musicali e nuovi grafici. Vi farò sapere come andrà nei prossimi mesi Per quanto riguarda il ruolo del design in una crisi come l’ultima che abbiamo conosciuto, bhe…sono piuttosto nichilista quando si tratta di istruire, capire e amare l’umanità, però il design male non può fare.
Ti lasciamo tornare al lavoro o a guardare Netflix o ad accarezzare il gatto, ma prima dicci un po’…
Quel libro che non può mancare nella libreria di un designer/creativo
La camera chiara di Roland Barthes
Due strumenti, un attrezzo, un aggeggio che non manca mai nel tuo astuccio o zaino
Sigarette e block notes
Tre account instagram must-follow
Non saprei, @jacopocoen? e due che non mostrino gattini
Photo Credits:
ritratto. David Tejeda
1-2-3-4. Jacopo Coen
Comments