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August 27, 2020

Verdunstung #00: Introduzione a Toxites

Allegra Baggio Corradi

Al geest, alkahest, tutto spirito (all Geist). Chiamato anche “acqua di fuoco”, l’alkahest è un composto immortale al quale nulla si può opporre. Una presunta medicina universale preparata con il mercurio filosofico, l’alkahest riduce ogni sostanza al suo stato elementare tramite l’evaporazione dell’umidità. Di ciò che l’alkahest divora non rimane traccia alcuna.

            Considerato una panacea, ma non un placebo, una teriaca, ma non un elisir, un succo di mercurio filosofico, ma non una pietra filosofale, l’alkahest dissolve qualsiasi materiale non evaporando o estinguendosi mai. Se sia semovente non è certo. Se lo fosse sarebbe un’arma letale. Farebbe scomparire dallo spazio e dal tempo qualsiasi cosa, rendendo quasi impossibile reperirne i residui o sospettarne la previa esistenza.  

            Ironicamente, la stessa evaporazione che l’alkahest induce in tutto ciò che incontra ha inflitto la sorte dell’oblio all’uomo che ne distillò per primo il segreto, facendolo scomparire dalle pagine della storia altoatesina: Michael Schütz. Noto come Toxites – grecizzazione del suo cognome tedesco secondo la moda del Cinquecento – Schütz fu un poeta e alchimista nato a Vipiteno nel 1514. Tra gli esigui fatti noti della sua lacunosa biografia, risaltano il suo interesse per le sperimentazioni con l’alkahest e l’antimonio nonché le sue prodezze poetiche che gli giovarono il titolo di poeta laureato alla corte di Carlo V. Sostenitore delle controverse idee dell’alchimista svizzero Paracelso, studente del riformista moderato Filippo Melantone e professore all’università di Bad Urach, Toxites si abbeverò con la medesima sete alle sorgenti della scienza e dell’arte, lasciando, nonostante tutto, ben poche tracce di sé.

 Questa nuova rubrica, Verdunstung, ripercorrerà la vita di Toxites e di ciò che insieme a lui è evaporato, a nostra insaputa, dalle pagine di storia tirolese. Ogni articolo sarà dedicato ad un momento della vita di Toxites, per quanto questa sia ricostruibile a partire da un volume nel quale mi sono imbattuta in un singolare momento di serendipità qualche anno fa, ovvero Michael Schütz. Vita di un umanista e medico del XVI secolo, scritto dal professore di teologia all’Università di Strasburgo Charles Schmidt (1812-1895) nel 1888. Verdunstung riesuma Toxites a parole, cercando di riordinare alcuni tasselli di un’esistenza frammentaria e refrattaria alle pagine della nostra storia locale. Muovendo dalla convinzione di Schmidt che “a proposito di un uomo non grande non si possono certo raccontare grandi fatti” (“von einem nicht grossen Mann kann man aber nicht viel Grosses erzählen”), Verdunstung rifletterà sul ruolo del piccolo individuo nella grande storia collettiva e più in particolare, sulla figura di Toxites in quanto attore invisibile di un pensiero meticcio che affonda le proprie radici in un humus culturale tipicamente locale, singolarmente tirolese. L’approccio alchemico alla realtà di Toxites, ci farà intravedere i paesaggi vipitenesi e per estensione tirolesi, come una farmacia senza tetto, in cui tutto è benevolo, benefico, malevolo e malefico in egual misura; in cui la natura parla tutte le lingue; in cui la cultura è data dall’evaporazione delle differenze. 

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