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August 24, 2020

Reflecting History: il progetto di Sissa Micheli per il Lumen

Text Claudia Preziuso
Photography Nina Harrasser

Reflecting History è la mostra che Sissa Micheli ha realizzato per LUMEN, il museo della fotografia di montagna in cima al Plan de Corones. L’idea del progetto nasce due anni fa quando ricorreva il centenario della fine della prima guerra mondiale, le cui atroci battaglie non hanno risparmiato le vette dell’allora impero austro-ungarico. L’artista ripercorre così i luoghi di guerra sulle montagne dell’Alta Val Pusteria, dal Bellum Aquillarum nella Croda Rossa di Sesto, al Forte di Landro, al Monte Paterno e Monte Piana fino a Prato Piazza e Cima Vallandro. 

Non aspettatevi una mostra documentaria, i primi due scatti dell’esposizione, che ritraggono rispettivamente uno spettro avvolto da un mantello riflettente e uno specchio sospeso sui luoghi della memoria, precipitano il fruitore nella dicotomia tra passato e futuro, storia e identità.

NinaHarrasser2Le immagini proposte sono tutte costruite in un elegante gioco di opacità e riflessi. Troviamo fumogeni che mimano antiche deflagrazioni e oscurano il magnifico paesaggio alpino, granelli di terra e sabbia gettati come fossero ceneri, in memoria dei giovani caduti. Tra i bellissimi scatti messi in scena dall’artista troviamo anche specchi che sorgono tra le rocce o che giacciono sugli scheletri di vecchi bunker, giganti di cemento che ancora feriscono le montagne. Pellicole di alluminio tese tra le braccia di un’attrice fino ad una bandiera di materiale riflettente, una coperta di sicurezza, significativamente sventolata dalla stessa Sissa Micheli, una bandiera che è di tutti e di nessuno, a significare il superamento di ogni cieco nazionalismo. Nubi che oscurano e oggetti che riflettono descrivono e potenziano quel rapporto fluido tra identità e storia, passato e presente. Reflecting History non è solo un invito a riflettere sul passato, ma è la testimonianza di come il presente si rifletta nel passato perché la temporalità come la storia stessa e la nostra identità non sono puramente lineari, non conosce soluzione di continuità: guardare il passato significa specchiarsi in quel passato, trovarsi in quel passato e magari, chissà, gettare uno sguardo nuovo sul futuro, come auspica l’artista, di nuovo presente in un suo scatto, questa volta di spalle, rivolta al futuro.

NinaHarrasser1Merita da ultimo una menzione anche uno dei video realizzati in collaborazione con Thomas Riess Out of Silence girato ad alta quota, dove un uomo vestito di nero come un oscuro presagio batte dei colpi su un tamburo a violare il silenzio di quei luoghi sacri. Ad ogni colpo rimbomba tra le rocce il rombo di un’esplosione: è la guerra, la battaglia tra la magnificenza della natura e la brutalità della guerra. 

Abbiamo avuto la fortuna di scambiare quattro chiacchiere con Sissa Micheli, alla quale abbiamo chiesto innanzitutto: questo è un progetto che invita a riflettere su una tematica importante. Gran parte dell’arte contemporanea oggi non manifesta un impegno politico. Cosa rappresenta l’arte contemporanea e cosa significa per te? 

È bene che ci siano diversi approcci nell’arte, la varietà è sempre un aspetto positivo e l’arte non deve necessariamente essere impegnata, deve essere sopratutto libera, libera da interessi e mai soggioata politicamente. Ma viviamo in tempi precari, dove la pace è in pericolo, ed è importante ricordare che ancora oggi ci sono paesi in guerra. Come artista mi piace lavorare su temi che ritengo importanti per la nostra società e sui quali voglio richiamare l’attenzione. Sono un’artista concettuale attenta ai contenuti e non solo agli aspetti formali. I miei lavori pongono degli interrogativi. E tuttavia l’arte non deve essere pedagogica; in generale una buona opera d’arte deve essere stratificata, aperta a più letture e suscitare un interesse sempre nuovo nel fruitore, che deve volerla vedere più volte.

NinaHarrasser5Hai una formazione umanistica, come nasce il tuo interesse per l’arte?

Sono nata in una famiglia dove l’arte era molto presente, mia madre dipingeva e mio zio girava dei film. Ho sempre amato il cinema e questa passione ha informato di sé la mia arte. Presto sempre molta attenzione alla scenografia (si veda la sua serie Remind me Rewind me e il più recente Scenarios for a Possible Past ndr), anche i paesaggi nelle mie foto li considero sempre come un palcoscenico. Ho studiato lingue e letterature straniere a Vienna, dopodichè ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti a Vienna. Cosí il mio approccio alle arti era molto focalizzato e maturo. Essermi pagata gli studi mi ha aiutato a capire esattamente dove volessi arrivare come artista e mi ha insegnato ad essere più strategica. 

Per concludere, ci fai tre nomi di artisti cui ti ispiri o che semplicemente ammiri.

È sempre difficile definire degli interessi, ci sono talmente tanti artisti così bravi che mi ispirano!  Faccio i nomi che mi vengono in mente al momento: Magritte, Duchamp e Meret Oppenheim. Tutti surrealisti! Ma tra gli altri mi ha sicuramente sempre influenzato David Lynch, il suo saper giocare con le dimensioni temporali, mescolandole e poi con un lancio di dadi rimettere tutto in gioco. 

 

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