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July 21, 2020

Zoom_14_Roland Barbacovi: 30 anni di respiro musicale

Cristina Ferretti

Il Covid-19 ha silenziato l’arte musicale, che da sempre è stata associata con ritrovi, concerti e spettacoli.  

La cultura musicale tra le varie arti è quella che ancor oggi unisce anime differenti e lontane nel mondo. Le arti e la musica in particolare, usate per diletto o per funzioni celebrative e/o cerimoniali specifiche, si sono sempre basate sulla diffusione e sul contatto tra chi esegue, chi si esibisce e chi ascolta. La pandemia ha messo a dura prova la simbiosi che ogni esibizione tenta di creare con il pubblico e chiede agli artisti di rinunciare ad ogni relazione reale (non virtuale) con i fan e il pubblico in generale.

Benché dal 15 luglio la regolamentazione si è un po’ alleggerita, rimane disoccupato la gran parte di un settore artistico composto non solo degli artisti più o meno famosi, ma soprattutto da moltissime maestranze che sono di supporto con la loro professionalità all’espressione dell’arte musicale stessa. Ho incontrato per Zoom Roland Barbacovi che da più di 30 anni ci ha proposto in regione il meglio della scena musicale internazionale.

Roland Barbacovi è nato a Tirolo, sposato e padre 2 figlie, ha frequentato la scuola commerciale a Merano, dopo gli studi ha iniziato subito l’organizzatore di eventi di musica e cabaret. 1989 ha fondato l’agenzia Showtime di cui ancora il legale rappresentante. In 30 anni ha organizzato più di 6.000 di concerti.

In tempi di Covid cosa vuol dire rinunciare a tutta una programmazione artistica musicale?

La rinuncia ha rappresentato per noi un blocco totale. Dipendenti in cassa integrazione ed io in smartworking. Il lavoro che abbiamo fatto si è basato sulla fiducia per il futuro. E quindi, abbiamo rimandato la maggior parte dei concerti al 2021.  

Cosa significa questa chiusura per l’economia del mercato musicale e per il turismo della provincia?

Un disastro, purtroppo, che si protrarrà ancora per un paio di anni: non si può recuperare. Penso ci vorranno almeno 5 anni per riposizionarci come nel 2019. Per noi come Showtime perdiamo nel 2020 un giro di affari tra i 3 e 4 milioni di euro. Avendo solo costi fissi e zero entrate. Il nostro ultimo spettacolo l’abbiamo fatto a metà febbraio e non fattureremo niente fino alla fine dell’anno.

Come mai nonostante una lieve apertura avete deciso per una non programmazione?

In giro, in Europa, sono state trovate molte soluzioni eclettiche di come affrontare i concerti. Più fantasiose, che poi remunerative e di sintonia col pubblico. Sono personalmente contrario alle scelte di fare manifestazioni gratis online, perché gli artisti devono essere pagati per il loro lavoro. Concerti con poche persone o rassegne se lo possono permettere solo le associazioni e gli enti che vivono di contributi.  
Troviamo controproducenti i concerti in stile drive in, perché non accontenti nessuno: né l’artista sul palco, né il pubblico che sta in macchina e non si può muovere. Un concerto vive di emozioni, applausi ed atmosfera. Noi preferiamo stare fermi fino a quando ritorna un attimo di normalità e la scena concertistica rock pop può riprendersi gli spazi aggregativi che si merita.

Come si fa a raccogliere 30 anni di successi?

Per lavorare bene nella zona delle province di Bolzano e Trento si deve conoscere bene sia il pubblico, che le valli. I gruppi linguistici si differenziano anche parzialmente per quanto riguarda il gusto musicale. Il gruppo tedesco tendenzialmente è più rockettaro. Per fare i grandi numeri, quelli che gli artisti e le band richiedono, è necessario che si raduna il pubblico di varie aree geografiche, cioè non solo dal Trentino-Alto Adige, ma anche dal Tirolo e dal Veneto. Da un decennio il pubblico è più attento ed anche aperto a nuove proposte musicali. Le proposte giuste nelle location giuste aiutano l’aggregazione.

Cosa vuol dire per il settore il blocco degli spettacoli?

L’unica cosa positiva di questa pandemia è stata la presa di coscienza, che quando manca la musica e la cultura, manca un elemento fondamentale. Forse questo aspetto non era così chiaro a tutti noi e nemmeno alle lobby che ci rappresentano. Abbiamo realizzato che quando la musica non c’è, si comprende la sua importanza vitale per il benessere e lo svago di tutti noi; qualsiasi forma d’arte. In questo periodo sono stati fatti delle valutazioni economiche di cosa porta realmente la cultura per il turismo: l’indotto socioeconomico. In Germania la cultura fattura di più dell’Audi, della Mercedes e della Volkswagen messa insieme e pensiamo che in Italia non sia molto diverso. Il nostro settore è fondamentale per l’economia, come qui da noi se pensiamo a quante associazioni culturali e musicali esistono.  Anche in Alto Adige la politica deve sapere che i nostri numeri sono importanti, non solo perché la gente ha bisogno di divertirsi, ma la cultura è un fattore economico importante.

Le nostre associazioni Assomusica (nazionale) e l’Unione Commercio, delle quali siamo co-fondatori, stanno parlando con la politica per definire contributi sostanziosi. Senza l’aiuto del sistema politico, il nostro settore non supererà i prossimi mesi e si rischia di perdere una parte importante della vita socioculturale.

Che misure bisognerebbe adottare per rioccupare queste persone che vivono di questo?

Un grande concerto non è solo un artista sul palco, dietro ci sono 150/200 persone che ci lavorano e che attualmente stanno a casa senza lavoro. La maggior parte di queste persone sono freelance, per cui non hanno un contratto fisso e sono indipendenti e non possono neanche usufruire della cassa integrazione. La politica della nostra società ha puntato sempre sui collaboratori fissi e possono usufruire in questo momento difficile della cassa integrazione.

Come avete pensato di reagire alla situazione?

Tutti i nostri eventi e rassegne previsti nel 2020 sono stati rinviati al 2021. Abbiamo già annunciato ai concerti presso i “Giardini di Castel Trauttmansdorff” per il 2021 e stiamo lavorando al cartellone di altre rassegne come il “Maia Music Festival” e il “Trento Summer Festival”. Questo ci permette per la prima volta di essere pronti a settembre già con il calendario definitivo del 2021. 

Quali sono state le scelte che a voi sono sembrate più dure e determinanti?

Nelle prime settimane ero in crisi non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Le scelte politiche le considero quasi tutte corrette. Non avrei mai voluto essere al posto loro. Io l’ho vista difficile da subito. Non pensavo che il virus sarebbe sparito velocemente. Mi sono mosso subito sul 2021 e non voglio nemmeno pensare se la situazione si protraesse ulteriormente ….

Che valore ha la musica nel nostro territorio?

La musica e l’arte hanno valori fondamentali per il nostro benessere. Non si può pensare a una società dove mancano i concerti, il cinema, il teatro e l’arte in generale. Lo si vede proprio in questi momenti difficili.  In questo periodo di rallentamento di tutto vengono fuori anche delle situazioni positive, per esempio i negozianti ed i ristoratori hanno più tempo da dedicare al cliente.

Cosa l’Alto Adige non ha avuto ancora il coraggio di fare?

L’Alto Adige è un territorio bellissimo e variegato. Le persone che ci vengono a trovare, hanno mille possibilità di godersi la natura e godersi le distanze.

Dall’altra parte, essere cosi dipendenti dal turismo porta degli svantaggi. Crolla quello, crolla tutto. Secondo me siamo però sulla buona strada. Dobbiamo fare il contrario del turismo di massa, diventare ancora più unici, esclusivi e green.

30anni di successi, quali sono tra i suoi più bei ricordi?

Ho iniziato con Franz Heel ed abbiamo fatto tante cose divertenti. Abbiamo portato una delle prime tappe di Vasco Rossi alla Vives, anche se non era ancora conosciuto tantissimo. Avevamo previsto 3.000 persone e invece ne sono arrivate 11.000. Poi quando ho iniziato da solo ho fatto AC/DC al Palaonda nel 1993, i REM, gli OASIS, il concerto dei Supertramp al Palasport, i Simply Red, James Brown, Joe Cocker, Adriano Celentano e tanti altri artisti. Negli ultimi 5 anni abbiamo fatto Cremonini, Tom Walker ed un sacco di volte Zucchero, forse addirittura 10 volte. Michael Bublè a Bolzano. E due anni fa David Garrett, che tornerà il prossimo anno.

Ed, infine, quest’anno Brignano e MIKA ed i Kaiserchiefs, che sono stati gli ultimi eventi prima del lockdown.

Le sfide per il futuro, cosa ha in mente Showtime?

Lavoriamo sulle rassegne già conosciute come il Maia Music Festival, Le Serate ai Giardini presso i Giardini di Castel Trauttmansdorf e Trento Summer Festival. Speriamo che con l’aiuto di tutti ce la possiamo fare, e con noi tanti altri organizzatori.  

 

Foto Roland Barbacovi

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