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July 20, 2020

“Una Montagna di Libri” torna a Cortina
Intervista al curatore Francesco Chiamulera

Maria Quinz

Cortina e l’estate. Un connubio straordinario che ha ammaliato per decenni migliaia di visitatori.

Cortina, l’estate e “Una Montagna di Libri”… Una triade ancor più affascinante, perché in questo 2020, forse come non mai, c’è bisogno di natura: millenaria, rigogliosa, avvolgente, colta nel tepore della stagione più dolce…E c’è bisogno di libri, di riflessioni sull’oggi; di cultura, di socialità (seppur distanziata) e di confronto con personalità del sapere, per arrivare a sviscerare la complessità dell’esistente.

E poi è vivo e palpabile un desiderio condiviso: quello di immergersi nel presente più pulsante e vitale, ma anche di guardare oltre ed evadere con la fantasia e l’intelletto. La letteratura ci aiuta da sempre in questo. È quell’arte straordinaria che forse più di altre, sa “cogliere l’aria del tempo”, per farci andare lontano…

Ecco che a Cortina torna il festival “Una Montagna di Libri”e ci viene incontro in questo desiderio profondo, nei mesi di luglio e agosto, proponendo un ricchissimo programma di incontri con autori e  occasioni di variegate riflessioni. Un festival che negli anni ha ospitato importantissimi scrittori e personalità della cultura, provenienti da tutto il mondo e di cui abbiamo la fortuna di parlarne con il suo curatore, Francesco  Chiamulera.

Francesco, nonostante il momento storico complesso, il festival si svolgerà con un ricco programma. Quali sono le novità e quanto il dibattito sull’attualità permeerà il festival?

Siamo felici perché “Una Montagna di Libri” si terrà in forma più ampia di quel che avremmo mai potuto sperare, fino a qualche mese fa. Tra le novità ci sarà sicuramente una maggiore riflessione sulla transizione digitale in corso. Una transizione che avevamo già avviato in precedenza ma che il distanziamento sociale, imposto dal coronavirus, ha reso impellente. Abbiamo quindi pensato di favorirla noi stessi, attraverso lo strumento delle nuove tecnologie con un numero maggiore di dirette-video, integrate agli incontri di persona, ma anche attraverso presentazioni di libri che potessero indagare e approfondire questi temi.

Ci puoi fare qualche esempio?

Certamente. Daremo spazio, per esempio, alla presentazione di un manuale che spiega l’utilizzo di Tiktok, come anche a un incontro con Paolo Landi per parlare del fenomeno Instagram. Scopriremo i “retroscena di Amazon” raccontati da Martin Angioni che è stato a lungo ai vertici di Amazon Italia; come anche il libro “Red Mirror”, un fenomeno di quest’anno, ad opera di Simone Pieranni, giornalista del Manifesto, che ha raccontato la pervasione della realtà digitale cinese e i suoi risvolti più tetri e pericolosi per le nostre libertà. E poi ospiteremo riflessioni di più ampio spettro sul presente che cambia, per esempio, con Steven Pinker, grande illuminista, fautore di una riflessione articolata sul progresso. Domenica 12 luglio è stato con noi, in collegamento dagli Stati Uniti, David Quammen, con il racconto del suo nuovo libro, che si intitola “L’albero intricato”, riguardante le nuove importanti scoperte sulla filogenetica molecolare. E così via…

Cos’altro segnaleresti ai lettori di franz?

Quest’anno ci saranno diversi eventi speciali, mai visti prima a “Una Montagna di Libri”. Il 10 agosto, alla Alexander Girardi Hall di Cortina, Linus ci racconterà una storia ambientata nel mondo della radio, realtà che lui conosce così bene… La stessa sala ospiterà l’8 agosto il genetista Andrea Crisanti, con il suo libro sul virus, in cui racconta le settimane più difficili della pandemia. Il 6 agosto da non perdere è l’incontro con il vincitore del Premio Strega, Sandro Veronesi, che presenterà il suo ultimo libro “Colibrì”. Altra iniziativa speciale, che vorrei segnalare qui, è la “Storia disegnata e narrata”, con cui dedichiamo un finale alternativo a “Il signore delle mosche” di William Golding, rivisto e ripensato sulla base di una storia vera. Sarà un evento in cui il disegnatore illustrerà le parole su uno schermo: una storia che si farà viva in forma di immagini. Ed infine vorrei segnalare la maratona di lettura che il festival dedica a Stefan Zweig con il capolavoro “Il mondo di ieri”.

Ma non finisce qui. Inviterei i lettori di franz a visionare il programma: ci sono molte altre cose tutte da scoprire!

Francesco, si sono festeggiati da poco i dieci anni di “Una Montagna di Libri”… Tu che ne sei stato l’ideatore, come vedi il percorso fin qui fatto della tua “creatura”?

Penso che, in questi 11 anni, “Una Montagna di Libri”, più che crescere in altezza, sia cresciuta irrobustendo le sue radici, come gli alberi che tanto ci ispirano. E quindi ha messo radici più forti all’interno della comunità che la ospita, radici sul territorio a cui vogliamo bene e che ci vuole bene… Ha radicato fondamenta più solide nella capacità di rappresentare al meglio l’anima plurale di Cortina che è stata un luogo di incontro cosmopolita per decenni. E questo senza mai dimenticare le storie e i volti di chi la abita, come anche l’anima “rustica” della valle d’Ampezzo, che la rende così speciale e che fa sì che, quando le stagioni turistiche e mondane finiscono, Cortina resti quel magnifico e incantato paesino di montagna che da sempre è.

foto Giacomo Pompanin 2019

La montagna e la morfologia del territorio locale: fino a che punto sono protagonisti (come scenario e ispirazione) del festival?

La morfologia del paesaggio è molto presente, cosa che incentiveremo particolarmente quest’anno, perché molti eventi si terranno all’aperto, in luoghi suggestivi come i prati di Alverà, o in riva ai laghi come il lago di Pianozes. Spesso siamo andati alle pendici delle Cinque Torri a piantare degli alberi… D’altra parte, così facevano i grandi scrittori che scoprivano Cortina: si immergevano nel paesaggio. Per esempio, quando, nel 1949 Ernest Hemingway scoprì Cortina, era solito fermarsi a lungo ad osservare le vette rosate delle Dolomiti, al bordo della sua Buick; così anche Vladimir Nabokov veniva avvistato con sua moglie sui prati, nei dintorni del centro, a dar la caccia alle farfalle.

Ogni anno ospitate scrittori di fama internazionale e personalità della cultura… Hai qualche aneddoto che ti piacerebbe condividere o qualche particolare incontro da raccontare?

Di aneddoti ce ne sarebbero un’infinità, andrebbero prima o poi raccolti da qualche parte… Potrei raccontare, primo fra tutti, il mio incontro con Emmanuel Carrère. Ci siamo visti la prima volta al Festival della letteratura di Mantova (un festival al quale ci ispiriamo, tra i tanti, assieme a “Pordenone legge”, per la qualità delle iniziative che organizza). In quell’occasione ho chiesto molto semplicemente allo scrittore se avesse voglia di venire a Cortina e il suo rispondermi “sì certo che ne avrei voglia” è stato qualcosa che mi ha impressionato molto. E questa è la semplicità della letteratura, che vince su molti altri mondi, a partire da quello del business, fatti di protocolli, presentazioni, gerarchie, mentre la letteratura vive di un’altra forma di libertà, per fortuna.

Un altro aneddoto divertente è quando “scomparve” il grande scrittore americano Peter Cameron… Doveva presentare il suo libro e nelle precedenti 10/12 ore, noi ne perdemmo letteralmente le tracce. Era sparito come un fantasma! Finì per presentarsi in perfetto orario all’incontro, anzi con un po’ di anticipo. “La parvenza di fantasma” che Peter Cameron assume, quando si trova nei dintorni dei grandi alberghi (luoghi che ama particolarmente), è cosa condivisa anche da alcuni protagonisti dei suoi libri. È stato quindi fantastico cogliere con lui la totale compenetrazione tra letteratura e vita.

Infine, vorrei citare l’incontro da parte dei ragazzi dei licei di Cortina con Azar Nafisi, grande autrice di “Leggere Lolita a Teheran”. Il suo racconto sul mondo delle donne velate di Teheran – come lei e le sue studentesse, che in casa si toglievano il velo e ritrovavano la loro identità femminile negata dagli ayatollah e dall’oscurantismo – è stato molto emozionante per i ragazzi. Vedere lo sguardo di chi ascoltava è qualcosa che mi ha colpito profondamente.

Cortina con la sua straordinaria cornice montana ha una lunga e nota tradizione come località di villeggiatura e accoglienza. Come è “sentita” da quegli autori/intellettuali (stranieri e non) che la scoprono dal vero per la prima volta?

Gli autori che mettono piede a Cortina hanno un po’ la stessa reazione di tutti i viaggiatori che la scoprono per la prima volta: rimangono sbalorditi. Vedere Cortina d’Ampezzo con i suoi straordinari monti, come le Tofane e il Pomagagnon è un po’ come vedere i faraglioni di Capri… Non è una visione soggetta a un possibile dibattito: è pura incarnazione di bellezza. Devo ammettere che uno dei “piaceri segreti” dell’organizzare questo festival sta proprio nello scoprire e riconoscere questo particolare sguardo in coloro che arrivano per la prima volta a Cortina. È un piacere di cui non mi stancherò mai!

Hai dei “sogni nel cassetto” per il futuro del Festival?

Il nostro primario desiderio, come dicevo, è crescere in solidità, rafforzando le radici, senza particolari ambizioni o voli pindarici. Posso aggiungere che se un festival vuole funzionare – secondo me – deve essere capace di ascoltare chi c’è intorno, cogliendo le proposte che vengono dal territorio, stando in connessione con ciò che anima la vita culturale di un paese o di quello spaccato di mondo di cui fa parte. La principale aspirazione di “Una Montagna di Libri” è forse questa: continuare a rispecchiare il dibattito più vivo nella letteratura e nelle idee.

Foto credits: Una Montagna di Libri

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