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July 16, 2020

Ritorna il Masetto: un puntino nel bosco tra cucina, libri, discussioni e arte

Francesca Fattinger

Il Masetto ritorna e… ritorna più forte che mai!
Il Masetto è un puntino nel bosco, fuori dai sentieri battuti. Un luogo dove mangiare, soggiornare, riposare, donare stimoli alla propria curiosità. I piatti e i vini del Trentino, le capre al pascolo, gli scrittori e i libri, le storie di una valle, i silenzi e gli incontri”. Così lo descrive Gianni che con tanta cura ha risposto alle mie domande curiose rispetto alla riapertura e al nuovo tema scelto per quest’estate: il rapporto tra la città e la montagna. A me ha fatto venire una voglia pazzesca di prendere la macchina e regalarmi un pomeriggio di riflessione, natura, cultura e buon cibo e spero che venga tanta voglia anche a voi di immergervi in questa realtà speciale che non è solo un centro di ospitalità e produzione culturale oggi riconosciuto e apprezzato a livello nazionale e internazionale, ma è anche un posto per TE, per ME, per un NOI ampio e variegato: per chiunque voglia ritrovarsi nella natura, nelle parole, nelle immagini, nei profumi e nei gusti.

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Una realtà davvero a tutto tondo che ci invita a riflettere su come vogliamo vivere il nostro futuro e se vogliamo ripensarlo in modo critico e farlo insieme. Nel corso di quest’estate 2020 il Masetto darà vita a un programma che è una “passeggiata svagata e curiosa tra le discipline: tra narrativa, teatro, musica, arte e cinema”: tra i tanti appuntamenti torneranno Giorgio Fontana e Sandro Campani a presentare i loro nuovi romanzi, ci sarà la mostra “Animalia” di Annamaria Targher e ci sarà per la prima volta un’apertura al teatro con la compagnia Fratelli Dalla Via.
Mi raccomando non perdete l’occasione di andarci, il Masetto è aperto tutti i giorni a luglio e agosto, e nei fine settimana di settembre!

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Il Masetto ritorna più forte che mai, e quest’anno il tema è “il rapporto tra la città e la montagna”. Come mai questa scelta?

Il rapporto tra la città e la montagna è un tema presente in molte delle riflessioni a cui il Masetto si dedica nel tentativo di comprendere la relazione tra le persone e i luoghi che frequentano.
Ci siamo accorti nel corso delle passate stagioni che la stessa varietà di provenienza, abitudini, approcci tra chi viene al Masetto fornisce spunti significativi ai nostri pensieri. Accanto agli abitanti della valle, che lo vivono come un luogo che appartiene loro, siedono, a pranzo o a cena, durante la presentazione di un libro o assistendo ad un concerto, persone provenienti da contesti urbani. Poterci confrontare con gli immaginari di cui ospiti molto diversi sono portatori e poterli poi confrontare tra di loro ci offre elementi interessanti per definire sempre meglio che cosa sono la città e la montagna tanto per chi le abita quanto per chi le visita, come si modificano, quali difetti e quali pregi rivelano.
Affrontare questioni come la dipendenza dalla città di cui soffrono molte realtà marginali di montagna per quanto riguarda i servizi (scuole, ospedali, uffici, ma anche proposte culturali e opportunità di lavoro) o l’utilizzo della natura a fini ricreativi cui si dedicano i cittadini, quale luogo di compensazione per “staccare” dal contesto urbano, ci sembra un passo essenziale per capire quale può essere il ruolo che il Masetto gioca nelle dinamiche di trasformazione della valle in cui si trova.
Non siamo antropologi o sociologi, siamo una struttura ricettiva che propone anche appuntamenti di carattere culturale, niente di più. Abbiamo però curiosità e interessi che ci piace condividere con chi viene a trovarci: questo atteggiamento si traduce nella costante ridefinizione di un progetto volto a unire ambiti, temi, discipline, saperi, capacità che fanno talvolta fatica a trovare un comune terreno di confronto e espressione. Ci sentiamo parte attiva in quel processo di cambiamento della mentalità nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente, più consapevole e responsabile, che crediamo sia necessario e urgente alimentare. Proviamo a farlo con la cucina, i libri, le discussioni, l’arte.

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Il calendario è come sempre ricchissimo, tra presentazioni di libri, passeggiate, spettacoli teatrali, proiezioni di documentari, ci volete anticipare qualcosina di più? Qualche incontro proprio da non perdere o che avete particolarmente a cuore?

Il Masetto è stato fondato nel 2016 da me, Gianni Mittempergher, e da Giulia Mirandola. La visione di Giulia Mirandola è fondamentale affinché il Masetto sia da subito una vera e propria casa della cultura in montagna, un centro di ospitalità e produzione culturale oggi riconosciuto e apprezzato a livello nazionale e internazionale. Fino a gennaio 2020 Giulia Mirandola ha curato la programmazione culturale, la comunicazione e i rapporti esterni. Nel 2020 il Masetto si rinnova e si propone all’esterno con un nuovo staff, il che significa anche l’adozione di nuovi sguardi e nuovi linguaggi.
Avremo un numero di incontri più limitato e non ci saranno workshop, anche per ragioni legate alle disposizioni in termini di distanziamento fisico. Torneranno con i loro nuovi romanzi autori che apprezziamo molto (Giorgio Fontana e Sandro Campani), ospiteremo negli spazi della Chiesetta di San Giuseppe e nei locali del Masetto la mostra “Animalia” di Annamaria Targher, ci saranno chiacchierate a partire da saggi, racconti di viaggio, biografie di scrittori-montanari, due appuntamenti con il cinema documentario. Per la prima volta ci apriamo al teatro, proponendo due spettacoli distinti della compagnia Fratelli Dalla Via, “Piccolo Mondo Alpino” e “Habitat Naturale”. Li abbiamo conosciuti prima del confinamento e abbiamo scoperto una affinità significativa tra il nostro approccio e le considerazioni che il loro lavoro stimola.

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La fase di emergenza che abbiamo appena vissuto influenza ancora molto le nostre vite e ha lasciato e lascerà tracce nel nostro modo di rapportarci agli altri, alla natura e agli spazi. È così anche per voi? Come l’avete vissuta e come la affronterete?

I mesi trascorsi ci hanno consegnato l’impressione di una grande differenza nei modi in cui montanari e cittadini hanno reagito e vissuto durante la quarantena. In termini generali la qualità della vita di chi poteva curare l’orto, godere di un bel panorama o accorgersi dell’arrivo della primavera è stata superiore a quella di chi ha dovuto trascorrere quei giorni in un appartamento di periferia. Se per tutti è stato in parte possibile surrogare l’impraticabilità di rapporti sociali caratterizzati da vicinanza fisica grazie alla tecnologia, per chi non abita in mezzo alla natura è stato impossibile accedervi. 
Il Masetto è circondato dal bosco, il rapporto con esso qui è immediato, evidente. Il contatto con la natura non può essere risolto virtualmente, né sostituito. Ne abbiamo un bisogno essenziale, ma dobbiamo trovare i modi per soddisfare correttamente quel bisogno. Da questa semplice osservazione potrebbe emergere lo stimolo a ragionare criticamente su che cosa è giusto o sbagliato fare (noi pensiamo ad esempio che sia stupido proporre la realizzazione di un’autostrada che farebbe scempio della valle in cui il Masetto si trova, vediamo invece con favore il recupero del paesaggio terrazzato e la ripresa della coltivazione del grano saraceno).

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Per citare Calvino si tratterà sempre di più di “riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.” Non si tratta che di un auspicio, per ora. Ma vorremmo provare a dare il nostro modesto contributo affinché si realizzi. 

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INFO:
www.ilmasetto.com
scrivi@ilmasetto.com
Fb: Il Masetto
Instagram: il_masetto

Foto di Francesca Dusini ed Elisa Vettori

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