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July 13, 2020
Tiring House: esplorazioni tra arte, filosofia, politica e sociale
Francesca Fattinger
Bello scoprire realtà così poliedriche come Tiring House. Un nome che è tutto un programma e che nasconde le proprie anime multiformi, fatte di scambi, movimenti e dietro le quinte: indica infatti “uno spazio all’interno dell’edificio del Teatro Elisabettiano, la stanza riservata al cambio dei costumi e delle scenografie durante il corso dello spettacolo”. Tiring House nasce come associazione nel 2014, il suo obiettivo primario è esplorare, promuovere, scoprire e arricchire le relazioni che intercorrono tra arte contemporanea e l’ambito sociale, politico e filosofico. Le loro attività sono di natura molto varia e trovano la loro forza nei legami che sanno e hanno saputo far nascere tra artisti, intellettuali e cittadini. Ho chiacchierato con Giusi Campisi, artista e curatrice, che mi ha raccontato dei molti progetti realizzati e in via di realizzazione. Si tratta di progetti editoriali come Paginaotto, nata nel 2020 dall’idea di alcuni psicoanalisti per diffondere in Italia i lavori di colleghi di ambito internazionale che focalizzano il proprio lavoro sul rapporto tra topologia e psicoanalisi; residenze d’artista come Waiting room residency, iniziativa indipendente in collaborazione con Jonas Trento, in cui artisti contemporanei espongono le loro opere negli spazi d’attesa e di passaggio del Centro di psicoanalisi; o progetti di ricerca come quelli intrapresi dal Museo Wunderkammer, con cui condivide alcuni dei membri, e che ha iniziato due nuove ricerche, sul tema della “massa” e di “meta archivio”. Ma leggiamo ora cosa ci racconta più nel dettaglio Giusi.
Chi si nasconde dietro all’associazione culturale Tiring House? Ci parlate un po’ di voi, quando è nata l’associazione e perché?
Tutto inizia da un coraggioso gruppo di persone ostinato e attivo nell’ambito culturale dell’arte contemporanea, che decide di darsi una forma istituzionale nel 2014 per avere accesso ad una serie di procedure e di competizioni ufficiali.
Tiring house inizialmente supporta l’esordiente progetto di arte pubblica Museo Wunderkammer, con cui condivide alcuni dei membri, per ampliare in seguito il campo d’azione ad altre iniziative che attraverso attività di studio, ricerca e divulgazione, intendono esplorare le relazioni tra l’arte e l’attuale discorso sociale, politico e filosofico.
Il nome dell’associazione è una parola documentata sin dal 1590 per definire uno spazio all’interno dell’edificio del Teatro Elisabettiano, la stanza riservata al cambio dei costumi e delle scenografie durante il corso dello spettacolo.
È una favolosa immagine che ci permette di visualizzare la natura del lavoro culturale, dove il dietro le quinte è in continuità con l’esposizione pubblica, un lavoro in cui ricerca, ideazione ed evento transitano incessantemente l’uno nell’altro. Questa è la stanza in cui sostiamo e dove invitiamo artisti, intellettuali e cittadini a costruire relazioni vitali.
Oltre a un certo numero di soci simpatizzanti, il nucleo attivo dell’associazione è formato da Giusi Campisi, artista e curatrice; Mauro Milanaccio, psicoanalista; Cristina Mattiucci docente di urbanistica e ricercatrice, Maurizio Leonardi, graphic designer.
Nel 2019 nasce il progetto editoriale Paginaotto che ha man mano trovato nuove linee di sviluppo fino ad affiancare all’originario ambito psicoanalitico quello artistico letterario. Ci raccontate un po’ meglio di cosa si tratta?
Paginaotto nasce dall’idea di alcuni psicoanalisti, tra cui Mauro Milanaccio e Fabrizio Gambini, che intendono diffondere in Italia i lavori di colleghi di ambito internazionale che si dedicano alla ricerca del rapporto tra topologia e psicoanalisi. Ad una prima collana, Annodamenti, che risponde a questa intenzione, si aggiungono Futuro Anteriore, che offre strumenti teorici e tecnici psicoanalitici per chiunque voglia cogliere e interpretare il disagio nella società contemporanea e Atti, per tenere traccia delle linee di ricerca. Le collane hanno comitati di redazione e scientifici che coinvolgono psicoanalisti di fama nazionale e internazionale come Massimo Recalcati, Alfredo Eidelsztein e Marc Darmon, a fianco di rappresentanti di colleghi della generazione più giovane come Andrea Panico, Fabio Tognassi e Emanuele Lo Monaco.
Vocativi rappresenta l’eccezione di Paginaotto e nasce a partire da un incontro casuale avvenuto nell’estate 2018 durante una residenza d’artista dei curatori della collana, a Tarrega, un piccolo centro nella Catalunya centrale per lavorare nell’Archivio cittadino, dove era presente un fondo della famiglia de Pedrolo.
Questo è stato il modo in cui siamo venuti a conoscenza di Manuel de Pedrolo, scrittore molto prolifico, ma praticamente sconosciuto in Italia, nell’anno in cui si celebrava il centenario della sua nascita. A Tarrega abbiamo conosciuto la figlia Adelais, che detiene i diritti d’autore e presiede la Fondazione, e deciso che in qualche modo avremmo cercato di pubblicare la sua opera in Italia.
L’occasione si è presentata con Paginaotto e con il supporto dell’Institut Ramon Llull, che sostiene la diffusione della cultura Catalana.
Manuel de Pedrolo era un marxista e femminista, ostile al regime di Franco e scriveva in lingua catalana, motivo per cui gran parte della sua opera – 75 libri e articoli, saggi, opere teatrali – è stata pubblicata in Spagna dopo la caduta della dittatura. Scriveva occultando la critica politica dietro ad uno stile popolare, spaziando dalla fantascienza al poliziesco.
Atto di violenza racconta tre giorni in cui i cittadini di un luogo immaginario, si ribellano al dittatore con un atto di disobbedienza civile allo slogan: è molto semplice, rimanete tutti a casa.
La collana è diretta da Giusi Campisi e Piergiorgio Caserini e pubblicherà opere di narrativa e saggi di impegno civile, per testimoniare la presa di posizione degli autori che fanno della loro opera uno strumento di lotta.
Il visual di Paginaotto è opera di Maurizio Leonardi.
E invece in che cosa consiste l’iniziativa Waiting Room? Oltre a questa iniziativa ce ne sono altre, in forma di mostre, talks o performance, che vi stanno particolarmente a cuore e di cui volete parlarci?
WR è un’iniziativa indipendente realizzata in collaborazione con Jonas Trento, un ciclo di mostre personali di artisti contemporanei negli spazi d’attesa e di passaggio del Centro di psicoanalisi.
Waiting room sostiene la sensibilità critica, la capacità di mettersi in relazione con le questioni del mondo attuale e l’importanza della ricerca dell’arte contemporanea. Attraverso la programmazione di mostre e incontri pubblici con artisti e artiste e interlocutori selezionati per la loro capacità di attivare e costruire sguardi diversi sui luoghi, Waiting room si prefigge un dibattito aprendo al pubblico la sede Jonas per stimolare idee e sensibilità attorno ai temi del legame sociale contemporaneo modificando la percezione sulla cura del disagio.
Il programma annuale di WR per il 2020/21 supera la forma del ciclo espositivo per divenire residenza, ospitando due artiste contemporanee, Maria Adele Del Vecchio e Daniela Cattivelli. Ad affiancare le artiste saranno due curatrici, Giusi Campisi e Sara d’Alessandro Manozzo.
Con la residenza si espande e fortifica il rapporto fra artista e luogo espositivo; le tempistiche più lunghe (un anno) e la visita ripetuta allo spazio permettono di avere più tempo per analizzare e interpretare il contesto a livello fisico e concettuale, entrando in relazione con Jonas e con altre realtà della città di Trento. La pratica della residenza d’artista, sviluppatasi dagli anni 60 del Novecento, oltre a rappresentare un’occasione di ricerca per le artiste, è un eccezionale momento di incontro tra realtà, mezzo di conoscenza e di avvicinamento fra arte e comunità. Il programma si articolerà in due esposizioni per ogni artista: una prima, in inverno, costituirà una restituzione preliminare di quanto portato avanti nei primi mesi di residenza, con il fine di testare la relazione tra spazio espositivo, visitatore e opera, nonché di introdurre il proprio lavoro al pubblico di Waiting Room; la seconda, a partire dalla primavera del 2021, sarà invece dedicata al progetto sviluppato nel corso della residenza. Le mostre saranno accompagnate, come di consueto, da talk pubblici (due o tre), la cui forma (di persona o online) potrebbe variare a seconda dell’attuale situazione legata alla pandemia. Oltre a raccontare il lavoro delle artiste e la loro esperienza in residenza, i talk affronteranno in particolare due temi: il significato di arte pubblica e la questione della disparità di genere all’interno del sistema dell’arte.
Quali sono i vostri progetti attuali e futuri?
In questi mesi ci stiamo dedicando con entusiasmo – e un po’ di timore – alle prime pubblicazioni di Paginaotto.
Resta in atto la fruttuosa collaborazione con l’Institut Ramon Llull del Governo della Catalunya per la cura dei diversi aspetti della pubblicazione di Manuel de Pedrolo.
Nel frattempo Tiring house continua a sostenere la progettualità di Museo Wunderkammer, che ha iniziato due nuove ricerche, una sul tema della massa, e una di meta archivio.
La ricerca sul tema della massa, a partire dalle interpretazioni di Elias Canetti in “Massa e potere”, è iniziata a fine febbraio con una residenza a Centrale Fies, ed è continuata in questi mesi con un dialogo e uno scambio di materiali con artistx, attivistx, intellettuali. Il meta archivio è un progetto più ambizioso dal punto di vista della produzione e sapremo della sua fattibilità più avanti. Purtroppo per la situazione odierna è saltata la terza edizione della Summer school di topologia e psicoanalisi all’Hotel du Lac di Lavarone, meta di vacanze di Sigmund Freud.
1 Museo Wunderkammer – inaugurazione, 2014
2 Copertina di “Atto di violenza” – illustrazione di Carolina Leonardi
3 Copertina del primo libro in pubblicazione “L’origine del soggetto in psicoanalisi”
4 Waiting room – Intervento parietale di Stefania Mazzola, 2019, sulla tenda intervento di Luca Staccioli, 2017
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