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June 11, 2020

past-present-future_01_Claudia Notarnicola e l’osservazione della Terra

Franz
Negli ultimi mesi la ricerca scientifica è entrata nelle case e nei pensieri di tutti. Ma non è da ieri che i ricercatori fanno ciò che fanno e studiano ciò che studiano, per migliorare concretamente le nostre vite. In Alto Adige lo "stato dell'arte" in molti settori diversi, è da decenni molto avanzato. E dunque, ci siamo chiesti, cosa è cambiato nel fare ricerca, prima, durante e dopo covid-19?

Laureata in Fisica con un dottorato in Fisica, Claudia Notarnicola è vice direttrice dell’Istituto per l’osservazione della Terra di Eurac Research e da circa 25 anni si occupa di studiare e analizzare le immagini satellitari per ottenere informazioni che possano essere utili per monitorare il nostro Pianeta. In particolare negli ultimi anni mi sono dedicata al monitoraggio della criosfera per comprendere i cambiamenti legati alle variazioni del clima. 

PAST

Quale spinta ti ha fatto diventare ricercatrice nel tuo ambito specifico? 

La prima spinta è stata quella di capire i fenomeni naturali e come essi vengono quantificati attraverso gli strumenti della matematica e della fisica. Successivamente, a continuare a spingermi è stata la possibilità di fornire un contributo, sebbene piccolo e limitato, alla comprensione di cosa sta succedendo al nostro Pianeta.

Di cosa si occupa esattamente la tua ricerca?  

Attualmente utilizzo diversi strumenti come dati satellitari, modelli e dati a terra per monitorare l’ambiente montano in riferimento ai cambiamenti della criosfera e della vegetazione. Recentemente la mia ricerca ha spostato il suo focus da regionale a globale. Su questo ultimo argomento, ultimamente è uscita una mia pubblicazione che riguarda il monitoraggio dello stato del manto nevoso in aree di montagna a livello globale per capire che cosa è successo nelle ultime due decadi, individuando aree dove il manto nevoso è in diminuzione o in aumento.

PRESENT

Come è cambiato il tuo approccio, gli strumenti, le procedure e le modalità di ricerca in questa contingenza emergenziale?

La sostanza in questa fase è rimasta pressoché immutata, invece è mutata la modalità di lavoro visto che tutti abbiamo lavorato in smart working.
Ovviamente avendo eliminato tutti i viaggi di servizio per riunioni e conferenze, il tempo è stato dedicato maggiormente alla scrittura di progetti e pubblicazioni. Diciamo che ne ha tratto molto vantaggio la parte dedicata al “deep work” ossia a cercare nuove idee e linee di ricerca. Una sorta di ritiro spirituale che è servito far emergere o maturare nuove prospettive. Il lato sociale ne ha ovviamente sofferto che spero recupereremo presto.

Sono cambiati i paradigmi nel tuo ambito specifico di ricerca, a causa della pandemia

Sicuramente si è visto subito lo sviluppo di nuovi bandi specificatamente dedicati al tema del covid-19, ai collegamenti a condizioni ambientali e in parte anche agli impatti ambientali legati al lockdown. In realtà penso che il vero cambio di paradigma potremo vederlo nei prossimi anni come parte dei cambiamenti legati all’economia nazionale ed europea e come in questi contesti verranno rimodulati i fondi per la ricerca scientifica.  

La tua ricerca prende direzioni diverse ora, cerca risultati che prima non considerava?

Gli argomenti della nostra ricerca sono consolidati e di estrema importanza pertanto è plausibile pensare che si continuerà nella stessa direzione. Prima dell’emergenza covid-19, solo 6 mesi fa avevamo l’emergenza CLIMATE CHANGE. 

Ci sono delle differenze tra l’emergenza immediata e veloce – come può essere quella del covid-19 – e le emergenza a lungo raggio come appunto il climate change?

Sono due emergenze che agiscono su assi temporali differenti, e per questo motivo le risposte seguono linee diverse con esigenze specifiche. Certo ci sono diversi collegamenti tra le due. Inoltre in questo periodo abbiamo intrapreso azioni che fanno capire che possiamo fare dei cambiamenti. Se siamo vissuti due mesi senza fare viaggi, allora perché non pensare in futuro ad un uso più razionale e sostenibili dei mezzi di trasporto? Ci sono già aziende che prediligono viaggi ecosostenibili, ora sappiamo che possiamo farlo. 

FUTURE

Una volta usciti dall’emergenza, cosa si porterà dietro la tua ricerca? 

La ricerca continuerà a seguire i suoi binari avendo un occhio particolare alle interconnessioni fra i cambiamenti in natura e gli impatti sulla vita dell’uomo.  La ricerca avrà risvolti sempre più antroponcentrici.

E cosa porterai tu a livello personale, che metterai nel tuo modo di fare ricerca?

Mi auguro di poter mantenere in parte l’abitudine presa nel periodo di lockdown di concedersi del tempo per concentrarsi sullo sviluppo di nuove idee, per poi confrontarsi e svilupparle insieme nel gruppo di ricerca.

Foto: Eurac 

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