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June 10, 2020

The Clean Approach: la filosofia dell’outdoor raccontata da Luca Albrisi

Abram Tomasi

Luca Albrisi ha due grandi passioni: l’outdoor e la filosofia. E, nel suo lavoro, è stato capace di conciliarle. In particolare, Luca dedica la sua vita a spiegare come lo sport all’aria aperta possa portare a un nuovo modello di vita, più sostenibile e naturale, che vede tutti noi come parte della natura. Ma chi è Luca Albrisi? È uno snowboarder, un documentarista, uno che scrive, uno che fa foto e uno che crede nella deep ecology. Uno che fa tante cose, insomma. Da poco più di una settimana, il suo documentario The Clean Approach è stato reso accessibile e gratuito a tutti. Racconta di un anno passato all’aria aperta, tra le montagne, di sport e di noi nella natura. Con il supporto di antropologi e di psicologi cognitivi, trasmette un nuovo modello di stare nel mondo. Questo è stato il pretesto per conoscerlo, perché il lungometraggio racchiude la sua filosofia, ma anche per parlare insieme a lui di tantissime cose interessanti.

Come sei arrivato a essere uno che fa tante cose? E tutte accomunate dalla tua passione per l’outdoor?

È successo tanto tempo fa. Io sono originario di Milano, quindi ho un background cittadino ma la mia famiglia è sempre stata appassionata di montagna e appena ne avevamo la possibilità scappavamo nelle alpi bergamasche. Quindi da piccolissimo, è successo così tanto tempo fa. Ho continuato a fare sport amatoriali fino a 18 anni. Poi c’è stata una svolta. A 20 anni sono diventato maestro di snowboard e mi sono trasferito lì, nelle montagne. Nel mentre studiavo, mi sono laureato in Filosofia e poi ho fatto un Master di Tecniche narrative alla Scuola Holden di Torino. Qui ho iniziato a prendere coscienza che outdoor e narrazione, le mie più grandi passioni, potevano incontrarsi. Così è stato, perché quando fai il narratore tendi a raccontare la tua realtà. E questa è la mia.

Qual è il tuo rapporto con la natura? E quale dovrebbe essere il legame tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda, nutre e ospita?

Noi siamo parte integrante di lei, della natura. Lo sbaglio è che a volte la scindiamo da noi, ma siamo un tutt’uno. Come tesi di laurea avevo scelto una ricerca sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente, perché al tempo c’era davvero poco materiale. Per abbracciare una vera ecologia, dobbiamo tornare a fare parte di essa. Non andare avanti, ma tornare indietro. Non solo proteggerla, ma considerarci sua derivazione.

Puoi raccontarmi l’idea di The Clean Approach? Quando è nato. Perché. Come è stato farlo. Come è stato riuscirci. E per davvero. Tutto. Anche come l’ha percepito il pubblico.

L’idea era questa (non che sia cambiata): come le attività outdoor possono essere un mezzo per avvicinarci al mondo della natura. Non come attività agonistiche, ma come facilitatori per tornare in una prospettiva biocentrica. Il documentario è uscito nel 2018, ma lo abbiamo elaborato tra il 2016 e il 2017. Ci è voluto tempo, le idee dovevano crescere e alimentarsi dentro di me. E non è stato nemmeno facile una volta che l’idea era compiuta. Adesso è semplice parlare di sostenibilità, ma non è sempre stato così. Prima non se ne parlava affatto, è stato difficile trovare sponsor e aziende che investissero e anche spostarsi dal concetto di hippie, e solo perché parlavo di ecologia, di noi come parte del mondo … Poi c’è stata Greta Thunberg, il Friday for future, un cambio di attenzione mediatica, ed è stato di grande aiuto. Il pubblico è cambiato. The Clean Approach è stato caricato online perché, causa covid-19, non era più possibile presentarlo ed è gratuito perché quello è il suo destino. Abbiamo sempre pensato a un prodotto che potesse aiutare la discussione ambientalista. In tutto questo, il supporto delle persone è stato fondamentale. Il valore del documentario è stato la disponibilità e il sostegno di numerosi antropologi, parchi trentini e psicologi cognitivi. L’outdoor sotto un nuovo punto di vista, supportato da basi scientifiche e non da riflessioni campate in aria.

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In una didascalia di un tuo post di Instagram scrivi che prima del lockdown non eri mai stato per più di 10 giorni consecutivi a casa. Com’è la tua vita? E come hai passato quest’ultimo periodo?

Negli ultimi anni la mia vita è stata girovaga. Il mio campo base è in Val di Stelvio, ma tra shooting, lavori, documentazione e presentazioni è stato raro rimanere a casa per più di due settimane. Io vivo in una frazione isolata, anche se c’era una pandemia mondiale, quando portavo in giro il cane non mi accorgevo di niente. Togliendo la parte del dramma, che coglievo dai media, stare a casa mi ha dato l’occasione di notare i cambiamenti naturali. Sono passato dalla neve all’esplosione dei fiori. Succede tutti gli anni, ma stando fermo ho potuto notarlo davvero, per la prima volta. A livello globale la nostra civiltà ha dovuto rallentare, l’aria si è fatta più pulita e gli animali si sono riappropriati dei loro spazi. A volte uscivo di casa e mi trovavo un cervo sulla porta di ingresso.

Esprimi il tuo messaggio in modi diversi, dalla scrittura al video … come scegli il media perfetto? Ogni messaggio ha un format più adatto?

Parto sempre dalla scrittura, che è dove nasce il mio pensiero. Poi arriva la parte documentaristica. Non penso per media, perché vedo tutto collegato. Scrivo, vedo delle immagini, le scatto e le filmo. Per The Clean Approach, ho scritto la parte progettuale e la sceneggiatura, poi ho seguito la regia insieme a un fotografo.

Sei anche cofondatore del giornale The outdoor manifesto, come è nato e cos’è?

È un progetto di attivissimo ambientale. È stato un normale proseguimento del documentario ed è stato concepito durante il tour. Dopo una premiere a Milano, ci siamo accorti di quanti appassionati di outdoor ci sono e di come manchino associazioni, collettivi, riferimento outdoor attivisti. E così ne abbiamo creato uno noi. The outdoor manifesto racchiude tutti quelli che fanno outdoor e tutti quelli che hanno una visione biocentrica. Quelli come me. Smuoviamo le persone ad agire in difesa dello spazio naturale, della loro, la nostra, casa.

Guarda The Clean Approach qui: https://www.indeependent.it e qui: https://www.ferrino.it/news

Bon voyage!

Foto: Matteo Pavana

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