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June 6, 2020

unoXsette: 7 domande al collettivo Butch-ennial sull’installazione P.O.V. a Museion

Anna Quinz
unoXsette è un nuovo format di interviste spalmate nel tempo. sette domande, una al giorno X sette giorni + altrettante risposte dirette, immediate, dritte al punto. Il tutto rigorosamente via whatsapp.

 Presi singolarmente sono Marco Pietracupa, Ruediger Witcher, Hannes von Metz Schiano e Stefano Peluso. 1 fotografo-artista + 2 artisti + 1 architetto. Presi insieme invece, sono Butch-ennial, un collettivo attivo ormai da diversi anni sul territorio altoatesino, capace come pochi altri di creare progetti e installazioni artistiche spiazzanti, dirompenti, inaspettate. Forse ricorderete di quando durante la Rosengarten Merenda hanno scomposto il Bauerntost e hanno esposto come un’opera d’arte ogni suo singolo elemento costitutivo, mostrandolo all’interno di una galleria temporanea ed estemporanea creata sotto una tettoia di via Dodiciville Privata a Bolzano. O magari vi sarà rimasta impressa la volta che hanno immerso la Galleria Civica di Bressanone nell’acqua, trasformandola in un laghetto urbano in cui nuotavano carpe felici e indisturbate.

Quando si tratta di Butch-ennial, non sai mai cosa aspettarti, e questa è la forza più grande di questo collettivo, costruito sulle solide basi artistiche progettuali di ciascun elemento, che si somma poi nell’azione di gruppo, ben condita – anche – da un po’ di follia. E conoscendo il fotografo-artista + 2 artisti + 1 architetto brissinesi piuttosto bene, mi sento di poter dire che anche questa follia è una componente del loro successo. 

Da una settimana è possibile entrare (letteralmente) nel loro lavoro, grazie all’installazione P.O.V. Point of View nella Casa Atelier di Museion. Un curioso “vedo-non vedo” che svela molto del pensiero e della visione del collettivo, mettendo in discussione i nostri modi di guardare dentro e fuori e straniando in modo potente le nostre aspettative e percezioni.

Ed è con l’occasione di questa nuova straordinaria follia dei Butch-ennial, che inauguriamo su franzmagazine un nuovo format: unoXsette, un’intervista collettiva spalmata nel tempo – 1 domanda al giorno per 7 giorni – che si è svolta in un gruppo whatsapp tra me, Marco, Ruediger, Hannes e Stefano. Abbiamo iniziato qualche giorno prima dell’apertura dell’installazione e proseguito fino a qualche giorno dopo. Il dialogo a più voci è stato divertente e interessante e ha svelato non solo qualche curiosità e retroscena sul progetto, ma anche le diverse personalità dei miei 4 interlocutori. 

Ecco qui quello che i Butch-ennial mi hanno raccontato, lungo questa settimana di chiacchierate virtuali via whatsapp. Il tutto riportato 1:1, escludendo solo qualche emoji qua e la. 

1/7
Ciao ragazzi, innanzitutto come state? Cosa avete fatto in questi mesi di lockdown, visto che la mostra è stata ritardata? 

SP: A dire la verità noi eravamo già pronti per fine marzo e questa cosa del Covid ci ha un po’ sballato i piani. La paura era che con i blocchi interregionali non potessimo ricevere in tempo il materiale. Bisogna dire che il Museion è stato molto flessibile e disponibile e alla fine siamo riusciti a far quadrare tutto.

MP: Ho mangiato tiramisù.

RW: Ho fatto grigliate in terrazzo in quel del Veneto ricordando l’altipiano e pensando a come potessimo avvicinarci, per realizzate il nostro progetto.

01_Butchennials_Foto Lineematiche2/7
Torniamo un po’ indietro nel tempo. Qual è stato il primo pensiero, quando Museion vi ha contattato per proporvi di presentare un vostro progetto alla Casa Atelier? 

RW: Il primo pensiero concreto, di farla sparire…

SP: Si esatto, volevamo fare un’azione alla David Copperfield e far sparire tutto l’edificio dell’atelier. Tecnicamente avevamo anche trovato la soluzione… Solo che poi per ragioni pratiche ed economiche diventava piuttosto impegnativo. Allora abbiamo deciso di tenere la stessa idea ma di svilupparla all’interno.

Ma perché volevate farlo sparire?

MP: Perché non ci accontentavamo come Butch-ennial di fare una semplice collettiva attaccando le nostre o altre opere al muro, anche perché la casa atelier non si presta proprio benissimo per questo. Ci piaceva più l’esterno dell’edificio e allora abbiamo iniziato a pensare cosa fare fuori. Da lì è nata l’idea della sparizione. 

3/7
Stasera si apre: emozioni, paure, aspettative, ansie, ultimi ritocchi? Sarà un’apertura diversa dal solito… come vi prende questa cosa?

MP: Si emozionato, no aspettative, no paure, no ansia. Sarà perché gli ultimi ritocchi li abbiamo già fatti ieri, siamo pronti. Un po’ dispiace che non ci sia un vernissage dove ci si può lasciare andare, baciare, abbracciare, sedersi a un tavolo ecc, ma è interessante dall’altra parte che non sia la solita cosa, ma una completamente diversa. A noi le diversità piacciono, stimolano e non ne abbiamo paura. E si impara sempre qualcosa. 

4/7
Buongiorno! Oggi è il day after: siete soddisfatti del risultato ottenuto? Le reazioni che il vostro lavoro ha suscitato sono quelle che vi aspettavate? C’è stato un commento, una reazione, un feedback che vi ha particolarmente colpito o fatto piacere?

MP: Buongiorno. Io personalmente sono soddisfatto e i commenti che ho sentito sono positivi. P.O.V. è un’opera a vari livelli, fino a quello più sottile. Ci ha fatto piacere che il nuovo direttore di Museion Bart van der Heide abbia captato ciò che volevamo comunicare. È l’unico con cui siamo “entrati dentro l’opera” e abbiamo avuto modo di discuterne più approfonditamente, c’è stato un bello scambio, davvero piacevole.

5/7
Inganno, alterazione della percezione, presenza e assenza… Qual è il “point of view” che avete cercato di comunicare/mettere in scena? Quale la riflessione e il messaggio che sta dentro e dietro a questa scatola percettiva che avete costruito? Cosa volete farci vedere e non vedere?

SP: Ci è sempre piaciuto lavorare sul rapporto tra l’arte e il suo contesto. Diciamo che ci piace forzare i limiti fisici e concettuali dei luoghi. Vedere fino a dove possiamo spingerci mettendo in discussione la natura degli spazi. L’intervento alla Casa Atelier è in perfetto stile Butch-ennial se ci pensi… P.O.V.  mette in discussione l’idea di spazio, di esterno e di interno… è una riflessione sui luoghi dell’arte contemporanea in rapporto al contesto e allo spettatore che qui sta al centro dell’attenzione, ne è il baricentro. Il contenitore diventa contenuto, il contenuto è il contesto… lo spazio interno della Casa Atelier diventa la scenografia della quotidianità. È uno spunto di riflessione anche sull’(annoso) tema del significato dell’opera.

MP: Noi abbiamo creato, ora sta allo spettatore leggere la nostra creazione. Liberi tutti di interpretare e trovare la propria visione. Gli input ci sono.

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6/7

Butch-ennial è – anche – un gruppo di amici: raccontatemi qualcosa della vostra dinamica creativa, sia dal punto di vista relazionale che progettuale. 

MP: Le dinamiche sono ogni volta diverse, c’è sempre uno o l’altro che tira il carro, dipende dall’opera, da dove siamo noi fisicamente e dal luogo in cui dovremo inserire il progetto. Ognuno butta giù la sua poi si sceglie quella più eccitante e ci si lavora sopra. E poi ancora, il tutto viene orchestrato come in una free jazz band: uno da il la e gli altri dietro, con spirito libero, finché la melodia diventa un suono equilibrato meraviglioso. 

 SP: E poi c’è il bassista che è quello che non si muove mai sul palco e litiga col batterista :-)  

RW: E via che volano le bacchette… 

7/7
Ora che l’installazione P.O.V. nella Casa Atelier è aperta, che programmi avete per il prossimo futuro? Sia personali che come collettivo? State lavorando (singolarmente o insieme) a qualcosa di nuovo?

SP: Il bello del collettivo è che siamo 4 figure autonome, ognuno fa le sue cose e poi quando c’è l’occasione ci riuniamo per lavorare a un’opera. Di solito le occasioni capitano un po’ per caso. Al momento come Butch-ennial non abbiamo programmi, se qualcosa arriva, ben venga, altrimenti continuiamo con le nostre carriere separate. Io sto andando avanti col mio lavoro, ho dei progetti in corso ed altri che dovrebbero concretizzarsi nel prossimo futuro, come sempre nel mio mestiere non faccio piani a lungo termine (anche per scaramanzia!).

RW: Concordo sul bello del collettivo: siamo slegati l’uno dall’altro, anche se siamo molto uniti nel confrontarci costantemente, su stimoli e critiche condivise. 
Ora? Prima? Dopo? C’erano tante possibilità, rimaste un po’ in sospeso… si concretizzeranno nel prossimo futuro. Tanti progetti lavorativi e creativi. Per ora però, personalmente, voglio godermi il delirium vissuto nel realizzare questa mostra… la più lunga in assoluto per Butch-ennial e per di più in un contesto-parentesi nuova. Per rispondere all’ultima domanda (peccato che finisca qui…), abbiamo voglia di essere noi stessi, come sempre. Condividendo i nostri pensieri, progetti e tanta passione (come puoi evincere da ciò che diciamo). 

MP: Io sto lavorando a una mostra personale a Milano che ho già iniziato prima del Covid ed è stata spostata all’autunno. Lavoro anche a un progetto che ho scattato durante la quarantena nel mio studio temporaneo costruito qui in un fienile. Cosa dell’ultimo momento, farò un intervento allo Iuav di Venezia al master di fotografia e poi proseguirò anche nel campo della moda.

HVMS: Aperta la mostra, finito lo stress, andate in pace. Io da emigrato, questa volta ho dato il mio supporto in modo mentale/morale e poco fisico. Colpa del virus! Per quanto riguarda “studioHVS” si lavora sempre. D’altronde è cosi che si sviluppano nuove idee, opere e progetti. Il flow è buono. È da un paio di mesi che ho in programma visite importanti in studio. Mannaggia al Corona… Ma almeno mi sto preparando bene!
Mentre programmi per il futuro prossimo con Butch-ennial non ne abbiamo, ma riguardo a una cosa credo di poter parlare per tutti e 4 (in parte già l’abbiamo fatto tra di noi). Ormai con il collettivo siamo giunti a un punto tale per cui i progetti d’ora in avanti dovranno essere estremamente “seri”.  Ci sbattiamo sempre come dei dannati per creare delle opere interessanti e fatte bene. Che vuol dire tanto lavoro e stress. Dover essere quasi sempre legati a budget risicatissimi spesso limita i nostri progetti, visioni e idee. Cavoli, se penso a cosa siamo riusciti a realizzare negli ultimi 8 anni ravanando sugli spiccioli, penso che se ci mettessero a disposizione un bel gruzzolo faremmo il botto! Di idee ne abbiamo e ce ne verranno di “schpektakulari” tutte le volte. È arrivato per noi il momento di fare un ulteriore step!
butchennial

Finisce così la nostra chiacchierata digitale lunga una settimana, che già so che un po’ mi mancherà. È stato curioso, diverso, divertente, darsi un appuntamento quotidiano (con orari molto elastici e la tanta libertà che abbiamo scelto di concederci) per un botta e risposta corale, a tratti caotico a tratti spassoso. Nel mezzo delle risposte “serie”, qualche intermezzo “tra amici”, foto di piatti preparati per cena, una risata qua e là (ahahahaha + emoji che ride). 
Ora sta a voi, andare alla Casa Atelier di Museion ed entrare nel vivo di P.O.V., conoscendo qualcosa in più delle 4 teste che ci stanno dentro. Io invece finisco qui, ma il nostro gruppo WhatsApp “franz x butchennial”, per ora non lo chiudo. Ho come la sensazione che da 1 fotografo-artista + 2 artisti + 1 architetto, potrebbe arrivare ancora qualcosa di interessante, che questa volta resterà solo per me. La fortuna e il privilegio, di fare il mio mestiere. 

 

Photo credits:
1 courtesy Butch-ennials
2, 3 by Tiberio Sorvillo/Lineematiche
4 screenshot della conversazione WhatsApp 

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