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June 1, 2020

L’utilità dell’inutile_01. È così perchè è così

Michil Costa
È giunto il momento di capire che l’equazione “una cosa è buona e bella solo se è utile”, è un pensiero superficiale. Ecco la grande occasione che si profila davanti noi: dare più spazio a qualcosa di apparentemente “inutile”, alla poesia, alla musica, all’arte!

Vedo tanti fiori gialli sui prati qui intorno. Il dente di leone, pianta non sempre sinonimo di biodiversità, è un fiore che ha comunque un suo posto preciso. Perché dico questo? Perché vorrei imparare a trovare il posto giusto a tutto, in ogni situazione. 

Da esseri umani abbiamo la possibilità di scegliere. Possiamo scegliere di volgere la nostra saggezza intrinseca a un senso di saggezza più vasto, una visione che va oltre noi. Proviamo a usare questa primordiale percezione guardando l’attuale virus: è invadente e invasivo più di un dente di leone sui prati verdi dell’Alta Badia, ma non è un castigo divino. Semplicemente esiste: c’è ed è così com’è perché diversamente non può essere. Relativizzando, potremmo dire che non è né una cosa brutta né una cosa bella. La paura umana di fronte a certe situazioni si collega alla percezione dell’alieno, dell’estraneo. Colui che è esterno al sistema e lo invade. Il virus, l’estraneo che irrompe nel consueto. Eppure la funzione culturale dell’altro è immensa, non ostiniamoci a percepirlo in un’egoistica monovisione. Il consueto? Non esiste. Guardiamoci ora: più che mai destabilizzati, quasi un po’offesi perché sembra che il bacillo viva meglio lungo la latitudine di 30-50°. Quasi un po’ offesi perché ora siamo noi “l’altro”. Provando a dirigerci verso una consapevolezza di unitaria mondovisione, dovremo disabituarci al nostro bel sistema di patria incantata fatta di muri e brioches, mentre l’altro si arrampica sui fili spinati e si inginocchia davanti a un tozzo di pane.

La vera comprensione è “penetrazione”: accedere alle cose, vedere le cose nella loro vera natura e forma, che si distingue meglio in lontananza. Siamo lontani dalla Cina e dall’America, ma non divisi. Questo periodo ci aiuta a ridimensionare il posto che avevamo assegnato alle cose, a distinguere e comprendere attraverso la creatività e la solidarietà, a capire che non esiste solo la logica della mente ma anche quella del cuore e dello spirito. Avevamo svalutato il piacere, accresciuto i desideri, computerizzato la felicità. È ora di riprendere in mano le materie “inutili”: la filosofia, la poesia, l’arte!

Tutto è impermanente, tutto muta. Pensavamo di essere in groppa all’asino cavalcando gioiosi le nostre supercar? Ora l’asino è in groppa a noi. Non sappiamo più come curare il nostro ambiente, come governare il mondo. Consci che alla prossima emergenza da supervirus o cambiamenti climatici saremo noi ad emigrare in Africa.

Auguriamoci di essere coraggiosi, per non finire in balia del vento come un dente di leone diventato soffione che vola via e si dissolve in una nuvola fine su un filo d’aria. Senza il coraggio di cambiare, impassibili e frozen, ci accorgeremo troppo tardi che, ahimè, la risposta era in quella nuvola volata via. Il coraggio eleva la vita e ci dà la possibilità di entrare in contatto con la realtà così com’è perché diversamente non può essere: uno stimolo fondamentale per una trasformazione solida, provando a vivere non come esseri comuni, ma come esseri pienamente umani.

 

Foto: Georg Steinmetz

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