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May 29, 2020

designers made in BZ 04_Simone Salvatore Melis

Claudia Gelati

Illustratori, designer del prodotto, grafici, social designer, fotografi, esperti di comunicazione… Personalità diversissime tra di loro che oggi ‘fanno cose’ e lavorano nei settori più diversi sparpagliati per tutta lEuropa, con il comune denominatore di aver fatto di Bolzano la propria casa almeno per un periodo, abitando le vie della città, decifrando lo slang locale ma sopratutto progettando e studiando negli atelier e nelle officine della nostra Facoltà di Design e Arti di Unibz. Designers made in Bolzano, appunto. 

Andiamo con ordine: chi è Simone Melis, da dove viene (e dove va) e cosa fa oggi nella vita per mettere in tavola la famosa pagnotta? 
Sono un graphic designer, 24 anni, uno di tre gemelli. Sono nato a Trento e, per fortuna, non so dove sto andando. 
Per mettere la pagnotta in tavola mi occupo di progettazione grafica, ma, oltre a questo, mi piace fare ricerca in molti altri campi, in questo caso, senza nessuna pagnotta in tavola.

Intervista Melis2

Da ex-studente della facoltà di Design e Arti di casa nostra: come sei approdato a Bolzano e ci sono degli insegnamenti, dei valori o un metodo che hai acquisito in Facoltà e che ancora oggi trovi utili nel tuo lavoro?
All’Università di Bolzano sono arrivato per motivi geografici, essendo cresciuto in Trentino, ma, allo stesso tempo, ero incuriosito dalle possibilità didattiche che la regione offriva. 

Uno degli aspetti più interessanti che mi ha lasciato la Facoltà di Design e Arti è sicuramente l’importanza di avere un pensiero autonomo, critico, rispetto all’idea di progetto: non dare per scontato un brief ma, piuttosto, prendere una posizione rispetto ad esso, utilizzarlo come punto di partenza per un discorso più ampio. 
Spesso nel mondo del lavoro questo non è possibile poiché il cliente ha già un’idea chiara dell’elaborato da sviluppare o del messaggio da comunicare, ma esiste sempre un margine di trattativa dove poter dialogare. Mi interessa particolarmente questa zona grigia, dove poter mettere in discussione alcune certezze, in favore di un’idea o supporto più efficaci.

Intervista Melis3

Con la fine del percorso universitario come ti sei sentito? Sapevi già cosa avresti voluto fare e quali esperienze hai fatto nel mentre? 

Dopo la laurea ho passato qualche mese di grande incertezza; il mondo fuori dalla routine universitaria può essere spiazzante.
Allo stesso tempo, ho sentito fin da subito la necessità di mettere in discussione e testare quello che avevo imparato, iniziando a lavorare in uno studio professionale. Non sapevo con certezza in quale, ma volevo spostarmi a Milano, dove tuttora risiedo. 
Alla fine ho trovato impiego presso Studio Folder, dove ho lavorato per quasi un anno in un ambiente estremamente stimolante che mi ha aperto gli occhi su un approccio unico nell’affrontare il progetto, intersecando ed investigando discipline esterne tangenti al design.

Dai ora puoi anche dircelo, tanto non ci legge nessuno: cos’è il design per te e qual’è la tua visione, il tuo credo progettuale. 
Temo sempre questa domanda, e non penso di conoscerne la risposta, anzi, è proprio il quesito cui cerco di dare risposta progetto dopo progetto.
Per quanto riguarda la mia modalità di lavoro, quando mi approccio ad un nuovo progetto cerco di non immaginare da subito il risultato finale, ma di avere fiducia nel processo. Questo non significa seguire una metodologia progettuale universale (al problema A esiste una e una sola soluzione Z), ma, invece, cercare il risultato quasi artigianalmente: provo, sbaglio, ricomincio. 
Questo per dire che non credo esista mai una sola soluzione ad un problema ma che preferire una soluzione all’altra sia anche una questione di linguaggio e visione personali.

Intervista Melis5

Tra i progetti e/o collaborazioni che hai seguito, raccontacene uno che ti sta particolarmente a cuore e che non possiamo non conoscere. Progetti futuri o al quale stai lavorando al momento? 
Ritengo molto importante per diverse ragioni la lunga collaborazione con l’artist-run space BRACE BRACE di Milano. Di questo spazio, nato dallo studio di Cecilia Mentasti, Francesca Finotti e Francesco Paleari, ho sviluppato il sistema di identità visiva e, dalla sua nascita, collaboro nel team curatoriale. 

Uno degli aspetti più stimolanti di questa ricerca è la possibilità di poter ampliare il discorso attorno alla pratica del design e, al tempo stesso, mantenere vivo il dialogo con giovani artisti e professionisti della scena culturale milanese, sia riguardo l’ambito dell’arte contemporanea che della grafica e del design.
A febbraio è nata invece l’esperienza di hund, studio multidisciplinare fondato assieme a Antonio Alessandro Di Cicco, Ernesto Bellei e Federico Bergonzini, formalizzando un solido rapporto professionale e di grande amicizia nato tra le mura di Unibz. Tra i nostri ultimi progetti ci siamo occupati della campagna di comunicazione per la rinnovata Weigh Station di Bolzano.

Intervista Melis6

Attualmente stiamo vivendo una situazione molto particolare, che forse mai avremmo pensato di dover fronteggiare all’alba di nuovo decennio. Una situazione in cui, ci sono lavori più urgenti, più necessari di altri. Come è cambiato il tuo lavoro a causa del Covid19? Pensi che anche il design possa dare un contribuito importante? Se si, quale? 
Il settore del design, come molti altri, sta vivendo un momento di grande difficoltà in quanto tutta l’industria economica e culturale si è dovuta fermare. Credo però che questa situazione abbia portato alla luce la necessità di ripensare il ruolo della tecnologia nel nostro modo di vivere e di comunicare. Di sicuro non si potrà tornare indietro.

Intervista Melis4

Ti lasciamo tornare al tuo lavoro, o a guardare Netflix o magari ad annaffiare le piante, ma prima dicci un po’ …

Quel libro che non può mancare nella libreria di un designer o di un creativo 
Faccio molta fatica a scegliere solo un libro, ma ho sempre trovato una risorsa brillante il libro-archivio Six years: the dematerialization of the art object…  di Lucy Lippard, per la capacità di riuscire a raccontare il rapporto tra idea, linguaggio e formalizzazione.

Due strumenti, attrezzi o aggeggi che non possono mai mancare nel tuo astuccio o zaino 
L’iPhone e il Mac. Il resto è superfluo.

 Tre account Instagram must-follow: 
Fisionomie Lariane @fisionomie_lariane
Forgotten Architecture @forgotten__architecture
Culture in Pixel @cultureinpixel

 

Photo credits: Francesco Paleari

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