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May 26, 2020

Zoom_06_Luigi Spagnolli: auspicabile una parte di tutela integrale

Cristina Ferretti

Luigi (Gigi) Spagnolli, padre di due figli e con una laurea in scienze forestali, è stato funzionario e dirigente nel settore ambiente del Comune di Bolzano, direttore del Parco Nazionale dello Stelvio ed infine anche Sindaco di Bolzano, attualmente è Direttore dell’ufficio caccia e pesca della Provincia e quindi responsabile della gestione faunistica della provincia Autonoma di Bolzano.

Nelle settimane di quarantena ed anche in questi ultimi giorni abbiamo visto molti video, girati in differenti parti del mondo, che mostravano animali selvatici che si sono avvicinati, o addirittura addentrati all’interno delle città. Questi eventi sono stati per me lo spunto per fare due chiacchiere con Luigi Spagnolli e valutare insieme come il Virus può aver condizionato alcuni elementi della fauna, in Alto Adige cosi preziosa, che ci circonda.
Innanzitutto, quando si parla di animali è importante capire cosa a livello europeo si intende con “habitat naturali” ed “habitat delle specie”. E per noi soprattutto cosa significa libertà, quando la si relaziona la nostra con quella della fauna. 
A livello Europeo l’habitat è gestito e coordinato da una normativa del 1992 “Direttiva 92/43/CEE” relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali e della flora e della fauna selvatica. All’interno di essa si trovano interessanti principi condivisi a livello europeo, che però non sempre coincidono con la sensibilità e la cultura delle persone. La gestione tra la normativa vigente, gli equilibri e le aspettative, nonché l’interpretazione delle norme delle singole regioni rappresentano proprio il focus della gestione della dei diversi disequilibri dell’era moderna. Una gestione non sempre semplice. 

COVID-19, le prime cose che stanno cambiando in modo evidente? 
Nella nostra nuova normalità dobbiamo osservare innanzitutto l’aspetto ambientale di avere guadagnato un’aria più pulita, che spero stimolerà in un futuro ad utilizzare molto meno l’auto privata e/o i mezzi che comportano maggior inquinamento. Ce ne siamo resi conto a livello tattile, l’olfatto e forse questo ha dato risalto alla qualità di vita a cui possiamo aspirare anche in modo semplice. Ora, che ritroviamo il conosciuto traffico abbiamo già sviluppato un lieve senso di nervosismo.
Il secondo aspetto per me straordinario, che si è visto soprattutto in altri territori e non nel nostro, della conquista delle zone urbanizzate da parte degli animali selvatici. Ci sono molti video a testimonianza. L’avvicinamento avviene perché in città gli animali trovano nutrimento comodo. Gli avanzi dell’uomo sono accessibili, molto meglio che cacciare prede selvatiche. Non è una novità, da moltissimi anni i topi ed i piccioni sono specializzati a mangiare gli avanzi  delle attività umane. Altri animali quali lupi ed orsi anche, a volte, si avvicinano molto alle residenze dell’uomo.
Molto probabilmente tutto ciò che abbiamo visto è dovuto al crollo del traffico. Il traffico è un deterrente agli spostamenti animali. Quando le strade che per ore sono deserte pian pianino gli animali prendono confidenza. Anche per loro è più facile spostarsi su una strada invece che attraverso la boscaglia.
In Alto Adige il fenomeno è stato minimo. Rispetto ad altri territori italiani, questo soprattutto a causa della capillarità dell’occupazione agricola della nostra provincia. Non dobbiamo dimenticare che anche in tempo di quarantena l’agricoltura era consentita. I trattori circolavano, i campi venivano spruzzati ed irrigati…
L’Art. 12 della Direttiva Habitat tutela rigorosamente le specie animali nella loro area di ripartizione naturale, con il divieto di cattura e di caccia di esemplari di tali specie. D’altro canto, l’Art. 16 permette per tutelare l’uomo e il suo ambiente o raccolto o sicurezza si possa derogare l’art.12.
La direttiva Habitat tutela le specie protette, ma nel loro ambiente naturale, ma se l’orso si arrampica su un edificio, lui è uscito dall’ambiente naturale, quindi lo si potrebbe abbattere essendo la tutela derogabile per motivi anche economici. 

In tempo di Covid cosa possiamo fare per apprezzare ancora di più la natura del nostro territorio?
Questo tempo del Covid ha creato nuovi equilibri naturali. Alcune specie ci hanno guadagnato e sono aumentate, altre diminuiscono creando cosi degli squilibri. La nostra attenzione ora è quella di controllare il regresso aiutandoli e controllando l’eccessiva riproduzione. Il monitoraggio è attento e le valutazioni vengono fatte su base scientifica, facendo riferimento ad altri modelli ed esperienze. 

La Provincia come si pone rispetto alla visibilità dell’animale?
La natura che ci circonda è ovviamente composta anche da animali, soprattutto quelli selvatici, che fanno parte dei simboli del nostro territorio. La Provincia presta attenzione che vi siano e che rimangano selvatici. Lo scopo nostro è di mantenere gli equilibri naturali e la selvaticità: non creando mai delle opportunità di avvicinamento all’uomo. Quindi, niente spazzatura, niente foraggi personali. L’educazione e il rispetto anche di noi coabitanti della natura è fondamentale, a volte sottovalutato e senza una vera educazione specifica. 

Sostenibilità della natura in Alto Adige, cosa significa?
A differenza di quello che risponderebbero in molti, possiamo iniziare a parlare di sostenibilità solamente quando la diffusissima presenza umana non alterasse più gli equilibri delle piante e degli animali. La nostra regione è stata molto elaborata dall’uomo, anche coltivata, sicuramente. Fino in una certa misura viene anche provato a non alterare gli equilibri.
Diventerà una provincia sostenibile, quando non si apriranno più nuovi sentieri, si conterranno l’espansione e le infrastrutture. La progressiva urbanizzazione del territorio mina la sostenibilità: basta pensare alla norma che prevede lo spostamento di cubatura tra verde agricolo e porzioni di territorio. Siamo già al limite e non avremmo più opportunità di costruire. 
Un altro esempio possono essere le reti dei meleti contro la grandine; essi hanno un forte impatto sulla fauna, alcune specie ne risentono molto e da noi sono il simbolo dell’artificialità del territorio.
A Bolzano poi, dobbiamo prendere in considerazione di adibire ad unità abitative locali già costruiti che avevano o hanno un diverso scopo di utilizzo. Dare cosi opportunità creative ad architetti e reinventare spazi e posti che possono accrescere il valore della bellezza della cittadina. Attraverso strumenti normativi agili e coi tempi brevi di riqualificazione delle cubature che dopo il Covid non saranno più utili. 

parchi nazionali sono considerati più un veicolo turistico che un contenitore di natura di pregio: la natura è stata data per scontata ed è l’elemento su cui verte la promozione turistica. Ma questo è anche legato al concetto di area protetta. Da noi i parchi non sono dello Stato come negli USA, ma del territorio e le concessioni rimangono tali come fuori dai parchi: diritto di pascolo, di sorgente ed altre concessioni di utilizzo. C’è un mondo di diritti umani limitanti sovrapposto ai vincoli del parco: è molto difficile che il parco abbia l’opportunità di evolversi naturalmente. 

Cosa deve fare l’Alto Adige per il futuro?
Seguire l’esempio americano e scandinavo oppure svizzero dei parchi e farli diventare riserve naturali; dentro le quali non ci puoi più fare niente. Intendendo all’interno esserci solo una strada o pochi sentieri dai quali non puoi uscire, sennò prenderesti una multa. Insomma, dare alla natura il suo spazio di diritto per svolgere le funzioni per l’habitat.
Non viene fatto, sinceramente, perché costa un sacco di soldi. Bisognerebbe pagare i diritti alle persone che hanno i diritti reali  nei parchi: proprietà, usufrutto, o anche la pesca, che sono un retaggio austroungarico e la gente si fa pagare per acquisirne i diritti, sebbene acqua e pesci sono di proprietà pubblica. Alcune incongruenze che bisognerebbe discutere a tavolino. Dare valore ad un ecosistema, anche se piccolo come il nostro. Certamente si può fare molto ancora. 
Piú fattibile sarebbe  trasformare quale sito in zona a tutela integrale. Sarebbe anche turisticamente attrattivo, esprimerebbe unicità e valori. Inizierei da un ambiente caratteristico come quello montano, sopra gli 1.800 m: una nuova gestione e controllo degli ecosistemi dell’alta montagna. Sono i paesaggi e gli habitat più caratteristici del nostro territorio. Ma anche di questo non se ne parla mai. Ultimamente l’assessora Maria Hochgruber Kuenzer ha trasformato l’Ufficio parchi naturali in Ufficio Natura, minimizzando cosi il valore del parco e delle aree protette. Solo da questo si capisce che la strada è ancora molto lunga. 

L’Alto Adige è il territorio ha fatto della convivenza un punto forte, la prossima sfida sarà quella della convivenza tra homo sapiens ed altri animali.

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