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May 25, 2020

Le avventure di Camilla Dalla Bona: scrittrice di cucina, rider e content creator

Abram Tomasi

Camilla Dalla Bona non farà l’accounter, non andrà in palestra e non vivrà nella cittadina dove è nata, che è Schio, in Veneto.  La turbano non essere sé stessa, gli sport al chiuso e i ricordi di un’adolescenza passata in un paese piccolo, in cui se sei un po’ diverso, sei sbagliato. Per il resto, le piace (quasi) tutto. Per esempio: assaggiare cibi belli e brutti, il gelato, i vestiti e i libri di cucina. A settembre si laureerà in Design della Comunicazione al Politecnico di Milano e nell’estate programma un giro in bici, dopo quello Bari – Venezia dell’estate del 2017. La chiamo al telefono, io nella mia cameretta di Rovereto e lei fuori per le vie di Milano, sotto la pioggia. Così che i pensieri scendano fluidi.

Puoi raccontarmi del trasferimento da Schio a Rovereto? La tua esperienza da studentessa di Cinema e da fuorisede. Tutto quello che ti ha stupita.
Ho studiato un anno al Liceo artistico di Schio. Ma lì non andava, era una scuola vecchio stampo e io mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Così a 15 anni mi sono trasferita a Rovereto. Avevo sentito del Liceo Depero, del curriculum in Cinema e di quanto fosse all’avanguardia. Con un’amica abbiamo preso un appartamento e sono stati anni molto belli, in cui ho ripreso a nuotare. Nessuno mi diceva a che ora andare a dormire. Avevo il controllo sulla mia vita. E sono diventata adulta. Ho lavorato per il Mart, come stagista nell’Archivio, e non mi lasciavo sfuggire un’inaugurazione. Per il resto, mi perdevo nella Biblioteca Civica, dove ricordo tantissime riviste di nicchia, tra cui Link Magazine. A Milano ho poi conosciuto l’editor della rivista e gli ho raccontato di averlo scoperto in una biblioteca. Del Trentino, amo le gite in bici al lago di Garda o a Trento. In un attimo sei nella natura. Tutte le vacanze, quando non tornavo dai miei, gironzolavo.

Quando si chiude una porta, si apre un portone. Dovevi proseguire all’Università di Bolzano, ma non sei entrata e hai cambiato rotta. Milano ti ha tratta bene? Quali sono i tuoi sogni dopo l’imminente laurea in Design della Comunicazione?
Volevo studiare Design a Bolzano ma avevo problemi con il test di inglese. Così sono stata 6 mesi in Inghilterra, poi ho riprovato l’esame di lingua ma nada. Allora ho cambiato idea, quella nuova si chiamava: Politecnico di Milano. Tutta la mia vita è un ripiegamento su qualcos’altro. Volevo entrare a Design della Comunicazione e sono entrata a Design del Prodotto, ma dopo un anno sono passata al mio corso. Finalmente! Ora mi manca solo un esame, uno di quelli bastardi. Economia. Mi piace fare mille cose insieme e sono freelancer da un anno, ma quando tutti i miei lavori sono stati cancellati per il Covid-19, mi sono buttata a fare la rider. Milano ha mille risorse, ma non vivo lo stesso rapporto con la natura. A volte mi chiedo “Se fossi rimasta lì, a Rovereto …”, forse con il tempo mi sarei accorta dei limiti ma ho ancora un ricordo vivo e bellissimo.

Hai scritto e fatto da social media creator per Vice, uno dei magazine che più amo e per cui ti invidio/stimo. Come ci sei arrivata? E parlando di contenuti dei tuoi articoli, quanto tieni alla cucina?
Ho sempre avuto la passione per il cibo, i miei avevano un ristorante e sono cresciuta in cucina. Il secondo anno di Università ho mandato il curriculum a tutte le testate che mi interessavano e mi ha risposto solo una. Munchies, un vertical di Vice, che ha un suo brand indipendente. Ho fatto la stagista per un anno, poi un contratto di collaborazione come freelancer e ho lavorato da loro per due anni. Ho scritto di cucina e di cose divertenti, quelle che mi piacevano. Non potendo più crescere, ho deciso di lasciare. Vorrei staccarmi dal mondo culinario e avvicinarmi a lavori che mi appartengono di più, come gestire i social e fare la content creator per altri ambiti, per esempio.

2179BC32-1F84-46CB-BD43-FA440EE83F5B_1_105_cOltre a cucinare, ti piace provare anche cose assurde, come i lubrificanti della Wovo. Com’è andata?
Avevo inventato un mio format per le IGTV. Mi piaceva l’idea di portar avanti dei video, che è quello che ho studiato a Rovereto. Ne ho fatti un po’ sul mio profilo Instagram e questa è stata la mia prima collaborazione con un brand esterno, dove vendevo un’idea. Avrei dovuto farlo in studio da loro, ma viste le circostanze era impossibile. Così mi hanno inviato i prodotti, ho fatto dei video e loro li hanno montati. È stato davvero divertente.

Durante la quarantena hai fatto la rider. Puoi raccontarmi la tua esperienza? Com’era Milano deserta?
Continuo a fare la rider per mantenermi ma è come vivere la vita di qualcun altro. So di essere privilegiata e di essere lontana dagli altri rider, che lo fanno per sopravvivere. Ma questo lavoro ha un lusso, quello di non pensare. Hai la possibilità di, in un momento in cui finisci le tue ore di lavoro, di staccare completamente. Quando fai lavori creativi, questo è impossibile: l’idea ti arriva sempre quando fai altro, nella vita. Ho iniziato a fare la rider a inizio aprile e Milano era deserta. Ma la fase 2 mi ha impressionato ancora di più. Ero abituata a vedere tutto vuoto, una Milano ad agosto, e adesso si è ripopolata, come se i milanesi fossero tornati dalle vacanze.

Dopo l’assaggio di lubrificanti e il lavoro da rider, quale sarà il next level? O quello che sogni?
Un sogno banale quanto bellissimo: la stabilità e trovare un lavoro dove posso esprimermi. Basta Freelancer, è molto difficile da gestire. Hai tanta libertà ma devi continuamente cercare nuovi clienti. Estenuante. Lavori da casa e non sai più dov’è il tuo lavoro e dov’è la tua vita. Sei continuamente nell’incertezza. Sono una persona curiosa e mi piacciono un sacco di cose. E non smetterò di cercare.

Su Instagram sei @cadmiobro, la settimana scorsa era tutta verde, ora tutta blu. Qual è il feed e la palette di Camilla?
Non sono per niente costante. Ho provato tante cose e ne ho cancellate altrettante. Una volta avevo tutti i post di cibi abbinati a dei vestiti. Ho sempre avuto una fissa con i colori. Ho anche un’applicazione che ti cerca nella galleria lo stesso colore in tutte le tue foto e te le ordina in modo cromatico. Poi ho avuto un periodo di caroselli di foto, tutti con font tutti diversi. Per un periodo ho fatto anche le foto in triade, ma l’engagement era bassissimo. Li pubblichi tutti insieme e la gente vede forse un post. Così sono cambiata e mi sono adattata all’algoritmo. Dopo tutto è parte del mio lavoro, la mia vetrina. Ora progetto di portare avanti ogni settimana foto di uno stesso colore e ora ci troviamo nella settimana blu. Ma il mio colore è assolutamente il rosso. Sono ossessionata. Ero piccola, avevo 6 anni ed ero da un giornalaio. Ricordo una settimana enigmistica di Geronimo Stilton, aveva la copertina rossa e lucida e mi sembrava il colore perfetto. Provavo piacere a guardarlo. Non trovo più il giornalino, ma ricordo il colore, l’ho riportato nel logo di Camilla ed è parte di me. 

 

Foto di Camilla Dalla Bona

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