Culture + Arts > New Media

May 12, 2020

Al telefono con Irene Pollini Giolai: scrivere, insegnare, sciare

Abram Tomasi

Apro Instagram e mi imbatto nel nuovo post di Quanto Magazine. Si intitola La ragazza fiammifero ed è un racconto, una quantica, scritta da Irene Pollini Giolai. Lo trovo bellissimo. Inizio a indagare su di lei. Scopro che si occupa di produzione, scrive come sceneggiatrice e copywriter, insegna allo Ied e fa la maestra di sci nelle Dolomiti. Un Bob aggiustatutto del mondo creativo. Quando divento consapevole del mio spionaggio da 007, decido di scriverle, scambiamo qualche messaggio e ci sentiamo al telefono.Quella che stai per leggere, è la sua storia, ma anche e soprattutto una riflessione sulla scrittura.

Cosa sognavi da bambina? E cosa fantastichi al momento?
Quando ero bambina, avevo tanti sogni e quindi nessuno. Tra gli altri, c’era scrivere. Sono arrivata a Milano, dopo la laurea in Comunicazione, convinta di voler fare moda. Ho studiato un anno allo Ied e ho realizzato che più che farla, io volevo scriverla. Ho conosciuto la direttrice di Vogue.it e mi ha proposto di tenere un blog. Qui raccontavo gli artisti, quelli in bilico tra moda e arte, quelli che amavo. Da lì ho continuato a fare la giornalista. Poi ho conosciuto un regista, ho fatto un corso di sceneggiatura, e ho iniziato a scrivere script. Poi sono arrivati i lavori con i social media. E poi chissà. Fantastico di vedere il mio primo libro sullo scaffale di una libreria.  Una raccolta di racconti. C’è chi storce il naso in Italia, ma se fossi una cartomante, nella palla di vetro giurerei di vedere un grande successo per le storie brevi. Nessuno ha molto tempo e loro corrono veloci, al nostro passo.

Ho letto che per te la meta è importante ma il percorso lo è di più, puoi raccontarmi la tua storia? 
Le mete sono arrivate con il percorso. Non avevo mai immaginato che scrivere e disegnare potessero essere un lavoro, e mai avrei osato sognare potessero diventare il mio. Vengo da un paese di provincia. Padre medico e madre laureata in Lingue. Sogni troppo grandi potevo solo sognarli. Ma poi è successo e oggi mi occupo di produzione creativa, rielaboro concept … Scrivo, tanto, e penso, tantissimo. Traduco i miei pensieri.

Sei una storyteller, ma quante cose si possono fare con la scrittura?
Tantissime. Creare e distruggere mondi, per esempio. Un consiglio: è sempre meglio specializzarsi perché la scrittura cambia in base al prodotto finale. Ho fatto un corso di sceneggiatura, e ha le sue regole, tantissime. Così come per fare la copy. Quando non riesco a soddisfare le richieste dei clienti, coinvolgo qualcuno con delle skills diverse dalle mie, per lavorarci insieme. Nel 2020 la scrittura, oltre che in solitudine, la si può fare in team, soprattutto la sceneggiatura. 

Da dove trai ispirazione?
Il mio limite è che non ho fantasia. Ma l’ho trasformato nel mio superpotere. Sono attaccata a quello che succede attorno a me, fonte inesauribile di idee. Siamo continuamente esposti a storie. La differenza è che quando la racconto io, la realtà ha la mia voce.

Qual è stata la tua prima esperienza lavorativa? Il successo e la delusione più grande?
All’inizio era molto difficile. Per molto tempo, ho lavorato senza essere pagata. Quando ho chiesto di essere retribuita, sono spariti i committenti. Il mio primissimo lavoro è stato come blogger su Vogue.it. Da lì è andata molto bene. Ho iniziato a scrivere per Maxime, Vice ed è stato un effetto domino. Parallelamente iniziavo a fare da assistente a un insegnante allo Ied, dove attualmente insegno Content design e Web communication.

Con tutte le cose che fai, trovi il tempo per insegnare sci nelle Dolomiti e organizzare Girls Dolomites Basecamp. Puoi raccontami di più di questo progetto?
Da quando ho 19 anni faccio, anche, la maestra di sci. Insieme a 2 socie ho poi deciso di trasformare l’esperienza sciistica in qualcosa di più. Vogliamo avvicinare le donne alla montagna, perché sole non ci vanno. Ma la montagna è lì anche per loro. All’interno di questi appuntamenti, oltre a sciare, offriamo un’esperienza, gastronomica e di wellbeing. Assolutamente ed esclusivamente girl power.

Progetti in cantiere?
Sto lavorando a un documentario, scritto da me insieme ad altri. Sarà la storia di una coppia di gemelli davvero speciali. E poi lavoro al mio libro. Quello che un giorno troverai sullo scaffale di una libreria. E continuo a insegnare.

Hai un un pensiero legato all’Alto Adige?
Metà della mia vita è ricollegabile all’Alto Adige. Mi sentirò realizzata quando avrò una mia casa lì e potrò far vivere ai miei possibili figli delle fantastiche esperienze. Lo sci, che è forse la parte più felice della mia vita, e la natura, per fonderci totalmente con lei.

Foto: Paolo Belletti 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.