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May 1, 2020

Zoom 01_Valeria Ersilia Trevisan: preservare la mediazione e conservare la memoria

Cristina Ferretti
Attraverso lo sguardo di chi opera nel nostro territorio, "Zoom" cerca di individuare il significato di eccellenza, che spesso ci caratterizza. Lo fa dialogando con le persone sulle peculiarità dell'Alto Adige in una visione di crescita locale, con un’intento più nazionale e a volte con ispirazioni e aspirazioni internazionali. Perché per noi l'Alto Adige è un punto di riferimento, sul quale fare Zoom per non essere solo un semplice punto.

Valeria Ersilia Trevisan, bolzanina, madre di tre figlie, laureata in Lettere classiche (Filologia greca) a Trento e con la successiva specializzazione di Archivistica, Paleografia e Diplomatica, da tantissimi anni si occupa di cultura e dal 2001 è direttrice della Biblioteca Claudia Augusta, uno dei centri culturali più importanti del capoluogo altoatesino.

Nell’era digitale che valore hanno ancora le biblioteche?
Dobbiamo innanzitutto ricordarci che le biblioteche hanno un ruolo di mediazione, soprattutto per l’incontro tra informazione veicolata da libri e quella derivante da Internet. Quest’ultima è estesa, ma non autorevole e non sempre da fonti sicure. Ci sono moltissime fake news e questo momento storico ne è il simbolo maggiore. Internet non offre sempre fondamenti precisi e veritieri. Le fonti vengono molto spesso oscurate. La biblioteca e le strutture che sono abituate a ricostruire archetipi ed a recuperare le fonti della notizia sono invece garanti dei contenuti e dei fatti. Questo è il valore primario delle biblioteche, che a volte viene dimenticato. Inoltre, sono un ottimo antidoto contro l’oscurantismo. La biblioteca non fa da censore, verifica le fonti, e possiede una casistica di strumenti per ricostruire un percorso, di qualsiasi argomento. 

La biblioteca Claudia Augusta all’interno del Centro Trevi è diventato un polo culturale per la nostra città di Bolzano. Come riuscite a dialogare con il pubblico?
Il pubblico sa che il centro Trevi è un grande contenitore dove lavorano diverse strutture e servizi. Il centro Multilingue, quello degli Audiovisivi, le sale espositive ed anche la nostra biblioteca. Noi come Claudia Augusta abbiamo guadagnato in visibilità e con condizioni logistiche migliori.Al contempo lo stesso Centro Trevi si è arricchito, perché insieme riusciamo a mantenere vivo il legame con il pubblico, il quale può frequentare tutti i servizi e le iniziative comuni. 

Il tanto discusso Polo Bibliotecario è ancora di attualità? Quali sono le riflessioni che stanno dietro al progetto e perché secondo te non si arriva mai ad una soluzione?
Se torno indietro al 2001 abbiamo percorso svariate tappe: all’inizio le 3 biblioteche hanno lavorato insieme per costruire il prototipo, mettendo insieme le esigenze dei servizi, e come intendevamo viverci e operare insieme. (Biblioteca Claudia Augusta, Biblioteca Tessman e la Biblioteca Civica n.d.r). Abbiamo affrontato il progetto da un punto di vista organizzativo e delle buone pratiche fra di noi. Come gestire un servizio all’utenza essendo 3 biblioteche con caratteristiche differenti ed uno scopo comune. La biblioteca Tessmann tedesca, Claudia Augusta con utenza italiana, mentre la Biblioteca Civica è pubblica ed ha una vasta gamma di servizi pubblici anche nuovi, come ad es. letteratura per ragazzi e non solo ecc.
I tempi lunghi, gli anni che sono intercorsi fino ad oggi sono il segno di un percorso complesso, anche di accettazione da parte della cittadinanza.  Il tempo si é prolungato e abbiamo anche dovuto adattare più volte il progetto. Per la collettività forse questo progetto di ampliamento e ristrutturazione di una struttura culturale non ha cosi impatto come quelli che riguardano l’ospedale, la sanità e la ricerca scientifica. Poi c’è stata la crisi del 2008, che non ha favorito lo sviluppo del progetto. Secondo me ci si può ancora sperare.
Ad Alessandria oltre 2000 anni fa avevano fatto museo, biblioteca e istituto di ricerca insieme. I poli sono dei punti di formazione e cultura di forte valore e non sono da sottovalutare per l’intera comunità.
La biblioteca rispetto ad un museo è un organo vivente non fatto solo di carta, ma di persone che satellitano intorno e nella struttura stessa. Abbiamo bisogno di metri lineari per sistemate i libri. Si progetta in base ai successivi 30 anni in termini di quadratura e metri. Perché vi è la necessità di coltivare la storia e archiviare il presente per il futuro. Non si tratta solo di leggere, la biblioteca è il contenitore della memoria. Il museo invece tendenzialmente non deve continuamente accumulare cose o opere.  In biblioteca siamo sempre nel futuro anteriore. Fai una cosa adesso, ma deve essere funzionale anche a uno studioso fra 100 anni.Il Polo Bibliotecario potrà dare un impulso nuovo alla cultura di Bolzano. Si presta meglio dei centri commerciali per i ragazzi fornendo varie alternative durante orari non scolastici.

C’è ancora bisogno di differenziare la cultura tra le lingue in Alto Adige?
È giusto dare la possibilità a tutti di recuperare informazioni nella lingua a lui più familiare. Noi ci impegniamo anche nelle lingue dei nuovi cittadini. Inglese che ormai è standard, come importante è il cinese, il russo o le lingue slave. È necessario concepirsi come un organismo vivente che legge e risponde alle esigenze della società.

Qual è il primo passo per affezionarsi alla lettura?
Buttarsi e cercare. Un libro ti tocca sempre. Un autore/autrice riesce sempre a coinvolgerti e a toccare qualcosa di tuo. Inizi un dialogo con lo scrittore e poi ti coinvolge e la narrazione va.Fondamentalmente deve scoccare la scintilla di scoprire un’emozione comune. In modo intimo. Non ti senti solo, ma scopri che i pensieri che a volte non confidi ad altri, li trovi nell’autore o nel racconto, che diventa la tua opportunità di crescita e confronto.

I bolzanini cosa leggono e cosa richiedono?
Per quanto riguarda la nostra biblioteca funziona molto la memorialistica. Le storie vere delle persone. La vita di una persona inserita in un contesto storico specifico. La vita di una donna o bambino durante la guerra. I ricordi suscitano un grande interesse. I ricordi cementano molto anche la comunità. Poi anche la storia in generale e le conferenze di tipo scientifico. Alla gente piacciono le cose concrete: informazione unita al sapere, genuinità e verità.

In tempi di Covid-19 molti hanno riscoperto la gioia della lettura e dello studio? Perché ci si dimentica di farlo?
La quotidianità a cui eravamo abituati era difficile e tiranna. Adesso con del tempo in più si prova a fare le cose che si voleva fare, ora non ci sono più scusanti. Siamo incastrati di solito in un programma, il tempo che ci è stato regalato promuove gli obiettivi e la creatività.  A volte eravamo soffocati dall’organizzazione rigida e dalla stanchezza.

Nutrire la mente ha ancora valore nella società moderna? Come si deve intendere oggigiorno?
L’essere umano è sempre in evoluzione. Anche in nostri ragazzi sono già diversi: Fabiola Giannotti (fisica direttrice del CERN di Ginevra) ha affermato che “grazie al cielo la sua più grande fonte d’ispirazione sono l’arte, la musica, la letteratura e la pittura. Sono strumenti che creano collegamenti, spunti o soluzioni.Do molto valore anche al saper farsi delle nuove domande. Per me é una conferma di quello che ci hanno sempre detto. Stimolare la curiosità e porsi delle domande invece di sentirsi ingabbiati in uno schema.  E non sentirsi perso. 

Da tanti anni alla direzione, hai visto molti cambiamenti politici e istituzionali. È rimasto un filo conduttore che porta avanti l’identità italiana?
La biblioteca è sempre stata libera e autonoma di scegliere un percorso e fare rete con il territorio. Il filo conduttore è sempre stato il collegamento con le associazioni e gli scrittori. Il cambiamento che vogliamo cavalcare è fare in modo che la biblioteca sia non solo un’istituzione, ma costruita insieme. Negli indirizzi e nelle iniziative: un processo di co-creazione con e per il pubblico rappresenta la vera crescita della biblioteca.

Cosa rappresenta per te Bolzano? 
È grande rispetto al suo territorio, ha tutto e si vive bene. Dall’altra si vorrebbe anche evadere e muoversi in contesti più ampi dove operi in anonimità. Il mondo ci manca. Il nostro é un bel mondo protetto, che fa comodo, piace, ma al contempo pesa. Come il rapporto coi genitori. A volte sei contento a volte sei stressato. 

Quali iniziative ci aspettano post Covid -19? Avete pensato a nuovi progetti idee che prima sembravano irrealizzabili?
Abbiamo iniziato a fare le conferenze su Youtube e Facebook legate al sito della biblioteca. Sta funzionando bene e ne ha già in onda quattro. Cerchiamo di lavorare sulla dimensione digitale. 

E come donna di cultura, cosa  pensi che l’Alto Adige dovrebbe assolutamente avere coraggio di fare?
Dovrebbe capire che fa parte di un mondo molto più vasto, che non ci sono confini. Come il Covid19 è arrivato qui ed anche a Panama. Non possiamo sempre pensare di essere protetti e non lavorare solo sulla difesa e sulla protezione. La storia va più veloce di quello che sembra. Costruire una coscienza collettiva più aperta. Una contaminazione di idee, culture e consapevolezza.

Tu che non vivi del turismo di passaggio, credi che la popolazione possa diventare il turista del proprio territorio? Come si può iniziare ad andare alla scoperta senza timori e chiusure?
Abbiamo molti tesori, sarebbe un’ottima occasione di dialogo fra le comunità. Abbiamo una parte rurale e di beni paesaggistici che potrebbero essere emozione e scoperta. Abbiamo valli e luoghi misteriosi come la Val Venosta: potrà essere un momento di crescita per tutti i noi.

 

Foto: Valeria Erisilia Trevisan

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