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April 24, 2020

Veronica de Giovanelli e il paesaggio come palinsesto

Francesca Fattinger

La quarantena sta diventando davvero lunga. Mi immagino l’arte su una nave sballottata di qua e di là da una forte tempesta, ma se si affina lo sguardo e si va a guardare nel dettaglio, ecco che alcuni artisti sono lì fermi davanti al loro oblò e osservano e ammirano l’oceano davanti a loro. Non è una vera stasi, è un momento contemplativo che ha in sé la stessa forza e dinamicità della tempesta, trasformata però in positiva azione riflessiva di ricerca.
Così Veronica de Giovanelli, giovane artista trentina, guarda dalla finestra del suo atelier a Bruxelles il paesaggio che tanto ama e lo osserva ancora una volta nel suo farsi e disfarsi, nel suo scriversi e riscriversi e lo traduce in una “geologia di strati pittorici”, in cui gesti informali e segni grafici si mescolano e ci restituiscono un codice da interpretare. Sempre bello dialogare con artiste e artisti e capire come stanno vivendo questo momento, ognuno a proprio modo; Veronica ad esempio si cimenta con mostre digitali, come “Love is the answer” alla Boccanera Gallery, con progetti in realizzazione, come la sua monografia, parte dei Quaderni ADAC realizzati dal MART, e con antiche e nuove incognite con cui ora più che mai è chiamata a confrontarsi.

1.Geological chart_2018_Acrilic and oil on canvas_100x120cm

La pittura è la tua lingua madre, una lingua che ha un alfabeto tutto suo, fatto di natura in trasformazione e in rapporto con un elemento antropico non sempre collaborativo, con le relative conseguenze. Ci racconti un po’ del tuo processo artistico e del tuo lavoro di ricerca?

In questi giorni di lockdown le polveri sottili nell’aria si sono abbassate drasticamente, permettendo di osservare il paesaggio in maniera più definita e più contemplativa, grazie anche al tempo che si dilata. Guardiamo fuori dalla finestra e il paesaggio ci sembra immoto, o quasi, rispetto a come eravamo abituati. In realtà esso è sempre in movimento, in divenire, sempre e continuamente plasmato dall’uomo; è una stratificazione di tempo, storia e accadimenti. Citando Stefano Moras, un bravissimo artista ed un amico col quale condivido molte riflessioni di ricerca: “il paesaggio è un palinsesto: è continuamente scritto, cancellato e scritto nuovamente”.
Il mio processo pittorico è fatto di continui strati di pittura che si sovrappongono l’uno sull’altro, di tentativi, ripensamenti e cancellature, di lentezza ed azione informale al tempo stesso. I miei lavori investono il paesaggio nella sua materialità, attraverso la geologia degli strati pittorici. Nelle opere la possibilità del panorama è sempre più ristretta, ridotta alla sua natura di suolo, liquido, magma antico. Gesti informali e segni grafici, atti puramente pittorici, punteggiano questi paesaggi, come un antico tentativo di interpretazione il cui codice tradizionale è alterato. 

3. Orogenesi1 (2017), Alpenglow(2018) Orogenesi2(2017)Oil on board, 30x20cmTra Venezia e Bruxelles, con origini trentine: ci sveli un po’ della tua storia, come sei arrivata alla pittura e che strade hai poi intrapreso?

La mia ricerca è prima nata inconsciamente, vivendo i paesaggi della Val di Cembra, e della laguna di Venezia con i loro particolari contrasti tra antropico e naturale. Ma è solamente durante gli anni dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, nel corso di pittura del Prof. Di Raco, che ho potuto realmente approfondire il mio interesse per il paesaggio nell’ambito di una ricerca artistica e pittorica strutturata. Le successive esperienze a seguito della vincita del premio della Fondazione Bevilacqua La Masa 2013, nell’ambito dell’Erasmus alla Middlesex University di Londra e durante l’attuale collaborazione con la Boccanera Gallery di Trento e Milano, mi hanno sostenuta nel continuo approfondimento della mia ricerca.
Ho deciso di trasferirmi a Bruxelles, in quanto città molto vivace sul piano culturale contemporaneo, dove ho frequentato un Master in pittura alla ENSAV La Cambre che ha arricchito la mia ricerca permettendomi di aprire lo sguardo su nuove pratiche artistiche. In seguito alla collettiva a cui ho partecipato al Kanal-Centre Pompidou, ho vinto il bando della Moonens Foundation, una residenza per artisti di 9 mesi nella quale attualmente ho il mio atelier.

2.Geosphere twilight_2018_Acrylic and oil on canvas_170x200cm.tif

Ci sono progetti nel cassetto, progetti in lavorazione o mostre passate di cui hai voglia di parlarci? 

Nello spazio espositivo della Fondazione dove sono attualmente in residenza, lo scorso 2 aprile sarebbe dovuta inaugurare una mostra collettiva, purtroppo, viste le circostanze, è stata rimandata a data da destinarsi. Per fortuna, in questo momento, è attiva la prima mostra digitale di Boccanera Gallery intitolata “Love is the answer” nella quale ogni artista è stato invitato a riflettere e scrivere un pensiero sul tema dell’amore. La galleria, che continua a lavorare a porte chiuse, è accessibile attraverso tutti i canali online: sito web, Instagram, Facebook, Twitter e Whatsapp. In questa mostra sono presenti due miei lavori – un dipinto del 2014 ed uno appena terminato – oltre ad una mia breve riflessione.
Il mio futuro, per quanto incerto, ha comunque qualcosa in riserbo di molto importante per me; assieme allo staff del Mart sto lavorando ad una monografia, parte dei Quaderni ADAC, dedicata al mio lavoro e sono stata recentemente selezionata per una residenza di due mesi presso il Nordisk Kunstnarsenter Dale in Norvegia. Viste le circostanze, le tempistiche non sono chiare, ma sono due progetti ai quali tengo molto. 

5.Installation view %22All in one%22 Kanal-Centre Pompidou, 2019

Domanda di rito per questo periodo, come stai vivendo questo stato emergenziale e quale dovrebbe essere secondo te il ruolo dell’arte?

Sono fortunata perché posso ancora lavorare nel mio studio. Cerco di pensare solo a quello che posso controllare ed evitare – nel limite del possibile – le incognite del futuro. Due settimane fa sarebbe dovuta inaugurare la mostra One clover and a bee. And revery. Una delle mostre dedicate agli artisti in residenza, ai quali è chiesto di invitare altri artisti per far dialogare poetiche simili e diverse al tempo stesso. Io ho scelto come punto di partenza la poesia To make a prairie di Emily Dickinson. In questo periodo di isolamento e profonda incertezza, penso che le sue parole diventino ancora più forti e significative:

To make a prairie it takes a clover and one bee,
One clover, and a bee.
And revery.
The revery alone will do,
If bees are few.

 

Foto courtesy of the artist and Boccanera Gallery
Palimpsest_2018_Acrylic and oil on cardboard_30x32cm
Geological chart_2018_Acrilic and oil on canvas_100x120cm
Orogenesi1 (2017), Alpenglow (2018) Orogenesi2(2017), Oil on board, 30x20cm
Geosphere twilight_2018_Acrylic and oil on canvas_170x200cm
Installation view “All in one” Kanal-Centre Pompidou, 2019 

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